Qualcosa in Italia e non solo è cambiata sostanzialmente in questi ultimi giorni. Non certamente in meglio, né è riferito ai fatti che stanno seguendo un corso sempre più esacerbato, con le naturali conseguenze facilmente visibili nei reportage di guerra. Sono i volti rabbuiati e gli atteggiamenti non consueti dei protagonisti, sul campo e nelle stanze dei bottoni, a far aumentare l’angoscia delle popolazioni europee. Nel caso degli Italiani, sono bastate le parole del commissario europeo Gentiloni e del ministro per l’economia Franco a far incupire gli animi, semmai non fossero riusciti a farlo il cattivo tempo e il freddo. Seppur corredate da argomentazioni diverse, quelle che possono essere etichettate come comunicazioni trimestrali sullo stato del Paese e, allargando il campo di osservazione, dell’Europa, non contengono nemmeno un “si, ma…” o un “no però…”. Probabilmente quella attuale è una delle situazioni in cui il piatto di portata è stato servito con la precisazione: “piaccia oppure no, questo passa il convento”. Nel senso che l’essere andato male il primo trimestre dell’anno, soprattutto per l’economia, non resterà purtroppo un episodio contingente almeno fino alla fine del 2022. Di conseguenza fare qualsiasi ipotesi di una seppur minima attendibilità, si rivelerebbe poco più di un esercizio scolastico. Accanto a quanto appena accennato, qualcosa di altrettanto importante sta assillando coloro che sono preposti a governare l”Italia.
Si tratta della realizzazione del piano Ngeu, per l’ Italia messo in opera attraverso il PNRR. Partendo dal dato di fatto che, già prima che si verificassero gli eventi attuali, la dotazione finanziaria era stata giudicata non sufficiente alla realizzazione di quanto programmato, allo stato tale carenza risulta ampliata. È un dato di fatto che quel piano va rivisto alla luce degli eventi recenti, fermi restanti gli obiettivi previsti a suo tempo. Intanto nuove esigenze si sono palesate fin d’ora per la rottura di taluni degli equilibri che tenevano insieme le conformazioni geopolitiche, determinate all’epoca a Yalta e a Parigi. Il problema principale per l’Europa e in particolare per l’ Italia è attualmente l’approvvigionamento energetico. Prodursi in logorroiche dissertazioni su come in passato sia stata gestita la relativa politica per il fabbisogno dello Stivale non porterebbe a nessun risultato concreto. Il problema da risolvere in tutti i suoi aspetti, tra i più importanti quello finanziario, è come si possa approdare al più presto, almeno in parte, al passaggio all’utilizzo massiccio di energie da fonti rinnovabili. Intanto se non ad horas, ma con margini poco più ampi, deve essere turata la falla alla nave Italia prima che non imbarchi acqua o addirittura affondi, cioè reperire altrove combustibili simili a quelli in uso. In una situazione simile, se non peggiore, si trova anche la Germania, nonchè, in misura inferiore, ogni altro paese della EU. Oltre a attingere da paesi produttori fuori dell’OPEC e dai paesi del centro Africa, altro gas allo stato liquido potrebbe cominciare a arrivare da subito dagli USA. A questo punto è necessario chiarire perché l’ uso del condizionale nella frase appena scritta. La risposta è immediata: in Italia esistono pochi gassificatori funzionanti perché le crociate ambientaliste, molte volte di sola maniera, hanno provocato ritardi enormi nella realizzazione di quelle opere. Si dovrà quindi far ricorso al noleggio di gassificatori galleggianti, almeno per tamponare l’emergenza, e non sarà come comprare un sacchetto di caramelle. Il vero vulnus delle operazioni che verranno poste in essere in questo periodo è che non si sono potute prevedere per tempo, nemmeno in forma macroscopica. Quindi prendono le sembianze di opere comandate e il prezzo lo fa chi è incaricato di realizzarle. Nello stesso tempo devono essere realizzate le opere necessarie al passaggio alle energie ottenibili da fonti rinnovabili, anticipando, se possibile, la loro entrata in funzione. Poiché l’Europa e l’Italia in particolare stanno attraversando un periodo di vacche magre, alla sezione della Coltivatori Diretti del villaggio è da tempo che ribadiscono che tale sia realmente la situazione, tutto diventa più difficile. Nel dettaglio non si può al momento, evitando così di perdere tempo, trovare lo strumento finanziario per realizzare gli investimenti richiesti dal nuovo stato delle cose. Nè si può pensare di chiedere a Francesco di intercedere in alto loco per ottenere qualcosa che ricordi la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Per l’occasione da far aumentare a dismisura sarebbero euro e dollari. Ha detto giorni fa a chiare lettere il Capo della chiesa cattolica, che il Paese è governato con follia e non si può fare altro che prendere atto. Si potrebbe provare a chiedere aiuto ai discendenti di Re Mida ma, stando costoro a oriente, una risposta positiva non sarebbe scontata. Si arriva quindi alla conclusione per certi versi calzante sui fatti attuali, cioè a: “quando serve, serve!” per dire che se una cosa è indispensabile, deve essere realizzata senza indugio. E per la tempistica del regolamento delle fatture dei fornitori soccorre il vecchio adagio napoletano:”per morire e per pagare, c’è sempre tempo”.
L’importante è che comunque lo spettacolo possa continuare.