Banca d’Italia, relazione annuale: burocrazia nel mirino

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In foto Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, legge le considerazioni finali sulla relazione annuale (fonte: sito web di Bankitalia)
Al Nord ci vogliono 415 giorni per realizzare un’opera pubblica, al Sud 475. E’ la stima fornita dalla Banca d’Italia nella relazione annuale. “I lavori pubblici gestiti nel Mezzogiorno presentano tempi di completamento generalmente più lunghi rispetto al Centro Nord- si legge- anche a parità di caratteristiche delle opere. Il divario, presente in tutte le fasi di realizzazione degli investimenti, è proporzionalmente maggiore per il periodo caratterizzato da una più intensa attività amministrativa, ossia quello che intercorre tra la fine della progettazione e l’inizio dell’esecuzione. Il divario è più ampio per i contratti gestiti da Regioni, Province e Comuni”.

Gas russo e Pil, destini incrociati
L’interruzione delle forniture di gas, con un inasprirsi del conflitto ucraino, comporterebbe un forte impatto sull’Italia. Il tasso di crescita si ridurrebbe a meno 0,3 per cento nel 2022 e a meno 0,5 nel 2023. Bankitalia evidenzia anche che per l’Italia ci sarebbero ripercussioni sull’inflazione, che potrebbe toccare quota 7,8 per cento.
Nel 2020 la Russia fornisce all’Italia il 43,3 per cento del gas naturale importato (38,7 per la Ue) e il 52,7 del carbone (45,6 per la Ue), che rappresenta una quota molto contenuta del consumo interno lordo. Per i prodotti petroliferi l’incidenza delle importazioni dalla Russia è inferiore (12,5 per cento per l’Italia, 22,8 per la Ue).
Figli a peso d’oro
Nel periodo 2017-2020, i nuclei familiari composti da due adulti e uno o più figli minori hanno speso in media poco più di 640 euro al mese per mantenere ogni figlio. E’ un altro dei dati contenuti nella relazione annuale della Banca d’Italia. Questo costo comprende:
acquisti di beni e servizi destinati esclusivamente ai figli (alimenti per neonati e rette scolastiche):
– una quota dei consumi rilevati a livello familiare (spese per l’abitazione e per i trasporti). Quasi il 60 per cento della spesa è destinato a soddisfare bisogni primari (alimentari, abbigliamento e spese per la casa, istruzione e salute).
Debito pubblico sempre più made in Italy
La quota del debito pubblico detenuta da non residenti alla fine dell’anno risulta pari al 29,1 per cento (29,9 alla fine del 2020) e, in questa quota, erano compresi:
– i prestiti concessi all’Italia dalla UE attraverso il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (15,9 miliardi);
– lo strumento di finanziamento temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione legati all’emergenza (Sure), pari a 27,4 miliardi.
Allo stesso tempo la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia sale dal 21,6 al 25,3 per cento.
Paola Giordano