Il battesimo del fuoco del ministro Giorgetti in Europa, le manovre della Bce e l’affaire Alitalia-Ita

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in foto Giancarlo Giorgietti (fonte Imagoeconomica)

Da lunedì anche il ministro per l’economia Giorgetti è in trasferta. È a Bruxelles per la riunione dell’Eurogruppo che, essendo la prima volta, per lui è un vero e proprio battesimo del fuoco. È stato accolto dal Commissario per l’economia Gentiloni e ha potuto conoscere i suoi omologhi di tutta la Eu. Da quanto si è visto e appreso, si è presentato all’ appuntamento con fare sicuro – non con sicumera, n.b.! – che è abbastanza diffuso tra i Bocconiani di razza. Anche negli incontri bilaterali ha stabilito una buona sintonia con ciascuno dei suoi interlocutori e tutto lascia pensare che tornerà a Roma con la sensazione di appagamento che si prova quando si è svolto bene il proprio lavoro. Ora toccherà a lui trasmettere i risultati dell’efficienza del suo dicastero nonché del Governo nel suo insieme e far giungere per tempo a Bruxelles, la fine del corrente mese, il bilancio dello stato approvato. Non dovrebbero esserci intoppi e ciò sarebbe un’ ottima carta giocata dall’esecutivo per dare un segnale chiaro alla Eu. Precisamente che, per quanto concerne gli impegni presi per la trasmissione del bilancio nei termini convenuti, nulla è cambiato rispetto all’ impegno del governo precedente. Prima di ogni altra decisione, i convenuti, insieme al padrone dì casa facente funzione Gentiloni, hanno dovuto convenire che il totale dell’indebitamento degli inquilini della Casa Comune, aggiunto a quello del condominio nella sua autonomia, oramai è lievitato a un livello che non consente di dormire sonni tranquilli. Per amor del vero non ci sono state nè accuse nè riconoscimenti di colpa del perchè si sia arrivati alla appesantimento attuale. Del resto equivarrebbero a un mea culpa o al piangere sul latte versato rivangare i diversi comportamenti che hanno determinato quell’ indebolimento finanziario. Ora, anche se il vento soffia ancora forte, è doveroso che i comandanti delle varie navi-nazioni riprendano il largo seguendo la nave ammiraglia, il più possibile navigando di conserva. La Bce, è noto, ha invertito diametralmente la politica dei rendimenti e quindi dei costi per i finanziamenti in euro. Sta seguendo pedissequamente il comportamento della Fed negli Usa per quanto riguarda il dollaro. Se non interverrà un drastico ridimensionamento dei loro programmi, entro il primo trimestre del 2023, entrambe le valute passeranno di mano con quell’unico e pesante tasso. La situazione finanziaria che si andrà via via definendo sui mercati, con ogni probabilità sarà fortemente connotata da molte componenti speculative. Esse, al fine di una ripresa dell’economia reale, nella Eu e in particolare in Italia, non porteranno certamente giovamento. Molto probabilmente quei veri e propri giochi di prestigio con il denaro finiranno per ostacolare il recupero dell’economia reale, quindi la crescita del prodotto interno. Concentrando l’attenzione su quanto sta accadendo nel Bel Paese, in alcuni casi già presenti prima che iniziasse la pandemia, si stanno verificando cose che non stanno né in cielo, né tantomeno in terra. Se non fossero messe in ombra dai gravi problemi di carattere generale innanzi accennati, alcune di esse sarebbero, a ragione, meritevoli di essere riportate ogni giorno a titoli cubitali sui giornali. Se non in prima pagina, almeno in apertura di quella economica. Per brevità basta soffermarsi sul caso più eclatante, l’affaire Alitalia-Ita. Il francesismo usato non è senza motivo, ma rende meglio della traduzione italiana, vale a dire vicenda dai contorni poco chiari quanto sta accadendo. Oramai è diventato particolarmente difficile quantificare i costi di quella che è partita come una ipotesi, seppur discutibile, di fare un tentativo estremo per non alienare uno dei simboli più prestigiosi nel mondo del Paese. Da ciò si è arrivati a uno stato di fatto motivato solo da un’idea obsoleta, che ha trasformato una situazione decotta in un pozzo senza fondo. Ora é come se si continuasse a gestire quella crisi con ogni forma di accanimento terapeutico, peraltro nei confronti di un soggetto già da tempo in stato di vita artificiale. Se quello italiano fosse stato il primo caso di debacle nel mondo dell’aviazione civile, giusto perché il Paese non fosse ricordato come l’ antesignano, qualche immagine sbiadita di validità nei tentativi riportati innanzi si sarebbe potuta anche trovare. Ma la storia recente vuole che negli ultimi anni e in tutto il mondo compagnie aeree, anche di bandiera, non hanno potuto più operare dalla sera alla mattina, lasciando le macchine volanti a terra e il personale in buona parte a casa, in attesa di una sistemazione tutta da inventare. Oltre al caso del gigante americano Twa, che diede avvio a un processo globale di ridefinizione quasi ex novo delle regole del trasporto aereo, nel Vecchio Continente non sono molto lontani gli anni in cui sia la Sabena, compagnia di bandiera belga, che la Swiss Air, vettore ufficiale della confederazione Svizzera, diedero forfait senza preavviso. Con un sol pianto e un sol lamento quelle importanti sigle del trasporto aereo scomparvero dal cielo come sogni al risveglio. I prossimi giorni saranno molto importanti perchè la macchina statale si organizzi per il da farsi nel 2023. Chi pensasse che quel programma sará una passeggiata, fará bene a ricredersi il prima possibile. La delusione fa brutti scherzi al morale, quindi è meglio evitare.