Cose di questo mondo, almeno per ora

Giusto per fare il punto, sempre da Ponte, va senza dire, può essere di aiuto allargare l’angolo visuale. Così, anche se si è dotati solo di un binocolo lasciato dagli alleati alla fine dell’ultima guerra, basterá per riportare a grandi linee un’idea di quanto si intenda fare nel versante occidentale -anche in quello orientale- del pianeta e quanto in effetti si può già fare. È naturale che, con il passare dei mesi, ogni paese corregerà il tiro e aggiornerà l’agenda e è importante che ciò avvenga. Le programmazioni e le pianificazioni, soprattutto quelle a medio-lungo termine, che riguardano il funzionamento dell’economia, introdotte negli anni ’60, all’inizio non hanno dato i risultati attesi e solo negli ultimi tempi si stanno rivelando più attendibili. Bisogna precisare che le previsioni sono andate spesso, anche se solo in parte, clamorosamente smentite, anche se le motivazioni non sono state le stesse per ognuna di loro. Cosa é stata l’utilizzo di tali strumenti in paesi dove funziona il mercato libero, ben diverso è stato il suo impiego in quelle dove la produzione è comunque soggetta a un controllo dello stato. Un elemento che fece da denomintaore comune soprattutto nei primi anni di impiego di quegli strumenti, fu una ipotesi di lavoro formulata su basi non corrette. Esse non interpretavano linearmente il pensiero economico in quanto tale, cioè forgiato secondo gli studi consolidati e adoperati almeno dall’indomani della prima rivoluzione industriale. Il mondo della ricerca, più precisamente alcune scuole di pensiero, tra esse in particolare quelle che si dedicavano all’economia, era arrivato alla conclusione che si potessero analizzare i comportamenti ordinari dell’Homo sapiens catalogandoli e trattandoli come si sarebbe fatto con un progetto ingegneristico, cioè con l’intento di ottenere un risultato univoco. Senza considerare che in tal modo sarebbe stata stravolta la metodologia di studio di quella disciplina. Da Adam Smith, probabimente da ancora prima, seppure in fase embrionale, l’economia era stata considerata una costola degli studi filosofici e poi, solo intorno alla metá del secolo diciannovesimo, era stata affiancata agli studi giuridici. Superfluo sarebbe citare i tanti filosofi e giuristi che oggi vengono ricordati principalmente come economisti. Solo due: tra i primi Karl Marx, tra i secondi Luigi Einaudi. Successe così che, dopo l’introduzione in quella dottrina dell’uso di strumenti matematici, gli addetti ai lavori, soprattutto nella prima fase, non operarono con la dovuta diligenza. Non ebbero cioè la prudenza di riflettere che, essendo le prime volte che si ragionava in quei termini, era necessario essere più che prudenti. Si sarebbero dovuti effettuare quanto meno dei controlli periodici per verificare la corrispondenza e l’efficacia dei modelli teorici alla realtà a cui erano stati applicati. Proprio in relazione a quanto descritto, si può ancora oggi affermare con cognizione di causa che se quel modo di gestire l’economia, dove l’attività produttiva è libera, ha causato problemi, in, quelle dove la stessa è accentrata allo stato non è andata meglio, anzi! Quel modo di procedere si è rivelato della stessa tipologia di quelle cure mediche che aggravano le malattie piuttosto che curarle. Per l’Italia si è verificato anche un caso del tutto particolare e è quello delle concessioni demaniali. È scoppiato l’anno scorso perché la EU ha preteso che la concessione per l’utilizzo delle migliaia di chilometri di coste, spiagge, di sponde dei fiumi, di sorgenti e quanto altro delle risorse del Paese potesse essere affidato a soggetti imprenditoriali. Tanto allo scopo di incentivare la produzione di reddito e, di conseguenza, creare occupazione. Con la prescrizione che ciò avvenisse dietro corrispettivi congrui e non simbolici come è accuduto fino a pochi anni fa. Con più precisione, che la durata dell’affidamento di una porzione del demanio a privati cittadini fosse contenuta in un numero di anni che non superasse quelli di un cambio generazionale. Al contrario di quanto avveniva fino a pochi anni fa, quando si arrivava a sfiorare la durata di un secolo. Quanto appena illustrato è chiamato in causa in questo contesto, soprattutto per evidenziare che ormai viaggi nel tempo che prevedano solo partenza e arrivo senza fermate intermedie sono da ritenere anacronistici. Altrettanto dovrá essere per quanto è in fase di partenza nel Paese in questo inizio d’anno, sia nel privato che nel pubblico. L’elemento che giunge come conforto è che, almeno in teoria, l’Occidente ha imboccato la corsia giusta. Tra i più importanti guastafeste che si incontreranno strada facendo c’è il tempo. Sarà bene quindi, da subito, non perderne altro e concentrarsi sul lavoro. Ognuno per il suo, è pacifico, stando attenti a non saltare neppure uno dei “tagliandi” previsti, le verifiche e gli aggiustamenti di periodo.