La lezione di Mario Draghi a Rimini

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MARIO DRAGHI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Mercoledì a Rimini, al convegno di Comunione e Liberazione, è intervenuto il Primo Ministro, Professor Mario Draghi. La sua comunicazione, se non è stata una lectio magistralis, le è andata molto vicino. Non è stato un intervento a braccio bensì la lettura di un documento in cui ogni concetto era il distillato di un argomento di ampia portata e le parole che lo esprimevano erano state misurate con il calibro. Accolto all’arrivo da un lungo e caloroso applauso, ha descritto da una postazione singola quanto il suo governo avesse fatto e stesse continuando a fare per non lasciare incompiute all’esecutivo che verrá. Altrettanto caloroso è stato il commiato datogli dai presenti, dopo che aveva concluso la sua prolusione augurando buon lavoro al governo che verrà e dicendosi convinto che l’Italia riuscirá a andare oltre la brutta avventura che sta attraversando, anche se a costo di sacrifici non comuni. Non è piacevole già il solo accennare una qualsiasi forma di confronto con l’accaduto del giorno precedente, ma la differenza balza agli occhi prepotentemente da sola. Una sola considerazione per chiudere l’argomento: l’intervento del Capo del Governo ha descritto una strategia, quelli degli ospiti del giorno precedente una pluralità di azioni tattiche, talvolta anche non collimanti tra esse stesse. Mercoledì si è verificato un’ altro evento, questo di diverso genere e tutt’altro che gradevole: alla borsa di Amsterdam l’unità di misura del gas ha superato la soglia psicologica dei 300 euro, anche se prima che chiudesse la seduta la quotazione è scesa al di sotto della stessa. Ciò che preoccupa maggiormente gli italiani e che appanna le previsioni positive del Premier è l’atteggiamento della EU. La commissaria Von del Leyen e i suoi stretti collaboratori stanno rimarcando sempre piu l’inevitabilitá di un razionamento da parte di ciascuno stato membro della distribuzione di quel combustibile entro il limite del 15%. Ciò significa che ogni sistema socio-economico della EU si troverà a disporre e gestire una quantitá minore di energia a un costo aumentato iperbolicamente anche se il confronto venga fatto con quello di appena sei mesi prima. Volendo riportare le considerazioni ascoltate alla bocciofila, esse sostenevano che, passi per il freddo che sarà avvertito maggiormente, per difendersi dal quale sarà necessario adottare un abbigliamento più pesante anche al chiuso, che succederà per la produzione? La risposta, seppure data con la serenità che è possibile conservare in tali situazioni, è che la recessione sta gia bussando alla porta. Se prima del Covid e della guerra la mente sarebbe corsa senza indugio alla diminuzione del PIL, attualmente si focalizza su uno degli effetti più rilevanti di tale fenomeno economico, il drastico calo dell’occupazione. Essa è solo un aspetto delle più drammatica situazione già in atto e che rischia di crescere a dismisura: quella che gli studiosi della materia indicano con l’espressione disagio sociale che, tradotto in termini più immediati, suona come discesa nell’indigenza o passaggio allo stato di povertà di una parte rilevante della popolazione. Da aggiungere che questa situazione si verifica non solo per chi ha perso il lavoro ma anche per coloro che, pur avendo la fortuna di averlo conservato, con la sua retribuzione non riescono a far fronte alle esigenze primarie. La situazione è estremamente complessa, ciononostante quanti rappresentano gli italiani a Roma e a Bruxelles danno l’idea di non aver messo bene a punto la gravità del problema. Tale situazione sta assumendo giorno dopo giorno sempre più le caratteristiche di un ordigno a tempo, vale a dire a una bomba sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Nel frattempo ci saranno state le consultazioni elettorali e qualcosa dovrà pure venirne fuori. Il Premier Draghi, da Rimini, ha raccomandato caldamente agli italiani di esercitare il loro diritto dovere il 25 settembre, recandosi alle urne. Aggiungendo che da tale comportamento e quindi dai risultati del voto dipenderà molto la soluzione dei problemi che assillano il Paese. Del resto in campagna, quando si deve discutere un argomento che interessa più persone, si fa di tutto per non mancare alla riunione. Una regola non scritta del mondo rurale, osservata con scrupolo dagli appartenenti allo stesso, vuole che l’assente abbia sempre e comunque torto. Sarà bene regolarsi di conseguenza.