I leader sul palco di CL: molte parole, nessuna strategia. E gli italiani stanno a guardare, ma fino a quando?

ANTONIO TAJANI ETTORE ROSATO MAURIZIO LUPI ENRICO LETTA GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI GIORGIO VITTADINI LUCIANO FONTANA LUIGI DI MAIO

Il sincronismo che si è verificato martedì tra due eventi di impatto rilevante su buona parte degli italiani ha davvero del soprannaturale.
Ciò è comprensibile, stante la situazione in cui si è concretato in un contesto definibile con un eufemismo a un passo dal Paradiso, il meeting annuale di Comunione e Liberazione. Al sodo: la presentazione delle liste elettorali si è chiusa giusto in tempo perché i rappresentati di ciascuna di esse, tutti insieme, potessero essere presenti a Rimini sul palco del convegno appena citato, che ogni anno si tiene sempre di questi tempi. Nelle edizioni passate si era assistito, oltre alle prolusioni o interviste che definir le si voglia, di singoli personaggi di rilevanza sociale, anche a confronti a più voci su argomenti di attualità di ampia portata. Quella di quest’anno ha visto sul palco, tutti insieme e appassionatamente, i leader degli schieramenti in campo per la prossima tornata elettorale. Tranne uno, il Professor Conte che, richiesto del motivo della sua assenza, ha risposto di non essere stato invitato. Del resto tale sua decisione non deve assolutamente meravigliare in quanto, con la stessa nonchalance, animato dal fuoco profano della presunzione tendente al comportamento di un castigamatti di quartiere, ha messo il premier Draghi in condizioni di doversi dimettere. Se uno si sofferma a riflettere su cosa facesse il novello Brancaleone prima di essere coinvolto in politica, non può evitare di andare con la mente alla lapidaria espressione latina “sutor, ne ultra crepidam”, non si avventuri il ciabattino oltre la caviglia. Ritornando a Rimini, la recita messa in scena dai protagonisti per quel giorno dovrebbe aver fatto capire agli italiani e non solo a loro, il vero spirito della campagna elettorale, vale a dire che sarà una corsa per accaparrarsi “li meglio posti”. Non che tale componente fosse completamente assente nelle tornate elettorali precedenti, ma questa volta essa è sfacciatamente la motivazione principale di ciascun candidato. Quel che é peggio, lo si è potuto constatare sul litorale romagnolo, i programmi esposti da ciascuna formazione politica altro non sono che fiumi di parole, perlopiù messe una dopo l’altra senza nessuna motivazione logica plausibile. A Rimini lor signori hanno espresso senza ritegno di mancare di un piano di azione propositivo: hanno richiamato alla memoria i comizi e le promesse strabilianti che faceva il Comandante Lauro negli anni ’60 nel corso delle sue performance per la conquista della poltrona di sindaco di Napoli. Le questioni che realmente stanno affliggendo e continueranno ancora a lungo a affliggere gli italiani, sul palco di Cielle sono state affrontate prendendo gli argomenti molto alla larga e senza proposte concrete delle azioni da svolgere. Mercoledì sarà il turno dell’ancora premier Draghi che esporrà quale sia stata l’azione del governo da lui presieduto e i risultati ottenuti. Sarà lui solo a parlare da quella tribuna, mentre martedì sono stati in tanti a dar spettacolo. C’è molta attesa per quanto il professore dirà in quella sede. Una cosa è però certa: il confronto sarà impari e non sarà certamente Draghi la parte che dovrà temerlo. Intanto il piatto piange perché lo scombussolamento totale dell’economia, non solo il caro energia, sta preparando per gli italiani un periodo, che non si prevede breve, di lacrime e sangue. A nulla varrà nei prossimi giorni da parte degli aspiranti parlamentari il tentativo di indorare la pillola. Il popolo riesce a digerire le difficoltà da affrontare, seppure enormi, ma è fermo nel respingere ogni tentativo di inganno. Le sue reazioni a tale comportamento da parte delle istituzioni può indurlo a levate di spade di proporzioni difficilmente quantificabili. La storia è piena di tali episodi e ciò dovrebbe indurre quanti di competenza a adoperarsi per evitare che si ripetano ancora.