Addio a Paolo Grossi, rinnovatore degli studi della storia del diritto e presidente emerito della Consulta

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in foto Il presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Grossi uno dei quattro presidenti della Corte ad insegnare al Suor Orsola nei primi 20 anni della Facoltà di Giurisprudenza

Il giurista Paolo Grossi, rinnovatore degli studi della storia del diritto italiano, presidente emerito della Corte costituzionale, che ha guidato tra il 2016 e il 2018, è morto a Firenze all’età di 89 anni. Era professore emerito di Storia del diritto medievale e moderno dell’Università di Firenze, dove ha svolto quasi tutta la sua prestigiosa carriera accademica. I funerali si svolgeranno mercoledì 6 luglio nella basilica fiorentina della Santissima Annunziata. La notizia della scomparsa è stata annunciata dalla stessa Consulta e dall’Ateneo fiorentino dove ha insegnato per oltre 40 anni. Nato a Firenze il 29 gennaio 1933, Grossi si è laureato in Giurisprudenza presso l’Ateneo fiorentino nel 1955 con Ugo Nicolini ed ha iniziato subito la sua attività di ricerca scientifica nel campo della Storia del diritto italiano. Nell’anno accademico 1960-1961 è professore incaricato presso l’Università di Siena; dal 1963 al 1966 è ordinario nell’Università di Macerata, dove, dal 1964 al 1966, è preside della Facoltà di Giurisprudenza. Dal 1966 è ordinario di Diritto comune, e, poi, di Storia del diritto italiano nell’Università di Firenze; dal 1972 al 1975 è preside della Facoltà di Giurisprudenza. Nel 1979 (e fino al 1986) è stato rappresentante dei docenti ordinari delle Facoltà giuridiche italiane nel Consiglio Universitario Nazionale. Dal 1989 al 1998 è stato membro del ‘Fachbeirat’ del Max-Planck-Institut fur europaische Rechtsgeschichte di Frankfurt-am-Mein. Ha lasciato il ruolo di professore ordinario dell’Università di Firenze nel 2008. Grossi ha fondato nel 1971 e diretto sino a tutto il 2002 il Centro studi per la storia del pensiero giuridico moderno, fondando anche i “Quaderni fiorentini” attorno ai quali si è raccolta un’intera comunità scientifica.
Paolo Grossi è stato socio nazionale della Accademia dei Lincei e ha fatto parte di numerose Accademie nazionali (fra cui l’Accademia dei Georgofili e La Colombaria) ed estere. Nel 2007 ha ricevuto il Fiorino d’oro dalla città di Firenze per il “mirabile contributo allo sviluppo del pensiero giuridico moderno”. Nel 2009 è stato nominato dal presidente della Repubblica giudice della Corte Costituzionale, della quale dal 24 febbraio 2016 al 23 febbraio 2018 è stato presidente. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle università di Francoforte sul Meno, Stoccolma, Università Autonoma di Barcellona, Università Autonoma di Madrid, Siviglia, Bologna, l’Ateneo dello Stato del Michoacan (Messico), Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Universidade Federal do Paranà, Università di Macerata. Paolo Grossi ha segnato la storia del diritto italiano con importanti innovazioni: sino al suo arrivo, nel mondo universitario la storia del diritto era storia del diritto medioevale; con lui quel “grande polmone storico” si apre al moderno e sino al contemporaneo, e muta anche – con il suo arrivo al Consiglio Universitario Nazionale – il nome stesso della disciplina accademica. Fermamente convinto del dialogo interdisciplinare e della unitarietà della scienza giuridica, Grossi ha applicato la propria attività di studioso a un diritto socialmente orientato ed analizzato all’interno della dimensione costituzionale.
Grossi ha donato all’Ateneo fiorentino la sua biblioteca: il fondo librario si trova a Villa Ruspoli e conta circa 10.000 volumi di diritto italiano, con un’ampia rappresentanza di letteratura giuridica straniera, in particolare dell’area tedesca, francese, spagnola e latinoamericana. L’attuale presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, così ha ricordato il suo precedessore: “Pochi studiosi sono stati maestri autentici come lo è stato Paolo Grossi: per i suoi scavi insuperati nelle radici e nel senso attuale del pluralismo giuridico al di là dello statualismo, per la scuola che ha creato attorno a sé, per gli studi che ha animato sulle sue riviste. E infine per il suo ruolo alla Corte costituzionale, dove ha insegnato a tutti noi la ricerca dell’equilibrio e quindi, ovunque possibile, della decisione consensuale; e dove, da Presidente, con la sua naturale e riconosciuta autorevolezza, ci ha presieduto davvero, anche nei momenti più difficili. Lo piangiamo oggi e continueremo a ricordarlo negli anni a venire”.

(di Paolo Martini, AdnKronos)