Filosofia e potere, storia di un (im)possibile dialogo

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Alla presentazione del corso in Counseling Filosofico della Metis di Napoli, il filosofo Berardo Impegno ha tenuto, presso l’Istituto per gli Studi Filosofici, la Lectio Magistralis ”Hannah Arendt legge Socrate: un dialogo per il nostro tempo”. Nell’introduzione la prof.ssa Giovanna Borrello ha richiamato la principale finalità della consulenza filosofica: indirizzare le persone a vivere una “buona vita”. Impegno ha preso le mosse dal saggio del 1954 di Hannah Arendt in cui il metafisico Platone è accusato di tradimento dell’insegnamento socratico. Con il processo e la condanna di Socrate, per l’Arendt, “si apre l’abisso tra filosofia e politica”, giacché Platone perde ogni speranza nella vita della polis. La politica è per l’Arendt il luogo del confronto delle diverse opinioni, appartiene al quotidiano agone delle differenze che scaturiscono da bisogni plurali. Il metodo socratico si fonda su una verifica di validità delle opinioni che si rende possibile solo nel dialogo, ovvero nel confronto politico. La filosofia in quanto pratica di dialogo punta alla costruzione di una verità comune, partendo dal punto di vista dei singoli soggetti che debbono conservare un’apertura al mondo e debbono pensarsi come dualità dialogante con se stessi, affinché siano in grado di dialogare con gli altri. Il filosofo è due-in-uno: dialogo ininterrotto tra visioni del mondo differenti. Il venir meno della pluralità comporta il fiorire di personalità come Eichmann, dei totalitarismi o di esperienze terribili: la messa a morte dell’innocente Socrate o Gesù di Nazareth. Dialogando permanentemente nell’agorà, gli individui devono riflettere su come costruire la salvezza del soggetto unico nella verità comune, nella polis, nel mondo comune. L’Arendt ricorda l’origine della filosofia politica, ossia il Thauma, la meraviglia che è anche terrore di fronte a ciò che è, nonché partecipazione affascinata all’esistenza del mondo. L’inquietudine dell’esistenza è la ragione stessa della domanda filosofica. Il tema dell’opposizione tra filosofia e politica torna in Foucault. Se per l’Arendt verità e politica sono in rapporti cattivi l’una con l’altra, l’analisi di Foucault s’incentra sull’analisi del concetto di parresia. Il parlar franco di Socrate, la pratica del coraggio della verità è il destino del filosofo per salvare se stesso e gli altri. Per Foucault, tuttavia, vi è inconciliabilità tra parresia e politica. Verità e coraggio sono appannaggio del filosofo quale eroica figura di rottura del potere; in realtà la bella eticità delle origini della polis democratica, in cui nessun interesse individuale era ancora sorto a rompere la compattezza dell’appartenenza comunitaria, con Socrate era già venuta meno.