E’ morto Hervé Télémaque. La sua pittura era una sintesi tra Nuova Astrazione e Pop Art

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(foto da bacheca Facebook di Hervé Télémaque)

L’artista francese di origine haitiana Hervé Télémaque, che con la sua pittura e scultura è stato un originale protagonista della stagione a cavallo tra la Pop Art e la Figurazione Narrativa, è morto all’età di 85 anni giovedì 10 novembre in un ospedale della regione di Parigi. Nao a Port-au-Prince (Haiti) in una famiglia borghese, francofona e letterata, ha studiato all’Art Students’ League di New York (1957-60) e dal 1962 si era stabilito a Parigi. Elementi immaginari, ereditati dalla mitologia haitiana, caratterizzano le sue prime opere, collages e assemblages, sostituiti poi da scritte, oggetti di vita comune, parti del corpo umano, che propongono una raffinata e potente sintesi tra Nuova Astrazione e Pop Art. Con la vivacità e la complessità della sua arte spesso ha ripreso storie di razzismo e colonialismo per denunciare la loro continua influenza sul presente. Spesso i dipinti di Télémaque raffigurano oggetti ordinari, come bastoni bianchi, scarpe da tennis, tende da campeggio. Télémaque si è dimostrato una figura difficile da classificare. Durante gli anni ’60 è stato raggruppato con il movimento ‘Narrative Figuration’, uno stile francese che ha cercato di far rivivere la pittura rappresentativa come strategia politica di sinistra. È stato anche considerato un artista Pop, e in una recente mostra che presenta una storia globale del Surrealismo è stato etichettato come una figura tangenziale di quel movimento. La sua serie “Banania”, prodotta negli anni ’60, rielaborò immagini razziste che si erano fatte strada nelle pagine dei giornali francesi, sugli scaffali dei negozi di alimentari e sugli schermi cinematografici. “My Darling Clementine” (1963), ad esempio, presenta una figura danzante che è circondata da una pubblicità per un prodotto per capelli che è diviso in due, con una delle sue metà sostituita con l’immagine di un mostro. Nel 1965 espose anche a Roma, alla galleria L’Attico, e nel 1968 partecipò alla Documenta IV a Kassel e alla Biennale d’Arte di Venezia. Durante gli anni ’70, ha rinunciato completamente alla pittura, dedicandosi al disegno e al collage