Guerra in Ucraina, Bellezza (Federico II): Putin erede degli zar e dell’Urss, ha una missione geopolitica

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in foto Vladimir Putin

Vladimir Putin sta “rielaborando una missione geopolitica della Russia nello spazio dell’Unione Sovietica, ben oltre l’Ucraina”, uno spazio da dominare, difendere e in cui esportare la propria ideologia (il comunismo ai tempi sovietici, l’ortodossia e il conservatorismo con gli zar, ndr), e approfondisce il credo, espresso nell’articolo pubblicato nel luglio del 2021, “secondo cui l’Ucraina è inesistente come nazione a sé stante”, spiega in una intervista all’Adnkronos Simone Bellezza, docente di Storia contemporanea all’Università Federico II di Napoli, autore del libro, di cui è appena stata pubblicata una versione aggiornata, “Il destino dell’Ucraina, il futuro dell’Europa” (Edizioni Scholè).
“Dal 1991, la Russia avrebbe potuto seguire direzioni diverse per definire una identità nazionale. Putin ha invece scelto esplicitamente di seguire gli zar, implicitamente l’Urss, e e l’idea che il russo trovi la propria identità nel civilizzare altri popoli. il Presidente russo ha dato forma pratica a questo spazio nell”Estero Vicino  che corrisponde a quello dell’Urss”. In questa ottica si capisce perché la Nato deve lasciare i Baltici, ma anche i Balcani, “perché è necessario ricostruire uno spazio slavo più esteso nel quale i russi possano indottrinare e difendere i ‘popoli amici’ dai nemici”. “La Nato non si ritirerà certo dalla Romania e dalla Bulgaria, ma quello che il Cremlino immagina ora è uno spazio Centro europeo dominato dalla Russia e non dall’Alleanza atlantica. Se la Russia vince in Ucraina, l’ago della bilancia pende dall’altra parte ed è per questo che  dall’altra parte, nel centro Europa, i Paesi si stanno muovendo”. La Bielorussia è di fatto rientrata nella sfera di influenza russa. E forse le parole di Putin riguardano anche i Paesi dell’Asia centrale, dove l’inflienza degli Stati Uniti è andata decrescendo.
“La novità del discorso di Putin di lunedì è l’interpretazione della natura federale dell’Urss che il Presidente russo ha condannato apertamente come un errore commesso da Lenin. Ma in un’ora di discorso, il Presidente russo ha confermato che l’Ucraina costituisce un problema di per sé: per questo gli sarà necessario conquistare tutto il Paese. Il problema è identitario. L’Ucraina indipendente e democratica è, in un certo senso, la dimostrazione pratica che anche in Russia potrebbe svilupparsi un sistema analogo”, continua lo storico. “Quando l’Urss crolla, Russia e Ucraina sono due Paesi molto simili, con problemi simili, la privatizzazione dell’economia, gli oligarchi, il disordine sociale. Ma quando Putin arriva al potere – ricostruisce – inizia ad accentrare sempre di più, l’Ucraina invece comincia a cambiare e ci sono una serie di rivolte, nel 2001, con la Rivoluzione arancione del 2004, con Euromaidan, nel 2014. E in otto anni, il senso di appartenenza degli ucraini è diventato ancora più forte. La guerra nel Donbass piuttosto che indebolire il Paese ha sedimentato il senso di identità. E questo è vero anche all’Est. Creando un problema ancora più grande per Putin perché conferma che uno sviluppo diverso avrebbe potuto esserci anche in Russia”. Che invece percorre tutt’altra strada. “Il Paese sta diventando una vera e propria dittatura”. E in parallelo, non è un caso, viene chiusa Memorial (lunedì è attesa la sentenza sul ricorso in appello presentato contro la chiusura, ndr), una organizzazione che lavora moltissimo sull’Ucraina, sia sulla storia del Paese – la carestia, per esempio – che sull’attualità”, la presenza dei russi nel 2014, per esempio, ricorda Bellezza. Non a caso oggi la prima, l’unica, organizzazione che in Russia si esprime “contro la guerra” e chiede “la fine immediata delle azioni militari” sono Memorial Internazionale e il Centro per i diritti umani di Memorial. “La guerra che il regime di Putin ha lanciato contro l’Ucraina è un crimine contro la pace e l’umanità. Questa guerra rimarrà un capitolo vergognoso della storia della Russia”, si legge in un comunicato.
E’ stata anche in Russia estesa a 15 anni la condanna a Yuri Dmitriev, lo storico di Memorial che aveva scoperto le fosse comuni della foresta di Sandarmokh, in Karelia, un sito “dove gli ucraini andavano a commemorare i parenti uccisi negli anni Trenta, un luogo che per questo era diventato, per il Cremlino, un problema. La riscoperta di una località in cui era avvenuto un eccidio che dà una identità all’Ucraina e per giunta all’interno della Russia”. Molti degli ucraini sepolti a Sandarmokh erano fra l’altro gli intellettuali che diedero vita, negli anni Venti del Novecento, a un movimento bolscevico nazionale, la cosiddetta ‘rinascita fucilata’, nucleo di identità dell’Ucraina slegato dal nazionalismo ottocentesco che, in Galizia durante la Seconda guerra mondiale, si avvicina invece al nazi fascismo. Autori di teatro, registi, poeti che hanno cavalcato il periodo di grande sperimentazione vissuto in tutta l’Unione sovietica allora, declinandolo però, diversamente che in altre regioni dell’Urss, in chiave Ucraina. In quel momento, “davvero l’Ucraina è più indipendente, grazie alla politica di Lenin”, sottolinea Bellezza, commentando la frase di Putin, lunedì, secondo cui “Lenin ha creato ed è stato l’architetto dell’Ucraina”. Si tratta di un filone di nazionalismo che arriverà fino agli anni Novanta. “un nazionalismo di impronta bolscevica che poi rinascerà, dopo la tabula rasa degli anni Trenta, negli anni Cinquanta e Sessanta, con il movimento di, intellettuali, in un primo momento molto comunisti e sovietici che elaborano una identità nazionale non improntata al nazionalismo”.
Il movimento, che viene represso da Leonid Brezhnev all’inizio degli anni Settanta, si ripresenta negli anni Ottanta e Novanta e porterà al governo alcuni ministri dopo l’indipendenza, fra cui spicca la figura di Ivan Dzujba, autore dell'”Oppressione delle nazionalità in Urss”, sulla russificazione dell’Ucraina, poi diventato ministro della Cultura. Questi intellettuali quindi rifondano una idea di nazione Ucraina con idee di giustizia sociale e diritti umani. “Putin dice che è stata l’Urss ad aver creato l’Ucraina e ha ragione. Anche ideologicamente: le persone che hanno fatto nascere l’Ucraina negli anni Novanta non sono figlie dell’ultranazionalismo. Ma del comunismo”. E anche questo va contro la narrazione putiniana, che equipara identità nazionale Ucraina al nazismo. Gli intellettuali delle diverse fasi della rinascita Ucraina, in epoca sovietica, non sapevano neanche chi fossero i nazionalisti. “Era letteratura vietata”. Anche il movimento nazionalista della diaspora all’estero cambia. Dell’ideologia fascista tanto strombazzata da Putin, secondo una retorica ribadita anche questa mattina nel discorso con cui ha annunciato l’inizio della guerra, quando ha parlato di un intervento “per denazificare” il Paese, in Ucraina rimane ben poco, in termini elettorali pochissimo.