“Rigenera”: l’alternativa ai trapianti porta la firma di uno scienziato napoletano

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«In pochi minuti, con il nostro dispositivo Rigenera, siamo in grado di frammentare e polverizzare ogni tipo di tessuto. Un pezzettino di pelle, ad esempio, lo dividiamo in pezzettini così piccoli che possono passare dalla cruna di un ago. Poi utilizziamo questa polverina che abbiamo ottenuto per curare una ferita o una frattura. Come? Spruzzandola direttamente sulla zona che dobbiamo rigenerare. I risultati sono garantiti e le applicazioni sono potenzialmente infinite».

A dirlo è Antonio Graziano, scienziato napoletano e amministratore delegato di Hbw-Rigenera.

«Abbiamo brevettato – spiega Graziano – quella che per noi è la dimensione ideale per questo tipo di applicazioni rigenerative: tra i 70 e gli 80 micron. Quindi, frazioni decisamente più piccole di un millimetro, che allo stesso tempo riescono a tenere tutte le capacità vitali e rigenerative una volta disperse sulla zona interessata».

Il dispositivo Rigenera è stato applicato anche in ambito chirurgico come forma alternativa al trapianto di cuore. «Sono già diversi anni che sono in corso collaborazioni tra la nostra società e l’università di Helsinki, che ha preso in carico lo sviluppo cardio-rigenerativo della procedura. Fino ad oggi sono stati trattati circa 20 pazienti che avevano delle disfunzioni del miocardio come conseguenza di un’ischemia. Anche la Nato e l’Esa, l’Agenzia spaziale europea, hanno opzionato il nostro sistema».

Il funzionamento? «Attraverso la nostra tecnologia è stato preso un frammentino di cuore microscopico, che non ha provato ulteriori problemi al paziente. E’ stato disgregato ed è stata ottenuta questa sorta di polverina poi applicata sulla superficie del muscolo cardiaco come uno speciale cerotto. Questa membrana, creata direttamente usando cellule del cuore del paziente, ha cominciato a guarire e a rigenerare la parete che appunto era stata lesionata dall’infarto e ha migliorato nettamente le funzionalità dell’organo, al punto da non dover rendere necessario al momento il trapianto».

«Siamo riusciti, mediante una tecnologia semplice, affidabile, italiana a dare una speranza in più in un campo nel quale ad oggi esistono ben poche strategie – tra le quali appunto il trapianto -, tutte estremamente invasive, a differenza della nostra».