Ritorno alla vita, a Napoli le opere mistiche di Bill Viola

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di Fiorella Franchini

Italo-americano, Bill Viola, nato nel Queens nel 1951, è  fra i più importanti artisti nell’ambito della video arte, una forma artistica creata negli anni Sessanta dallo sviluppo della tecnologia e diventata sempre più raffinata grazie all’uso di strumenti sofisticati. Una tecnica originale, astratta, spesso irriverente e provocatoria che, tuttavia, permette una narrazione intensa e sconfinata.  Le installazioni video di Viola utilizzano tecniche all’avanguardia e sono esposte in musei e gallerie di tutto il mondo e in molte collezioni private. 

La sua arte mette in connessione le due realtà che s’intrecciano nella nostra contemporaneità, quella umana e quella digitale, per indagare il senso dell’esistenza attraverso la scienza. Il suo obiettivo è quello di rappresentare le infinite sfumature dell’animo, le immagini ancestrali, i processi di nascita, di crescita e morte, la fede. A Napoli, l’artista sceglie la Chiesa del Carminiello a Toledo, che riapre per l’occasione mostrando ai visitatori il pavimento in maiolica, opera della Bottega di Giuseppe e Donato Massa, mastri riggiolari, famosi per aver realizzato il Chiostro Maiolicato di Santa Chiara. In mostra fino all’8 gennaio 2023, cinque video-opere selezionate dal Bill Viola Studio: Earth Martyr, Air Martyr, Fire Martyr e Water Martyr, derivate dall’installazione video permanente su larga scala Martyrs inaugurata nella Cattedrale di St. Paul a Londra, nel maggio del 2014, e Three Women del 2008, parte della serie Trasfigurazioni.  Sono veri e propri quadri viventi che ipnotizzano attraverso una combinazione spettacolare di maestria e contenuti. Nel buio della chiesa, ai lati dell’altare, le immagini appaiono e si muovono lentamente. La loro temporalità è diversa rispetto alla nostra dimensione soggettiva, impongono attenzione, pazienza, attesa di un’intuizione della mente o dell’anima, affinché il pensiero si apra sull’indefinito senza essere indirizzato da preconcetti. In tal modo lo spettatore non è più tale, entra a far parte dell’opera stessa in una fusione che recupera il senso sacro dell’Arte. La proiezione rallentata consente di vedere i dettagli, di percepire i significati e la coscienza di sé. Non a caso Viola ha indirizzato la sua creatività verso il tema del misticismo, quel sentimento di contemplazione, di adorazione proprio della dimensione del sacro o della divinità, che implica un’esperienza diretta al di là del pensiero logicodiscorsivo e permette di trovare un comun denominatore tra radici diverse, sia nell’arte orientale che in quella occidentale, e in differenti tradizioni spirituali, tra il buddismo zen, il sufismo islamico e la mistica cristiana.  I primi quattro schermi al plasma sono verticali e a colori, mostrano quattro persone messe alla prova dagli elementi della natura: Terra, Aria, Fuoco e Acqua. Nel primo, un uomo in piedi con la testa chinata è investito da una colonna di sabbia che sale verso l’alto, nel secondo una donna è appesa per i polsi a una corda e ha le caviglie legate; un forte vento la fa ondeggiare. In un altro schermo un uomo sta seduto in mezzo alle fiamme e nell’ultimo sta appeso per i piedi ed è immerso in una cascata d’acqua. Martiri, testimoni della capacità di sopportare il dolore, simbolo di una fedeltà estrema a un principio. Non paura della fine, bensì “ l’ideale di azione: forza d’animo, perseveranza, resistenza e sacrificio fino all’accettazione della morte”.  In Three women, una madre e le sue due figlie interpretate da Anika, Cornelia, Helena Ballent, si avvicinano lentamente a un confine invisibile nel grigio cupo e spettrale di uno spazio oscuro, attraversano un muro d’acqua alla soglia tra la vita e la morte e si muovono verso la luce, trasformandosi in esseri viventi di carne e sangue. Quando è tempo di tornare indietro la madre e poi le figlie si muovono piano, ognuna tentata di dare un’altra occhiata al mondo prima di scomparire nelle nebbie del tempo, a significare il lento processo interiore di trasformazione. Viola sa già che “L’uomo religioso del futuro dovrà essere un mistico, uno che ha fatto esperienza, oppure non sarà affatto religioso”. Bill Viola cerca la profondità non il facile intrattenimento e queste sue rappresentazioni sono di potente intensità, non lasciano indifferenti neppure il visitatore meno avvezzo alle video performance, moderna frontiera di un sentimento artistico che indaga con nuovi linguaggi l’interiorità e gli archetipi collettivi.  Una ricerca atavica e perenne dalla quale non potremo mai sottrarci perché è al trascendente, è all’infinito che vogliamo tornare.