Agrifood, la Dop Economy si concentra al Nord. Ma Sud e Isole crescono del 7,5%

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L’agroalimentare italiano che coinvolge la cosiddetta “Dop Economy” e comprende prodotti Dop, Igp ed Stg coinvolge oggi oltre 86mila operatori, 165 Consorzi autorizzati e 46 organismi di controllo. Nel 2020 raggiunge i 7,3 miliardi di euro di valore alla produzione per un -3,8% in un anno e con un trend del +29% dal 2010. Stabile il valore al consumo a 15,2 miliardi di euro per un andamento del +34% sul 2010. Prosegue anche nel 2020 la crescita dell’export che raggiunge i 3,9 miliardi di euro per un +1,6% su base annua con un dato che dal 2010 è più che raddoppiato (+104%). Mercati principali si confermano Germania (770 milioni di euro), USA (647 milioni), Francia (520 milioni) e Regno Unito (268 milioni). La fotografia è quella scattata dal XIX rapporto Ismea-Qualivita sulla Dop economy, presentato oggi a Roma. Tutte le regioni e le province italiane registrano un impatto economico positivo dalle filiere DOP e IGP, anche se si conferma la concentrazione del valore nel Nord Italia. Treviso, Parma e Verona guidano la classifica provinciale con valori superiori al miliardo di euro. Nel comparto Cibo le prime tre province, seppure in calo, si confermano quelle della “Food Valley” emiliana, mentre crescite significative si registrano si registrano per Napoli e Bolzano. Nel Vino trainano Treviso e Verona (oltre un miliardo), cui seguono Cuneo e Siena (oltre mezzo miliardo). Nel 2020 solo l’area “Sud e Isole” mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna.