Archeologia, in Sardegna riemergono i resti di una struttura romanica dell’XI-XII secolo

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Fonte foto: Profilo Facebook di Marco Milanese

Nel Nord Sardegna, nello scavo archeologico dell’area vescovile di Bisarcio, è venuta alla luce nei giorni scorsi una massiccia struttura romanica dell’XI-XII secolo, non lontana dai resti della canonica. “Una nuova presenza, forse un edificio che arricchisce la ricostruzione del cortile del clero vescovile, a nord della basilica di Sant’Antioco di Bisarcio e che pone nuove domande su come nel Medioevo il Vescovo avesse organizzato quello spazio che oggi vediamo come un ampio cortile del tutto privo di costruzioni”, rivela Marco Milanese, ordinario di Archeologia dell’università di Sassari e direttore della decima campagna di scavo archeologico ‘Bisarcio Project’. La struttura – secondo chi l’ha scoperta – è stata realizzata con tecnica romanica molto probabilmente dalle stesse maestranze pisane chiamate dal Vescovo di Bisarcio a ricostruire, negli anni 1130-1160, la più antica basilica, distrutta da un incendio negli anni precedenti.

“La prosecuzione degli scavi dovrà chiarire quale fosse la funzione di questa struttura”, prospetta Milanese, “realizzata in un momento di particolare disponibilità economica da parte del vescovo di Bisarcio, che oltre a detenere il potere religioso aveva anche un ruolo signorile nei confronti della popolazione dedita all’agricoltura e alla pastorizia, che viveva nei villaggi rurali del territorio della Diocesi di Bisarcio”.

“Inoltre, il ritrovamento di alcuni sigilli in piombo medievali, che saranno avviati al restauro per tentarne una lettura, è particolarmente importante”, aggiunge l’archeologo.

La Diocesi aveva un’intensa attività istituzionale, data anche dai rapporti con il Papato e non solo dai rapporti interni alla Sardegna, che è testimoniata archeologicamente proprio dai sigilli, che certificavano la provenienza delle pergamene della corrispondenza. La nuova campagna di scavo nel sito di Bisarcio è in corso da alcune settimane grazie alla concessione del ministero della Cultura, valida fino al 12 settembre 2023, rilasciata al Comune di Ozieri, con la direzione scientifica dell’università di Sassari e la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Collabora anche la diocesi di Ozieri. Il materiale raccolto – anticipa il comune di Ozieri – servirà per una prossima pubblicazione dell’università, che farà il punto sulle conoscenze acquisite in questi dieci anni di indagini a Bisarcio.