Altro che modello Bayreuth, contano solo i mass-media. Ravello, festival senz’anima

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Nei giorni scorsi è stato pubblicato un articolo nel quale ci si domandava come mai per il Festival di Ravello non funzionano né il modello di Bilbao né quello di Bayreuth. E ciò quantunque Ravello sia stata cantata da Giovanni Boccaccio, abbia ispirato Richard Wagner, abbia ospitato insigni musicisti e scrittori, e che qui si svolgano concerti con gli esecutori disposti sulla pedana artificiale di giardini che sembrano sospesi nel vuoto, di fronte alla quinta naturale di uno dei panorami più suggestivi del mondo. Conosco poco il modello del Festival di Bilbao, iniziato una ventina di anni fa, conosco meglio quello del Festival di Bayreuth, iniziato nel 1876, voluto da Richard Wagner che non era nato a Bayreuth, come erroneamente detto in quell’articolo, ma a Lipsia, e che a Bayreuth volle costruire un teatro dove si rappresentassero solamente sue opere. La storia del Festival di Bayreuth è parte integrante della storia culturale moderna e contemporanea dell’Occidente. Il festival fu voluto da Richard Wagner, sostenuto dalla moglie Cosima, da un gruppo di amici e dallo stesso giovane re di Baviera Luigi II. All’inizio ci fu anche Friedrich Nietzsche il quale se ne distaccò quando vide che il Festival da manifestazione autenticamente culturale tendeva a diventare anche mondana o turistica, alimentando il timore che questo aspetto finisse con l’avere il sopravvento sull’altro. La sua convinzione,come dice all’inizio della considerazione inattuale dedicata a Richard Wagner a Bayreuth,era che, “perché un avvenimento abbia grandezza, devono concorrervi due cose: il grande animo di coloro che lo compiono e il grande animo di coloro che vi prendono parte”. Sotto la lunga guida della moglie Cosima, che era figlia di Franz Liszteche ha avuto sempre un grande animo, il Festival si è sviluppato con un attento rapporto tra cultura e mondanità o se si vuole cultura e turismo, che di per sé sono autonomi ma possono aiutarsi reciprocamente. Annualmente, rappresentando unicamente opere di Richard Wagner, il Festival ha ricordato e rinnovato il suo messaggio d’arte e la sua visione di vita, così come, in particola- re, il Festival di Salisburgo rinnova il messaggio d’arte e la visione di vita di musicisti austriaci come Mozart e Beethoven, e il Concerto di Capodanno rinnova il messaggio per lo più lieto, gioioso e sereno degli Strauss e di altri musicisti austriaci. L’esistenza di un messaggio ha così favorito il turismo ed il turismo ha favorito la comunicazione di questo messaggio. Siamo in un tempo nel quale si organizzano Festival a più non posso: Festival di musica, Festival di poesia, Festival di filosofia e d’altro. Il turismo è la loro principale aspirazione, che essi debbono soddisfare restando per lo più nella spettacolarizzazione. In tal modo voci si alternano a voci, suoni si alternano a suoni. Soddisfano la vista, l’udito, ma solo a tratti parlano alla mente ed all’animo. Possono anche essere considerati grandi avvenimenti dai mass media, ma al massimo si rivelano come fuochi artificiali che attraggono per un istante e poi scompaiono nel nulla. Il modello di Bayreuth si fonda su una stella fissa, così come su stelle fisse si fondano il Festival di Salisburgo e il concerto di Capodanno. Stelle fisse che in Campania potrebbero ispirare e sostenere un Festival che aspiri ad avere grandezza non mancano. Ma per ora esse sono avvolte dalla nebbia della massificazione e dal livellamento in basso.