La Fed aumenta i tassi (0,25), la stretta sarà graduale

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Il Ftse Mib segna +2,01%, il Ftse Italia All-Share +1,93%, il Ftse Italia Mid Cap +1,42%, il Ftse Italia Star +1,24%.

Mercati azionari europei in forte rialzo grazie a Fed: DAX +2,5%, CAC 40 +2,3%, FTSE 100 +1,5%, IBEX 35 +2,3%.

Future sugli indici americani in rialzo dello 0,1 per cento circa. Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S& P 500 +1,45%, Nasdaq Composite +1,52%, Dow Jones Industrial +1,28%. La Fed, in linea con le attese, ieri sera ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto a 0,25%-0,50%. Si tratta del primo incremento del costo del denaro dal 2006. Il numero uno della Banca centrale Janet Yellen ha rassicurato i mercati precisando che il ritmo della stretta monetaria sarà graduale. 
Positiva Tokyo con il Nikkei 225 che chiude a +1,59%. In rialzo anche le borse cinesi: a Shanghai l’indice CSI 300 termina a +1,91%, a Hong Kong l’Hang Seng a +0,79%.
Euro debole contro dollaro rispetto ai livelli della serata di ieri a 1,1011, in scia all’incremento dei tassi da parte della Fed. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0860, dopo aver toccato un minimo a 1,0833.

Avvio in netto rialzo per l’obbligazionario eurozona, reduce da tre sedute in rosso. Il rendimento del BTP decennale rispetto alla chiusura precedente è in calo di 5 bp all’1 ,64%, quello del Bund cede 6 bp allo 0,61%. Lo spread sale di 1 bp a 103.

 

Borse Asiatiche

Per la prima volta dal 2006 la Federal Reserve ha modificato al rialzo i tassi d’interesse Usa, in una mossa che, oltre a essere ampiamente prevista, è stata il principale driver dei mercati azionari per mesi. Il risultato è stato un generalizzato guadagno dei mercati globali, partito da Wall Street (i tre principali indici Usa hanno chiuso mercoledì con progressi intorno all’1,5%), e proseguito in Asia.
A Tokyo, che già mercoledì aveva messo fine a una striscia negativa di cinque sedute (guadagnando il 2,61%), il Nikkei 225 ha chiuso con un progresso dell’1,59% dopo che lo yen è scivolato nei confronti del dollaro ai minimi di oltre una settimana (e per i grandi esportatori del Sol Levante il deprezzamento della valuta è sempre una buona notizia). Performance positiva che arriva nonostante i dati sull’export continuino a non essere esaltanti. Il ministero delle Finanze giapponese ha infatti comunicato i dati relativi alla bilancia commerciale per novembre che segnano il secondo declino consecutivo per le esportazioni, scese del 3,3% annuo contro il 2,1% di ottobre (in settembre erano cresciute dello 0,6%) e ben oltre l’1,6% atteso dagli economisti.
Rallenta moderatamente la flessione dell’import, peggiorato del 10,2% contro il calo del 13,4% di ottobre e il 7,3% di declino del consensus. Il risultato è stato un deficit della bilancia commerciale di 379,7 miliardi di yen, ridottosi rispetto agli 898,8 miliardi di un anno prima, contro il surplus di 111,5 miliardi di ottobre e a fronte di attese degli economisti per una lettura negativa per 449,7 miliardi. Seduta più tranquilla per Seoul, con il Kospi che limita allo 0,43% il suo guadagno al termine delle contrattazioni.
In linea con la performance di Tokyo, è invece Sydney nonostante le materie prime siano tornate a registrare declini (con l’eccezione dell’alluminio, i cui future sono in progresso dello 0,30%) e non solo per l’intervento della Fed: a spingere di nuovo al riba sso il prezzo del greggio sono stati dati relativi a significative, e inattese, scorte in Usa. E non a caso il guadagno dell’1,46% registrato dall’S&P/ASX 200 è stato trainato soprattutto dai titoli finanziari (tra i più premiati anche a Wall Street in after market), mentre i big delle commodity hanno limitato i guadagni o, in alcuni casi, registrato perdite. 
Per i mercati cinesi la seduta è stata moderatamente più movimentata, ma alla fine i guadagni sono generalizzati. La migliore performance è quella dello Shenzhen Composite, da diverse sedute in rally, che sfiora un progresso del 3% avvicinandosi alla chiusura. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 scambiano invece con guadagni intorno all’1,5% mentre è decisamente più frenata la giornata di Hong Kong, la cui autorità monetaria ha immediatamente alzato i tassi d’interesse di 25 punti base allo 0,75% in seguito alla mossa della Fed (le sue politiche monetarie si muovono abitualmente in linea con quelle dell’istituto centrale Usa). L’Hang Seng guadagna circa lo 0,60% (decisamente meglio fa l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, in progresso di ben oltre l’1%).

 

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato l’1,28%, l’S&P 500 l’1,45% e il Nasdaq Composite l’1,52%.

La Fed, in linea con le attese, ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto a 0,25%-0,50%. Si tratta del primo incremento del costo del denaro dal 2006. Il numero uno della Banca centrale Janet Yellen ha rassicurato i mercati precisando che il ritmo della stretta monetaria sarà graduale.

In giornata sono stati annunciati alcuni importanti dati macroeconomici. I nuovi cantieri residenziali sono aumentati nel mese di novembre passando da 1062 mila unità a 1173 mila unità. Il dato è superiore alle attese degli analisti che si aspettavano un valore p ari a 1135 mila unità. Aumentano anche le Licenze edilizie salite a 1289 mila unità da 1161 mila unità (consensus 1150 mila unità). Nello stesso mese la Produzione Industriale ha evidenziato un calo dello 0,6% rispetto al mese precedente. Il dato è risultato inferiore alle attese, fissate su una diminuzione dello 0,1%. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 77,0%, di poco inferiore alla rilevazione precedente (77,5%).
Markit ha reso noto che nel mese di dicembre l’Indice PMI Manifatturiero (stima flash) è sceso a 51,3 punti dai 52,8 punti del mese precedente. La rilevazione di dicembre evidenzia il tasso di crescita dell’attività manifatturiera più lento da ottobre 2012.

Sul fronte societario Ascena Retail +4,42%. Il gruppo della grande distribuzione d’abbigliamento che controlla le catene Maurices, Justice, Lane Bryant e Catherines) ha annunciato un nuovo programma di buyback del valore di 200 milioni di dollari.

Heartland Payment +11,62%. La società attiva nei pagamenti elettronici Global Payments (-8%) ha annunciato l’acquisto della rivale per 4,3 miliardi di dollari. 
Valeant +8,12%. Il gruppo farmaceutico prevede una crescita del 30% dei profitti nel 2016 ed un incremento a doppia cifra delle vendite.

Honeywell +5,71%. Il gruppo industriale ha fornito un outlook per l’esercizio 2016 convincente. L’utile per azione è atteso tra 6,45 e 6,70 dollari su ricavi per 39,9-40,9 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 6,52 dollari su ricavi per 39,5 miliardi.

 

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in forte rialzo dopo la decisione della Fed di alzare i tassi. Il Dax30 di Francoforte guadagna l’1,9%, il Cac40 di Parigi il 2%, il Ftse100 di Londra l’1,3% e l’Ibex35 di Madrid l’1,8%.

Ieri sera, in linea con le attese, la Banca centrale americana ha incrementato il costo del denaro di un quarto di punto portandolo al range 0,25%-0,50%. Si è trattato del primo rialzo dei tassi dal 2006. 
La Fed ha inoltre precisato che la stretta monetaria sarà graduale. Tra poco, alle 10 ora italiana, sarà annunciato l’indice IFO tedesco (fiducia imprese) di dicembre. Sul fronte societario Metro +3%. Hbsc ha introdotto il titolo del gruppo della grande distribuzione nella “Europe Super 10 Portfolio”. 

 

Italia
Piazza Affari ha chiuso in moderato ribasso peggiorando nel finale di seduta complice l’improvviso scivolone del petrolio in scia alla risalita delle scorte di petrolio negli Stati Uniti. Nella scorsa settimana le scorte di greggio sono aumentate di ben 4,801 milioni di barili rispetto ai -1,85 milioni del consensus degli analisti. Subito dopo il dato sono scattate forti vendite sull’oro nero con il Wti che in questo momento cede circa il 4% sotto quota 36 dollari al barile.

In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso dello 0,29% a 21.210 a punti. Tonfo di A2A (-6,14% a 1,269 euro) che ha pagato la bocciatura arrivata questa mattina da Citigroup. Gli analisti della banca d’affari Usa hanno tagliato il giudizio sulla multi utility lombarda a neutral dal precedente buy in scia ai deboli prezzi del gas in Europa che “guideranno la discesa dei prezzi dell’energia in Italia”.

Contrastate le banche con le vendite che sono state protagoniste su Mps (-1,38%), Intesa SanPaolo (-0,71%) e Unicredit (-0,58%).

Telecom Italia (-0,78% a 1,14 euro) dopo la doppia vittoria di Vivendi nell’assemblea degli azionisti. Assemblea che ha bocciato la conversione delle risparmio ed ha approvato l’allargamento del Cda a 17 membri per far spazio a quattro rappresentanti del colosso francese dei media, primo azionista di Telecom con una quota pari a circa il 20%.


I dati macro attesi oggi
Giovedì 17 dicembre 2015

00:50 GIA Bilancia commerciale nov;
10:00 GER Indice IFO (fiducia imprese) dic;
10:00 ITA Bilancia commerciale (totale) ott;
10:00 ITA Bilancia commerciale (EU) ott;
10:00 EUR Bollettino Economico BCE;
10:30 GB Vendite al dettaglio nov;
11:00 EUR Indice costo del lavoro T3;
12:00 GB Indice CBI attese ordini industria dic;
14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione;
14:30 USA Saldo partite correnti T3;
14:30 USA Indice Philadelphia Fed dic;
16:00 USA Indice anticipatore (Conference Board) nov;
16:00 EUR Riunione Consiglio Europeo.