Quando l’uso della formula impersonale diventa abuso

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in foto Giorgia Meloni e Mario Draghi

Di recente, sempre più spesso, si ascolta, espressa dagli addetti ai lavori, l’invocazione accorata che “bisogna fare presto”. Altra formula usata spesso è “non si deve perdere tempo” e analoghe della stesso tenore. Molto meno usata è la formula diretta “devo, dobbiamo o dovete fare presto”, assumendo così implicitamente l’ impegno in prima persona, seppure di larga massima, a non girare in tondo attorno ai problemi che stanno assillando sempre più pesantemente gli italiani. In campagna la prima formulazione, quella vaga, viene resa con la frase ironica : “armiamoci e partite”. Il governo precedente è al lavoro anche per mettere a punto qualcosa che somigli a un vademecum delle linee guida perchè il prossimo esecutivo possa partire con il piede giusto. Quell’elaborato potrebbe assistere la realizzazione del programma per poter fissare un “prezzo flessibile ma non troppo”. Lo stesso potrebbe essere adottato dalla EU e dai singoli paesi che la compongono nella contrattazione del gas. Potrà essere usato nei confronti di tutti I paesi che estraggono quel combustibile fossile. La stessa sarebbe, se venisse concretata, una manovra strategica, da azionare con l’animo di farla durare nel tempo. Rappresenterà quindi un viatico che il governo che ha i giorni contati passa a quello che vorrebbe – parole dei papabili per sua formazione – rimanere in carica per tutta la nuova legislatura. Ne ha dato parte ai mezzi dell’informazione lo stesso Premier Draghi al termine dei lavori della Commissione Politica Europea a Praga, nella settimana appena conclusa. Come messaggio di debutto al mondo di quella istituzione in fieri niente male, si può dire apertamente. Altrettanto si può affermare se inteso come saluto di Draghi, arrivato a un passo dal suo congedo da capo del governo. Questi, con carducciana soddisfazione per il dovere compiuto nella sua funzione, andrà avanti a velocità di crociera fino al suono dalla campanella. Quella che tra qualche giorno segnalerà il time out suo e della sua squadra alla guida del Paese. Intanto dal 25 settembre qualche giorno è passato senza che si possa constatare di intravedere qualcosa di concreto circa la formazione del nuovo esecutivo. Nell’ufficio Postale del villaggio, nella sala davanti agli sportelli, alcuni agricoltori parlavano della vendemmia in corso. Al passaggio del direttore hanno sospeso il loro rustico dibattito per chiedere a chi gestisce i loro risparmi se dovevano sentirsi in mobilitazione o, come intendevano dal loro osservatorio alquanto distaccato, che sia in atto una forma di esagerazione del problema per oscuri motivi. Il responsabile di francobolli, corrispondenza e pacchi li ha tranquillizzati dicendo loro che il fiato sul collo c’è, ma chi ne è destinatario dice anche di avvertirlo, senza aver fatto finora  granché per reagire. Gli extraurbani hanno annuito e hanno ripreso la discussione da quel punto. In effetti sono rimasi interdetti però hanno realizzato che chi gioca un ruolo importante, particolarmente nel match in corso, è l’apparato burocratico. Volendo così confermare la convinzione generale che quel sistema funziona con lentezza incredibile, producendo documenti dal contenuto definibile molto spesso farraginoso. Eppure i Commessi di rango, riferendo tale appellativo a dirigenti, capi servizio, commissari e altre figure analoghe sono considerati anche all’estero di buona levatura. Che succede allora che con stoffa di qualità e altrettanto validi sarti che la lavorano, l’abito non riesca ormai da tempo a risultare di buona fattura? Un caso analogo capitò a quel muratore che non riusciva a farsi una ragione del perché il muro che aveva realizzato, pur rispettando lo squadro e si conformasse al piombo, alla vista di chi lo osservare risultava storto. Era successo che il piano dove lo stesso era stato innalzato era di per sè in pendenza. Nel caso della burocrazia il ragionamento è analogo: pur essendo essa in condizioni di lavorare bene, lo fa in dipendenza dal potere legislativo a cui riferisce. Non è facile sintonizzare le due compagini, né tantomeno di sincronizzare i tempi della loro operatività. Per non dire del relazionarsi tra di loro con notevoli difficoltà per diversi motivi. Come spesso accade, le regole prevedono eccezioni. Tanto è valso anche per la situazione attuale, che vede il governo e la sua longa manus, la burocrazia, lavorare in sintonia e quindi mettete a terra sistematicamente i risultati teorizzati dalla politica. Nell’ ambiente calcistico si dice che “squadra che vince non si cambia.”
Sarebbe importante adottare questa prassi senza modifiche anche nell’ambito politico burocratico. Male che vada, non potrà fare danni, al più altra confusione.