Ricerca: a Napoli nuove frontiere per crescita “Blue economy”

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Il mare come risorsa per la ricerca tecnologia e scientifica rispettosa dell’ambiente, per esplorare il futuro della “Blue Economy”. Questi i temi in discussione oggi a Napoli nella seconda giornata di “Orizzonte Mare: Ricerca, Innovazione e Formazione” in corso alla Stazione Marittima del capoluogo campano. L’economia del mare è al centro delle strategie europee, visto che impiega attualmente 5,4 milioni di persone e produce un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno: un settore su cui puntare prima di tutto per la formazione dei giovani, come dimostrano i duecento studenti degli istituti nautici della Campania che sono impegnati in workshop dedicati agli strumenti più innovativi della ricerca oceanografica come il Side Scan Sonar, il Magnetometro, la Sonda CTD, il Veicolo filoguidato subacqueo ROV (Remotely Operated underwater Vehicle). A Napoli vengono anche presentati i risultati dei progetti PITAM (Piattaforma tecnologica avanzata per rilievi di parametri geofisici ed ambientali in mare) e STIGEAC (Sistemi e Tecnologie Integrate per il rilevamento e monitoraggio avanzato di parametri geofisici ed ambientali in aree marino-costiere), realizzati dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (IAMC) del (CNR) e da SOPROMAR SpA, società di armamento di navi oceanografiche. I programmi erano inseriti nel Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Competitività” 2007-2013 a cura del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e in PARFARM (Potenziamento delle attività di ricerca e formazione sull’Ambiente Marino nel Meridione d’Italia), costellazione di 5 progetti innovativi in ambiente marino-costiero. “L’impegno complessivo – spiega Ennio Marsella dell’IAMC-CNR, coordinatore scientifico di PARFAMAR – è stato di 67 milioni di euro, 41 dei quali dedicati a PITAM e STIGEAC con un sostegno di 23 milioni per il CNR: investimenti importanti, in linea con quelli dei maggiori progetti europei”. I due progetti, commenta Massimo De Lauro, responsabile formazione PITAM, “sono capaci di coniugare l’iniziativa pubblica e privata per lo sviluppo scientifico ed economico dell’Italia meridionale, e rappresentano un punto di sintesi fra ricerca scientifica e tecnologica nel settore delle scienze marine”. Le ricerche si inseriscono nel settore strategico dell’Ue noto come “Crescita Blu”: “che individua – spiega Marsella – ambiti di azione quali acquacoltura, turismo costiero, biotecnologie marine, energie degli oceani ed estrazione mineraria nei fondali marini, con prospettive in termini di valore aggiunto lordo e occupazione considerevoli. Entro il 2020 i posti di lavoro potrebbero auspicabilmente raggiungere i 7 milioni e il valore aggiunto lordo potrebbe complessivamente arrivare a 600 miliardi di euro secondo stime ministeriali”. Tra le prospettive più interesanti aperte dalle nuove tecnologie ci sono l’esplorazione in aree vicino alla costa di potenziale interesse per i corridoi energetici, e la pianificazione dello spazio marittimo e nella sorveglianza integrata, con azioni quali la mappatura completa del fondale dei mari europei entro i prossimi cinque anni.