Il livello del mare nel Mediterraneo è aumentato di 1,4 mm l’anno nel corso del XX secolo. L’incremento è accelerato alla fine del secolo e ci si attende continui a crescere in futuro a un tasso simile alla media globale, raggiungendo valori potenzialmente prossimi al metro nel 2100 in caso di un alto livello di emissioni. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Ipcc “Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability” (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi, secondo il quale l’aumento del livello del mare continuerà nei prossimi secoli anche nel caso le concentrazioni di gas serra si stabilizzino. L’innalzamento del livello del mare, sottolinea lo studio, ha già un impatto sulle coste del Mediterraneo e in futuro aumenterà i rischi di inondazioni costiere, erosione e salinizzazione. Le coste sabbiose strette che sono di grande valore per gli ecosistemi costieri e per il turismo sono a rischio di scomparsa. L’adattamento include opere ingegneristiche (di varia scala) e sistemi soft/ecosistemici, oltre all’arretramento della linea di costa. Le opere ingegneristiche, nonostante la loro efficienza, hanno effetti negativi sugli ecosistemi, sull’attrattività turistica delle coste e sui costi economico-finanziari, che le rendono vantaggiose solo per zone densamente popolate. I sistemi soft/ecosistemici sono limitati dalla competizione con altre attività nell’uso del territorio. In molti paesi del Mediterraneo, la pianificazione non risulta prendere in considerazione la possibilità di marcati aumenti del livello del mare.
Ipcc: Impatti altamenti negativi per l’Europa meridionale
Se l’attuale riscaldamento globale di 1,1°C ha già degli effetti sulla natura e le società europee, ondate di calore e siccità più frequenti e “impatti ampiamente negativi” si prevedono nelle regioni meridionali. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Ipcc ”Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability” (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi. Quattro i rischi chiave identificati per l’Europa: mortalità e morbilità delle persone e cambiamenti negli ecosistemi dovuti al caldo; colture sotto stress a causa di caldo e siccità; scarsità di acqua; inondazioni e innalzamento del livello del mare. Secondo il report, il numero di decessi e di persone a rischio a causa del caldo aumenterà da due a tre volte con un aumento della temperatura di 3°C rispetto a 1,5°C. Al di sopra dei 3°C ”ci sono limiti al potenziale di adattamento delle persone e dei sistemi sanitari esistenti”. Il riscaldamento ridurrà lo spazio di habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà irreversibilmente la loro composizione, con una crescente gravità al di sopra dei 2°C. Si prevede che le aree soggette a incendi si possano espandere in tutta Europa. Per la maggior parte delle aree europee nel 21esimo secolo si prevedono perdite sostanziali della produzione agricola. Nell’Europa meridionale, più di un terzo della popolazione sarà esposto a scarsità d’acqua a fronte di un aumento della temperatura di 2°. Sopra i 3°C, si prevede un raddoppio dei costi dei danni e delle persone colpite da precipitazioni e esondazioni dei fiumi. I danni da inondazione costiera si prevede che potranno aumentare di almeno 10 volte entro la fine del 21esimo secolo. L’innalzamento del livello del mare rappresenta una minaccia per l’esistenza stessa delle comunità costiere, in particolare dal 2100.
Un aumento della temperatura globale di 1,5°C e 2°C
Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità inferiore alla richiesta) e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale. Nelle prospettive di un aumento della temperatura globale di 1,5°C e 2°C la scarsità idrica riguarda, rispettivamente, il 18% e il 54% della popolazione. Analogamente, l’aridità del suolo aumenta con l’aumentare del riscaldamento globale: in uno scenario di innalzamento della temperatura di 3°C l’aridità del suolo risulta del 40% superiore rispetto a uno scenario con innalzamento della temperatura a 1,5°C. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Ipcc ”Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability” (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi. L’adattamento attuale si basa principalmente su strutture che assicurino la disponibilità e la fornitura di risorse idriche. L’efficacia di queste strutture sul lungo periodo è messa in discussione poiché creano un circolo vizioso in cui l’approvvigionamento idrico attira sviluppi che ne richiedono l’ulteriore aumento. Inoltre, nel caso di riscaldamento globale elevato, queste strutture potrebbero diventare insufficienti . L’adattamento può inoltre basarsi sulla gestione della domanda della risorsa idrica, con meccanismi di monitoraggio, restrizioni, tariffe, misure di risparmio ed efficienza, gestione del territorio. La maggior efficienza dell’irrigazione ha già ridotto la scarsità d’acqua, in particolare nelle regioni meridionali. Tuttavia, in presenza di elevati livelli di riscaldamento, misure di risparmio idrico e di efficienza potrebbero non essere sufficienti per contrastare la ridotta disponibilità della risorsa.
La siccità estrma colpirà 170 mln di persone
“Una condizione irreversibile di aridità”, è il rischio che corriamo a fronte di livelli più elevati di riscaldamento globale. E’ l’allarme lanciato dal nuovo rapporto dell’Ipcc ”Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability” (Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità) pubblicato oggi.Ad esempio in Europa, questa condizione di aridità colpirebbe una porzione crescente di popolazione: con riscaldamento di 3°C sopra i livelli preindustriali, si stima che 170 milioni di persone saranno colpite da siccità estrema. Contenendo il riscaldamento a 1,5°C, la popolazione esposta a queste condizioni scenderebbe a 120 milioni.