PomoPop, “buatta” d’autore dal cuore di Napoli

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La buatta, come ci ricorda un insuperabile Eduardo in ‘Uomo e galantuomo’ è un francesismo: è la figlia un po’ lazzara della boite, la scatola, dei cugini d’Oltralpe. Ma per tutti a Napoli, la buatta è quello scrigno cilindrico di alluminio che custodisce gelosamente succosissimi pomodori. E mai come in queste ore è protagonista, suo malgrado, di una piccola rivoluzione culturale, naturalmente a Napoli.zuppa A distanza di poco più di 50 anni da quell’operazione che portava Andy Warhol a consacrare la ‘Zuppa Campbell’ trasformandola in una icona dell’arte contemporanea e trasferendola di fatto dagli scaffali del supermercato ai salotti dei collezionisti più raffinati, un’artista napoletana che guarda al re del pop come a un faro della notte, ha riportato in auge il metallico barattolo, trasformando pachini e san marzano, anche se con un’operazione totalmente diversa, in un oggetto d’arte. Protagonisti della vicenda Roxy in the Box, in queste ore alla ribalta delle cronache per il progetto Chatting che sta spopolando nei Quartieri Spagnoli e Mario Avallone, coloratissimo padrone di casa de La Stanza del Gusto che ha fatto del suo ristorante in via Costantinopoli un vero tempio del pop, un luogo dove il cibo -squisito- è coprotagonista assieme a finti trofei di caccia, bambole assassine, neon e nani da giardino. E cosa poteva nascere da questa comunione d’anime se non un POMOPOP? Una personalissima buatta, per l’appunto, in cui il ristoratore mette non solo la sapienza delle mani, ma addirittura la faccia. In un’operazione forse inconsapevole, ma riuscitissima di personal branding Avallone finisce col suo faccione inconfondibile e rassicurante sulle lattine di pomodoro, e da lì sugli scaffali e nelle dispense cittadine, per il piacere –e il divertimento- di coloro che desiderano portarsi a casa dei pomodori con cui confezionare un sugo regale, e al tempo stesso un oggetto d’arte. Il tutto per pochi euro. Non è sfuggito il genio pop della planitassima Roxy neanche ai signori di casa D’Amico, l’azienda conserviera sponsor della XX edizione di Arte Cinema che sulla scia del fortunatissimo Chatting ha scelto di realizzare una limited edition delle sue lattine piazzandoci su proprio i protagonisti degli stencil dei Quartieri. L’invasione della buatta d’autore impone inevitabilmente una riflessione: dove finisce l’oggetto di consumo e dove inizia quello d’arte?roxy E c’è davvero una differenza tra i due? Warhol ci insegnava di no. Che il confine tra l’utile e l’inutile è unicamente dettato dal punto di vista, dal bisogno. Che l’uomo, mezzo secolo fa come oggi, utilizza gli oggetti per trarne piacere, per soddisfare un’urgenza di poesia, di arte, un desiderio che non sempre l’industria, la grande distribuzione dimostrano di cogliere, vomitando di fatto sul mercato oggetti dalla sconsolante banalità. E’ esattamente questo bisogno di bellezza che porta alla nascita di operazioni come POMOPOP, evoluzione della buatta tradizionale, autentica fusione tra il talento artigiano, il gusto antico, la passione per l’arte, il piacere per il divertimento. Se Warhol trasformava una lattina in un oggetto d’arte per il solo fatto di essere un bene di consumo, Roxy e Mario ci raccontano che anche la più comune delle cucine può avere un’urgenza estetica, bisogno che va abbracciato, seguito, assecondato, portando, di fatto, il design in dispensa.