Ucraina, svolta nel conflitto. Gli Usa chiamano Mosca: Chiediamo un Cessate il fuoco immediato

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in foto Vladimir Putin

Definirla una svolta è forse esagerato ma per la prima volta dall’inizio del conflitto in Ucraina gli Stati Uniti e la Russia si sono parlati direttamente, senza filtri né intermediari. Il numero uno del Pentagono, Lloyd Austin, ha telefonato oggi al ministro della Difesa di Mosca, Sergey Shoigu, per chiedere ufficialmente “un Cessate il fuoco immediato”. Il rappresentante di Washington ha anche sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo costante con il Cremlino in una fase storica in cui un’ulteriore escalation potrebbe aprire scenari sempre più pericolosi per la stabilità internazionale. Mentre gli Usa auspicano una tregua, per Vladimir Putin le notizie dal fronte non sono positive. E’ stata infatti un’altra giornata di difficoltà per le sue truppe. Secondo il Wall Street Journal l’esercito di Mosca, che nell’ultima settimana ha dovuto arretrate di diversi chilometri dalle posizioni conquistate attorno a Kharkiv, avrebbe addirittura deciso di fermare l’offensiva per conquistare la seconda città ucraina.
Una notizia che, se sarà confermata nelle prossime ore, rappresenterebbe la seconda, clamorosa ritirata del Cremlino. Dopo aver rinunciato alla “presa” di Kiev, dire addio anche alla più popolosa e significativa località russofona, a soli trenta chilometri dal confine, testimonierebbe l’impreparazione di Mosca in questa guerra più lunga e complicata del previsto. Anche in Donbass, l’altro obiettivo dichiarato, i risultati sono ben lontani da quelli preventivati; il tentativo di accerchiamento dei tre centri più importanti, vale a dire Sloviansk, Kramatorsk e Severodonetsk, non ha sortito grandi progressi. Nonostante l’invio, in quest’area, di decine di migliaia di militari, in particolare dal fronte nord abbandonato nelle scorse settimane, l’attraversamento del fiume per arrivare alla parte settentrionale della regione si sta rivelando particolarmente ostico. Mosca prosegue i bombardamenti dall’alto ma le truppe di terra incontrano quotidianamente nuovi ostacoli. Negli ultimi giorni l’esercito ucraino ha distrutto diversi ponti sul Seversky Donets per impedire al nemico di avanzare e le perdite fra i russi diventano sempre più consistenti: mille soldati sarebbero morti in quest’ultima offensiva e decine di carri armati distrutti.
Neanche Mariupol è ancora completamente nelle mani del Cremlino: attorno all’acciaieria continuano i combattimenti ma nonostante l’artiglieria ed il fuoco aereo i soldati di Kiev stanno resistendo. Rimane problematica la situazione dei feriti: diverse centinaia hanno bisogno di cure urgentissime ma la loro evacuazione resta difficoltosa. In questo contesto già complesso, anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dal suo viaggio in Giappone, ha usato toni durissimi verso Mosca parlando di atteggiamenti “vergognosi e inaccettabili. La sicurezza globale è minacciata”, ha detto il rappresentante dell’Ue. L’invasione ad uno stato sovrano “non sta solo scuotendo la sicurezza dell’Europa, ma sta pericolosamente alzando la posta in gioco per il mondo intero”. Nel gioco delle parti non si è fatta attendere la controreplica: “Nel loro desiderio di strangolare la Russia, le potenze occidentali sono pronte a tutto, incluso far resuscitare il nazismo”. Ad affermarlo è stata la rappresentanza del Cremlino presso le Nazioni Unite. Non solo: secondo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, l’Unione Europea si sarebbe trasformata da “piattaforma economica ad attore aggressivo e militante”. Anche per questo, per il governo russo, l’Ue avrebbe aperto le porte all’Ucraina. Kiev ha già rinunciato alla Nato; per Mosca dovrebbe dire no anche a Bruxelles?