Archeologia, a Pompei fari puntati sull’erotismo nelle Domus

250

Il 14 aprile il Parco Archeologico di Pompei inaugurerà una mostra dedicata alla sensualità e all’erotismo rappresentato in molti affreschi e sculture presenti nelle domus più sontuose – ma anche nelle meno lussuose – dell’antica città di Pompei. Scene domestiche dipinte sulle pareti che richiamano ai miti greci rappresentano spesso donne e uomini giovani, nudi o seminudi, come Selene e ed Endimione o Arianna e Dioniso o Venere e Marte. Scene in cui il soggetto maschile guarda la dea addormentata o, viceversa, capita che sia la dea a guardare il pastore dormiente, oppure le due figure dell’Olimpo si uniscono in un abbraccio amoroso.

“Il tema della sensualità è onnipresente – afferma il direttore generale del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel – ma non è né scandaloso né banale. Abbiamo deciso perciò di offrire una mostra sul questo aspetto di Pompei, in una esposizione che inaugureremo il 14 aprile nella Palestra Grande. Sarà dedicata ai numerosi nudi artistici presenti negli spazi pubblici delle domus”.

“Spesso – aggiunge Zuchtriegel – l’argomento erotismo ha creato imbarazzo, ma va spiegato storicamente per dare ai visitatori le ragioni sociologiche e culturali che suggeriscono. Anche sul carro trovato a Civita Giuliana abbiamo trovato rappresentate scene erotiche sui medaglioni. Come spiegare questa sensualità ripetuta nelle quotidiane scene di vita? Ebbene, queste immagini non avevano una funzione scandalistica, ma richiamavano aspetti sociali che prendevano origine dai privilegiati rapporti di Roma con la Grecia. Infatti, a Roma, e qui a Pompei, le autorità, gli uomini di potere, parlavano il greco e anche l’arte veniva rappresentata a teatro in lingua greca. Il mito greco del corpo nudo era quindi un tema considerato raffinato. Queste rappresentazioni erotiche sono quindi di cultura greca o grecizzante, elementi quindi che avevano una funzione sociale, che rappresentavano un codice culturale”. Tutti questi aspetti saranno presenti in un percorso nuovo che rivelerà – ha concluso il direttore del Parco Archeologico – quanto ancora è molto nascosto e da scoprire nella cultura risalente a circa duemila anni fa e cristallizzata dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.