I mercati asiatici chiudono in flessione un’ottava decisamente calda

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Il punto. Borsa italiana sotto la parità, stamane in apertura: il Ftse Mib segna -0,50%, il Ftse Italia All-Share -0,50%, il Ftse Italia Mid Cap -0,54%, il Ftse Italia Star -0,54%.
Mercati azionari europei in calo: DAX -0,5%, CAC 40 -0,5%, FTSE 100 -0,1%, IBEX 35 -0,3%.  Future sugli indici americani attualmente in ribasso dello 0,2 per cento circa. 
Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -1,50%, Nasdaq Composite -1,35%, Dow Jones Industrial -1,43%.  Debole Tokyo con il Nikkei 225 che chiude a -1,90%. Poco mosse le borse cinesi: a Shanghai l’indice CSI 300 termina a +0,32%, a Hong Kong l’Hang Seng a -0,53% circa. 
L’euro torna a indebolirsi contro dollaro dopo il recupero della notte e si riavvicina ai minimi di ieri, poco sopra 1,08. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0820. 
Avvio in netto rialzo per l’obbligazionario eurozona. Il rendimento del BTP decennale rispetto alla chiusura precedente è in calo di 4 bp all’1,60%, anche quello del Bund cede 5 bp allo 0,57%. Lo spread sale di 1 bp a 103.

Borse asiatiche
I mercati asiatici chiudono in flessione un’ottava decisamente calda tra le continue flessioni dei corsi delle materie prime, il deciso deprezzamento dello yuan sul dollaro imposto dalla People’s Bank of China e, ovviamente, il primo rialzo dal 2006 per i tassi d’interesse da parte della Fed. Arriva però anche il colpo di scena finale, con la Bank of Japan (BoJ) che in apparenza conferma per l’ennesima volta le sue politiche, con tassi d’interesse stabili allo 0,10% e il piano d’espansione della base monetaria a 80.000 miliardi di yen l’anno (oltre 600 miliardi di euro al cambio attuale), ammontare deciso nell’ottobre dello scorso anno.

L’istituto centrale nipponico, però, sorprende il mercato allargando il suo quantitative easing con l’acquisto di Etf per 300 miliardi di yen (2,26 miliardi di euro al cambio attuale) l’anno. La BoJ ha anche esteso le scadenze medie dei titoli di Stato giapponesi che acquista da 7-10 a 7-12 anni. Tale modifica, come pure l’acquisto degli Etf, è stata approvata con sei voti favorevoli e quelli contrari dei tre membri del consiglio Takahide Kiuchi, Koji Ishida e Takehiro Sato. Una sorpresa per il mercato che si è subito tradotta nella perdita di circa lo 0,50% del yen nei confronti del dollaro e nel calo dei rendimenti sui titoli di Stato del Sol Levante. Per quanto riguarda il listino, invece, Tokyo perde significativamente terreno dopo sole due sedute di guadagni che avevano fatto seguito a una lunga striscia di declini. Il Nikkei 225 chiude in arretramento dell’1,90% al termine delle contrattazioni.
L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, perde circa lo 0,4% ma rimane in positivo dell’1,5% nella settimana. Moderate le flessioni sugli altri listini: a Seoul il Kospi chiude in perdita dello 0,13% mentre per Sydney la seduta è sostanzialmente invariata (S&P/ASX 200 guadagna lo 0,09%) nonostante materie prime e petrolio siano ancora in flessione (ma l’oro segna un progresso intorno allo 0,30%) e non a caso i settori di commodity ed energia perdono l’1,5% e lo 0,60% rispettivamente (in linea con quanto successo nella notte a Wall Street).
La seduta è contrastata per le piazze della Cina, nonostante le conferme di una ripresa per il settore immobiliare. Dopo che in ottobre i prezzi delle case nelle maggiori città della Cina avevano segnato il primo progresso in quattordici mesi, in novembre si rafforzano i segnali di una stabilizzazione del mercato che potrebbe aiutare l’economia di Pechino nel suo complesso. Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica cinese, infatti, i prezzi medi delle nuove abitazioni sono cresciuti in novembre dello 0,9% su base annuale dopo l’incremento dello 0,1% di ottobre (e il declino limitato allo 0,9% in settembre, dopo quelli del 2,3% e del 3,7% rispettivamente in agosto e luglio, che già aveva spinto gli analisti a credere che la frenata del mattone si stesse avviando verso la fine). Su base mensile arriva a sette la striscia di incrementi consecutivi, grazie al progresso dello 0,3% contr o lo 0,2% registrato in ottobre. Avviandosi alla chiusura lo Shanghai Composite è sostanzialmente invariato contro il moderato progresso dello Shanghai Shenzhen Csi 300.

Lo Shenzhen Composite, l’indice che più aveva corso nelle sedute precedenti, è invece in declino. A Hong Kong, l’Hang Seng è in modesta flessione (sostanzialmente invariato, invece, l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica).

Borsa Usa
A New York i principali indici ieri hanno chiuso la seduta in netto calo. Il Dow Jones ha perso l’1,43%, l’S&P 500 l’1,50% e il Nasdaq Composite l’1,35%. Dopo l’euforia post Fed, il mercato azionario Usa ha dovuto fare i conti con il tonfo del prezzo del petrolio (che ha chiuso sotto i 35 dollari al barile) e delle principali materie prime. Luci ed ombre dai dati macroeconomici pubblicati in giornata. Sempre nel pomeriggio di ieri la Federal Reserve di Philadelphia ha reso noto che il proprio Indice, che monitora l’andamento dell’attività manifatturiera dell’area di Philadelphia, si è attestato nel mese di dicembre a -5,9 punti da 1,9 punti di novembre risultando deludendo le attese degli analisti che si aspettavano un valore dell’indice pari a +1,5 punti. L’indicatore per le attività generale è tornato in territorio negativo, dopo un lieve miglioramento registrato a novembre, per la terza volta negli ultimi quattro mesi.

Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata l’11 dicembre si sono attestate a 271 mila unità, inferiori sia alle attese (275 mila) che al dato rilevato la settimana precedente (282 mila unità). Il numero totale di persone che richiede l’indennità di disoccupazione si attesta a 2,238 milioni, superiore ai 2,220 milioni attesi. Il disavanzo della bilancia delle partite correnti nel terzo trimestre 2015 si è attestato a 124,1 mld di dollari da 111,1 mld del trimestre precedente, rivisto da -109,7 mld. Gli analisti avevano previsto un deficit inferiore, pari a 118 miliardi di dollari. Nel mese di novembre, l’Indice Anticipatore (Leading Indicator), che misura l’andamento dell’attività economica statunitense nei prossimi 6-12 mesi, è cresciuto dello 0,4% su base mensile, risultando superiore alle attese degli economisti fissate su una crescita dello 0,1%. Sul fronte societario male il settore energetico e quello minerario.
Tra i singoli titoli General Mills -3,31%. Il gruppo alimentare ha annunciato una trimestrale inferiore alle attese ed ha peggiorato le stime per l’intero esercizio. Nel secondo trimestre l’utile è cresciuto a 529,5 milioni di dollari da 346,1 milioni dello stesso periodo di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’utile per azione si è attestato a 0,82 dollari. I ricavi sono diminuiti del 6,1% a 4,42 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 0,83 dollari su ricavi per 4,61 miliardi. Per l’intero esercizio la società stima un giro d’affari a cambi costanti in leggero calo o stabili. In precedenza il dato era atteso stabile.

Pandora Media +13,62%. Il titolo dell’emittente radio su internet si avvantaggia di una decisione della Copyright Royalty Board favorevole alla società. Dopo la notizia molti broker hanno alzato il target price.
Avon Products -1,34%. Il rivenditore di cosmetici ha annunciato la vendita dell’80,1% del capitale della divisione nordamericana a Cerberus Capital Management per 170 milioni di dollari. Il fondo inoltre investirà 435 milioni per una quota del 16,6% di Avon.

FedEx +2,06%. Il colosso delle spedizioni ha comunicato un utile superiore alle attese ed ha confermato l’outlook per l’intero esercizio. Nel secondo trimestre i profitti sono cresciuti a 691 milioni di dollari da 663 milioni di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’utile per azione si è attestato a 2,58 dollari, 8 centesimi in più del previsto. I ricavi sono cresciuti a 12,5 miliardi da 11,9 miliardi.

Accenture -5,34%. L’utile dello specialista della consulenza aziendale nel primo trimestre si è attestato a 1,28 dollari per azione. Il dato è inferiore al consensus a 1,32 dollari.

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto l’ultima seduta della settimana in calo dopo il rally di ieri. Il Dax30 di Francoforte cede lo 0,3%, il Cac40 di Parigi lo 0,4%, il Ftse100 di Londra lo 0,2% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,1%.

Italia
Piazza Affari ieri si è uniformata alla convinta reazione rialzista dei mercati al primo aumento del costo del denaro negli Stati Uniti dopo sette anni di politica monetaria ultra-accomodante a tassi zero.

L’indice Ftse Mib ha archiviato la giornata con un progresso dell’1,48% a quota 21.523 punti.

La spinta rialzista dei mercati si è fatta sentire sul comparto del risparmio gestito con rialzi cospicui per Anima Holding (+3,74%), Azimut Holding (+2,7%) e Mediolanum (+2,22%).

Molto bene Fca (+4,2% a 12,88 euro) che si è uniformata al rally del settore auto in tutta Europa. Secondo gli analisti di Mediobanca, una volta completata l’operazione di scissione di Ferrari, il titolo del Lingotto risulterà a sconto del 30% circa rispetto ai peers. Il 4 gennaio agli azionisti Fca verrà assegnata un’azione Ferrari ogni dieci azioni Fca.

Forti acquisti anche su Prysmian (+2,58% a 20,25 euro) con il ceo Valerio Battista che ha ventilato la possibilità di ulteriori acquisizioni. Intanto Prysmian ha acquisito una commessa in Oman per fornire un nuovo sistema in cavo ad alta tensione per Oman Electricity Transmission Company, nell’ambito di un più ampio progetto denominato OETC 143/2014 – 132 kV.

Tra i pochi titoli in rosso si segnala soprattutto Saipem (-2,61%) penalizzata dall’ennesima giornata negativa per il petrolio.


I dati macro attesi oggi
Venerdì 18 dicembre 2015

GIA Riunione BoJ;
02:30 CINA Indice prezzi abitazioni nov;
04:00 GIA Conferenza stampa Kuroda (BoJ);
10:00 ITA Salari contrattuali nov;
10:00 EUR Bilancia partite correnti ott;
15:45 USA Indice Markit PMI servizi (prelim.) dic;
19:00 USA Intervento Lacker (Fed).