Individuare modelli di riferimento per far uscire dalla ristretta cerchia di esperti l’immenso patrimonio custodito negli archivi statali e in quelli privati così da farlo conoscere alla società. È l’intento dell’iniziativa “Archivi e comunità, dal chiostro all’agorà” promossa dalla Fondazione Banco di Napoli e dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania che si concluderà domani. “Gli archivi sono la nostra memoria, le nostre radici da mettere a disposizione di un largo pubblico e da far conoscere e apprezzare alle giovani generazioni che spesso ne ignorano l’esistenza – ha detto Rossella Paliotto, presidente della Fondazione Banco Napoli – sono pertanto luoghi e fonti preziosissime”. E proprio l’Archivio storico della Fondazione Banco Napoli che custodisce 375 mila libri maggiori è candidato a essere iscritto nel Registro della Memoria del Mondo dell’Unesco. Da qui l’invito di Paliotto alle istituzioni tutte “a sostenere questa candidatura perché abbiamo bisogno di dimostrare che l’Italia e’ un Paese coeso e che può raggiungere risultati eccellenti”. Nel corso della due giorni particolare attenzione sarà data agli approcci innovativi con cui gli archivi negli ultimi anni si sono proposti alle comunità come hanno fatto, ad esempio, il Museo “Martinitt e Stelline” di Milano e il Museo “ilCartastorie” di Napoli, così come al tema della digitalizzazione. “E’ necessario comprendere – ha sottolineato Gabriele Capone, soprintendente Archivistico e Bibliografico della Campania – che gli archivi non possono e non devono essere luoghi solo per un pubblico iper specialistico perché custodiscono storie che possono essere raccontate anche a un pubblico di non studiosi”. Secondo i dati, in Italia sono presenti 134 archivi di Stato che custodiscono un patrimonio culturale pari a 1550 chilometri dalle Alpi alla Sicilia. “Gli archivi non sono più delle Cenerentole – ha affermato Anna Maria Buzzi, direttore generale degli Archivi del Ministero della Cultura – stanno emergendo con tutta l’importanza del patrimonio che custodiscono e stanno ricevendo grande attenzione dalla politica e infatti nella Finanziaria sono previsti 100 milioni in tre anni per le sedi archivistiche e nell’ambito del Pnrr avremo 35 milioni di euro per la digitalizzazione delle mappe catastali degli archivi sede di capoluogo di regione proprio con l’obiettivo di consentire una maggiore fruizione da parte dell’utenza”. Nel corso del convegno sono state messe a fuoco le molteplici funzioni degli archivi pubblici e privati, esemplificate dagli interventi dei rappresentanti delle istituzioni archivistiche statali, degli archivi d’impresa (Museimpresa e Archivio Storico dell’Eni) e di altri importanti archivi privati (Archivio Radio Radicale, FamilySearch e Archivio fotografico Carbone). Tra gli archivi presenti a Napoli anche quello dell’Università Federico II che – come ha evidenziato il rettore, Matteo Lorito – “custodisce 800 anni di storia, rappresentando una vera e propria fabbrica di memoria e di identità ma che è ben lontano dall’essere messo a sistema e pertanto la Fondazione Banco Napoli potrebbe essere hub per mettere a sistema questa grande ricchezza perché aprire l’archivio significa aprire ancor di più l’Ateneo alla città”.