Quarto Forum economico franco-italiano, MEDEF e Confindustria rilanciano l’alleanza su 3 priorità

158
in foto da destra il presidente Confindustria Carlo Bonomi e il presidente di Medef Geoffroy Roux de Bézieux

In occasione del quarto Forum economico franco-italiano del 12 luglio a Parigi, i Presidenti di MEDEF e Confindustria riaffermano la volontà delle due organizzazioni di rafforzare ulteriormente la loro collaborazione e di elaborare proposte concrete per alimentare il dialogo con le Istituzioni europee e con i governi francese e italiano. La cooperazione bilaterale tra i due Paesi è più forte che mai, come dimostra la firma del Trattato del Quirinale lo scorso anno. MEDEF e Confindustria sono pronti a
contribuire a questo processo.
A seguito della pandemia, gli imprenditori francesi e italiani hanno dovuto affrontare sfide senza precedenti, come l’impatto dell’aumento dei costi energetici su famiglie e imprese, le interruzioni alle catene di approvvigionamento e la carenza di materie prime. In questo contesto, il Mediterraneo deve riguadagnare la giusta centralità con una strategia economica condivisa con i nostri principali partener della regione, a partire da Spagna e Grecia. “Chiediamo ai nostri governi di farsi promotori di questo rilancio, promuovendo iniziative nel campo dell’energia e della difesa, oltre che rispetto alla politica migratoria.
La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato queste tendenze, che hanno ripercussioni dirette sulle economie europee. L’Ucraina era un importante esportatore di materie prime in Europa. Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha risposto a queste sfide e continua a reagire alle crisi dimostrando unità e senso di urgenza. Nonostante le gravi conseguenze economiche dell’aggressione russa in Ucraina, i nostri Paesi sono uniti e pronti a collaborare per affrontare questa situazione critica e per sostenere l’Ucraina in quella che si prevede sarà una ripresa difficile. I leader delle imprese francesi e italiane sostengono le sanzioni europee contro la Russia e sottolineano come il rispetto dello stato di diritto è essenziale per garantire relazioni commerciali affidabili”. A sostenerlo una dichiarazione congiunta di Geoffroy Roux de Bézieux, presidente di MEDEF, e di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. “Nonostante l’impatto dell’attuale contesto geopolitico – prosegue la nota -, è necessario proseguire nell’attuazione dei nostri Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR). Per quanto riguarda la doppia transizione verde e digitale, la Commissione europea ha confermato gli obiettivi ambiziosi e ha chiesto di accelerare il processo di transizione. Sosteniamo pienamente questo obiettivo e siamo determinati a sviluppare, produrre ed esportare soluzioni competitive per raggiungerlo. Tuttavia, le aziende sottolineano la
necessità di evitare iniziative che non considerano la fattibilità operativa degli obiettivi posti, imponendo requisiti con tempistiche irrealistiche. Imponendo eccessivi oneri alle aziende nel mercato interno, i legislatori europei rischiano di ostacolare la doppia transizione e di compromettere la creazione di posti di lavoro, che invece vanno salvaguardati con azioni incisive volte a ridurre il costo del lavoro, evitando di innescare la spirale di aumento prezzi-salari, che creerebbe ulteriore spinta inflazionistica. È fondamentale creare un ambiente favorevole per promuovere gli investimenti e l’innovazione in un mercato unico funzionante e senza barriere”. “I processi decisionali europei devono essere più snelli – proseguono i due presidenti -, si rende quindi necessario l’abbandono definitivo della regola decisionale dell’unanimità a livello europeo. L’applicazione dei principi di ‘better regulation’ alle attività economiche e alle leggi sulla diversificazione del mercato è fondamentale per migliorare la nostra resilienza, sia in termini di offerta (materie prime) che di domanda (nuovi clienti e opportunità commerciali). In qualità di Presidenti delle nostre Federazioni nazionali, chiediamo ai leader europei di considerare le molteplici implicazioni sulla competitività dell’economia europea delle politiche in considerazione o quella già attuate. Tutte le proposte dovrebbero
essere accompagnate da una valutazione d’impatto che preveda l’analisi di scenari e opzioni alternativi, così da poter compiere una scelta normativa consapevole. Ciò è fondamentale per stabilire un percorso di transizione economicamente e socialmente praticabile, al fine di raggiungere gli obiettivi del 2030 e del 2050. Le discussioni tra gli imprenditori francesi e italiani sulla transizione energetica, sul finanziamento della
duplice transizione verde e digitale e sui temi legati alla difesa, alla sicurezza e allo spazio hanno evidenziato diverse priorità, come l’importanza dell’autonomia strategica aperta in un contesto internazionale sempre più complesso”.
Di qui affermano: “Gli imprenditori francesi e italiani, così come l’intera comunità industriale europea rappresentata dalla nostra associazione europea BusinessEurope, sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità, a investire e a innovare. Chiediamo alle Istituzioni europee e ai governi francese e italiano di riconoscere gli sforzi senza precedenti richiesti alle imprese europee per riprendersi dalle crisi passate e in corso. È necessario offrire loro un sostegno adeguato per rimanere competitive, essere in grado di crescere e
garantire condizioni di sicurezza economica per i loro dipendenti, clienti e fornitori”.

A tal fine, i presidenti annunciano di aver fissato tre priorità:

1. Sostenere la transizione energetica in presenza di shock geopolitici in Europa
➢ Nuove misure energetiche a breve termine con effetti strutturali Il legislatore europeo dovrebbe intervenire tempestivamente per affrontare le conseguenze che la guerra
ha avuto sui prezzi dell’energia, a causa della dipendenza dal gas russo. La situazione attuale può essere l’occasione per unire misure che generano benefici a breve termine per il sistema industriale, a iniziative che generano effetti strutturali positivi per le imprese. Questa riforma potrebbe essere realizzata attuando una strategia di decarbonizzazione a lungo termine, la realizzazione di un mercato comune del gas, per contribuire all’abbassamento dei prezzi e alla realizzazione delle infrastrutture mancanti, come il
collegamento tra la Spagna e il resto dell’Unione europea. La Commissione europea dovrebbe quindi promuovere misure per il rilascio di energia (gas ed elettricità) accelerando lo sviluppo di schemi demand side response e di contratti energetici a lungo termine. Per finanziare questi interventi, è necessario un meccanismo di solidarietà europeo di sovvenzioni e prestiti sul modello del programma “Next Generation EU”.

Riforma del mercato elettrico
Con il Pacchetto Energia Pulita e il Pacchetto Fit-for-55, l’Europa ha fatto dell’elettricità l’elemento portante del processo di decarbonizzazione dell’UE. Le Istituzioni europee dovrebbero riconsiderare i meccanismi di funzionamento dei principali mercati elettrici europei, sviluppati negli ultimi vent’anni. Le principali borse elettriche dell’energia si basano sul sistema del prezzo marginale. Questo meccanismo può essere utile in una prospettiva di breve termine, ma non affronta le sfide di mercato di lungo periodo della transizione energetica (ad esempio la valorizzazione dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili o
da impianti nucleari). È necessario rivedere rapidamente la gestione del mercato elettrico, adottando nuovi meccanismi per stabilire i prezzi dell’elettricità nei mercati energetici a lungo termine che diano il giusto valore alle tecnologie emergenti e sostenibili.

2. Finanziare la duplice trasformazione verde e digitale
➢ Una massiccia mobilitazione di finanziamenti pubblici e privati per sostenere la transizione verde La transizione ecologica va di pari passo con la trasformazione del nostro modello economico. Le sfide ecologiche ed economiche devono essere affrontate insieme, all’interno di una politica industriale europea finalmente all’altezza delle sfide globali, diversamente da quanto accaduto finora. Il costo di una mancata azione in ambito climatico, che ammonterebbe a diverse centinaia di miliardi di euro, non è un’alternativa praticabile. Pertanto, è necessario pianificare investimenti e finanziamenti per accelerare l’attuazione della transizione ecologica entro il 2030. Questi investimenti consentiranno alle
aziende e alla società di adattarsi a un modello di produzione più ecologico e, in ultima istanza, di cambiare le nostre modalità di consumo. Per creare le giuste condizioni per gli investimenti, è necessaria un’adeguata politica di incentivi. Da un punto di vista finanziario, dovremo concentrarci sull’aiuto che può essere fornito alle aziende e alle famiglie per compiere questo passo. Sappiamo che questa transizione ecologica, essenziale per mantenere la competitività delle nostre imprese, non sarà sempre facile (o indolore). Il contraltare di questi sforzi e investimenti sarà la creazione di posti di lavoro. Uno dei modi migliori per finanziare la decarbonizzazione delle aziende sarebbe quello di abbassare le
tasse sulla produzione per incoraggiare l’innovazione. Inoltre, l’Europa non può perseguire l’obiettivo di decarbonizzazione da sola. Dobbiamo evitare di creare un divario di competitività con i nostri vicini extraeuropei. Gli imprenditori francesi e italiani sostengono
quindi il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, che va in questa direzione. Questo nuovo strumento deve essere introdotto con attenzione, considerando i suoi effetti sulle nostre economie.
La necessità di investire è urgente: non solo per raggiungere una crescita sostenibile riducendo le emissioni di CO2, ma anche per rimanere competitivi nella corsa globale allo sviluppo di tecnologie verdi. La nostra sovranità dipende dall’innovazione in termini di economia sostenibile e dalle esportazioni di tecnologie verdi. Tutte le soluzioni tecnologiche che permettono all’Unione Europea di raggiungere i suoi obiettivi climatici e ambientali devono essere implementate. Supportiamo dunque l’introduzione di gas e nucleare nella tassonomia e accogliamo con favore l’adozione dell’atto delegato complementare.
In una prospettiva più ampia, sollecitiamo una cooperazione più stretta tra i settori pubblico e privato per creare un effetto leva sugli investimenti attraverso finanziamenti pubblici e garanzie.

Il finanziamento è una leva fondamentale per la transizione digitale
Le sfide per cogliere le opportunità offerte dall’innovazione digitale nei prossimi anni sono molteplici, specialmente dal punto di vista economico, sociale e ambientale. L’innovazione tecnologica e digitale è una forza trainante per lo sviluppo dei territori e delle comunità imprenditoriali europee. Gli imprenditori francesi e italiani ne sono consapevoli e sono convinti che la digitalizzazione e l’adozione di tecnologie digitali innovative possano svolgere un ruolo chiave nel migliorare la competitività delle proprie aziende, consentendo loro di aumentare la redditività delle loro attività e di garantire lo sviluppo dei loro modelli
di business. Sebbene il contesto attuale sia favorevole al finanziamento della transizione digitale e offra interessanti opportunità, il fabbisogno di finanziamenti delle imprese rimane significativo, poiché la trasformazione digitale delle aziende europee richiederà un investimento annuo di circa 125 miliardi di euro. È quindi essenziale rivalutare le politiche pubbliche per garantire l’efficacia e la sicurezza dei finanziamenti privati finalizzati a:
• Sostenere il finanziamento della rete Internet europea per ridurre al minimo le aree senza banda larga che rallentano i progetti di innovazione prima ancora di considerarne il finanziamento;
• Garantire la protezione dell’economia digitale dell’Unione europea e rafforzare il livello di
resilienza informatica delle imprese e del sistema giudiziario nel campo della sicurezza
informatica. La sicurezza informatica è diventata uno degli elementi chiave della transizione
digitale europea e, a causa del suo impatto significativo sulle imprese e sulla società,
condizionerà il futuro delle politiche di difesa e sicurezza degli Stati membri;
• Promuovere le competenze digitali della forza lavoro per colmare le lacune attuali. Ciò è
essenziale per trarre vantaggio dai grandi sviluppi delle tecnologie chiave, come l’intelligenza artificiale, l’elaborazione dei dati, il Quantum e il cloud computing. Senza queste competenze digitali, la capacità di crescita e innovazione delle imprese europee sarà ostacolata.

Sostenere gli investimenti per la trasformazione industriale
Per affrontare le sfide climatiche e digitali è necessario sostenere adeguatamente gli investimenti in R&S, condizione necessaria per sviluppare le tecnologie europee ed evitare il rischio di doverle acquistare al di fuori dell’Unione europea. Chiediamo ai nostri Paesi di definire meccanismi specifici di sostegno e di cooperazione pubblico-privata che siano anche in grado di proseguire il percorso di sviluppo industriale avviato nell’ambito di progetti finanziati da strumenti europei, come gli Important Projects of Common European Interest (IPCEI) o l’iniziativa “Chips Act”.
Dobbiamo fare in modo che le imprese europee non si trovino in una situazione di svantaggio competitivo rispetto ai loro colleghi internazionali. In questa logica:
• Riteniamo importante assumere una posizione di apertura nei confronti di ulteriori adeguamenti delle norme dell’Unione europea sugli aiuti di Stato.
• È inoltre importante che le banche e le compagnie assicurative possano finanziare
adeguatamente la trasformazione industriale. A questo proposito, la regolamentazione
finanziaria e le norme in materia di finanza sostenibile devono essere strutturate in modo da rafforzare il contributo del settore privato al finanziamento della transizione, mentre le norme aggiuntive per accelerare la trasformazione ESG devono essere valutate attentamente, per evitare di compromettere l’impegno del settore finanziario nel sostenere le imprese che affrontano la transizione. In questo contesto, la finalizzazione delle regole di Basilea III a livello europeo, pur garantendo la stabilità finanziaria, dovrebbe tenere conto delle specificità europee e non dovrebbe comportare aumenti significativi dei requisiti di capitale. Inoltre, il credito bancario non dovrebbe subire pressioni ed è necessario che, con la ripresa della crescita economica, le banche siano in grado di soddisfare le esigenze di finanziamento delle imprese.
Si tratta di un aspetto fondamentale, poiché la transizione verde e digitale richiederà investimenti significativi da parte delle imprese europee, che dovranno essere finanziati anche dalle banche.
• La revisione di Solvency II dovrebbe sostenere gli investimenti a lungo termine che sono una necessità assoluta per la ripresa e il futuro dell’Europa e la sua trasformazione digitale e ambientali. Di conseguenza, essa dovrebbe tollerare un certo livello di flessibilità e di rischio che gli assicuratori non sarebbero disposti a sopportare se i vincoli e le sanzioni associate fossero troppo forti, soprattutto per quanto riguarda il costo del capitale, l’aggiustamento della volatilità,
la rendicontazione dei rischi e la supervisione del gruppo.
• Esortiamo i nostri governi a sostenere attivamente l’attuazione dell’Unione dei mercati dei
capitali e la realizzazione dell’Unione bancaria, al fine di instaurare una vera Unione economica e monetaria.
• Per quanto riguarda specificamente la sostenibilità, pur accogliendo con favore il lavoro in corso dell’EFRAG sugli standard di rendicontazione, sottolineiamo la necessità di accelerare la definizione di standard volontari semplificati per le PMI e l’importanza cruciale di definire una linea di riferimento globale di standard di rendicontazione sulla sostenibilità. Inoltre, gli
investimenti non dovrebbero essere ostacolati da criteri di diligenza e da obblighi troppo onerosi di rendicontazione sulla sostenibilità, che rischiano di gravare in modo inefficiente sulle imprese. I due esempi principali sono le iniziative legislative in corso sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità e sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità. La prima rischia di introdurre nuovi obiettivi difficilmente raggiungibili e misurabili, mentre la seconda introduce nuovi obblighi più ampi accompagnati da standard di rendicontazione molto complessi e dettagliati.

3. Sviluppo di sinergie nei settori dei trasporti, della difesa, della sicurezza e dello spazio
Le nuove minacce, il riarmo globale, il riorientamento strategico e la guerra in Ucraina hanno posto la questione della difesa e della sicurezza al centro delle nostre preoccupazioni. Il Trattato del Quirinale è un passo importante verso il rafforzamento della cooperazione bilaterale tra Francia e Italia e rappresenta un modello di guida per la cooperazione europea. Come Presidenti di MEDEF e di Confindustria, sosteniamo questo accordo, a testimonianza della profonda amicizia tra i nostri due Paesi. Inoltre, il partenariato franco-italiano dovrebbe contribuire a rafforzare l’Unione europea in un
momento in cui soffre di conflitti alle sue frontiere. Il Trattato del Quirinale consolida le relazioni esistenti tra le delegazioni degli armamenti francesi e italiane, stabilendo una tabella di marcia comune.
Le sinergie operative tra i nostri due Paesi devono quindi essere intensificate, in particolare nei settori navale, dei sistemi missilistici, delle forze spaziali e delle munizioni di nuova generazione. Le industrie della difesa francesi e italiane sono pronte a nuove cooperazioni e a roadmaps comuni, avendo già dimostrato che tale cooperazione può essere fruttuosa, come dimostrato da progetti quali la creazione nel 1982 di ATR (Avion de Transport Régional/Aerei di Trasporto Regionale) da parte di Airbus e Leonardo, il lavoro congiunto di queste due aziende sulla prossima generazione di elicotteri militari e la collaborazione tra Ariane e AVIO nel campo dei lanciamissili.
Questa collaborazione non può essere realizzata senza un miglioramento significativo delle
infrastrutture materiali e immateriali dell’Unione. Le nostre organizzazioni sono quindi determinate a sostenere il completamento della rete di trasporto transeuropea (TEN-T) e i grandi progetti infrastrutturali, in particolare la linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino, un tassello mancante nel corridoio mediterraneo. Si tratta di un progetto eccezionale che risponde al triplice obiettivo della competitività economica, della salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo regionale. I partenariati franco-italiani nei settori del trasporto terrestre, ferroviario, marittimo e aereo daranno forma all’Europa
di domani e sono essenziali per sviluppare la solidarietà economica e territoriale tra i nostri due Paesi e per rafforzare la nostra comune attrattiva internazionale. MEDEF e Confindustria sono determinati a promuovere un dialogo permanente tra tutti gli attori
economici francesi e italiani. Le nostre aziende sono pronte ad adattarsi alle nuove sfide del nostro tempo e a contribuire a una visione rinnovata dell’Europa.