Fusione nucleare: asse Italia-Giappone

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Si accelera sulla fusione nucleare, l’energia del futuro che punta a ricreare sulla Terra le stesse reazioni che avvengono nel cuore delle stelle attraverso l’impiego di deuterio e trizio, isotopi radioattivi dell’idrogeno. Mentre procede al rilento il cantiere di Iter, il principale dimostratore internazionale di reattore a fusione in costruzione in Francia, l’Enea – l’ex ente nazionale per l’energia atomica – ha consegnato a fine settembre il primo modulo del magnete superconduttore che metterà in funzione il reattore JT-60SA in costruzione al Naka Fusion Institute in Giappone. Si tratta di un progetto parallelo rispetto a Iter che punta a ottenere la fusione nucleare attraverso il confinamento magnetico del plasma deuterio-trizio e che vede l’Italia in prima linea tra i paesi dell’Unione europea partner della collaborazione con il Giappone. A realizzare metà delle 18 bobine che faranno funzionare il magnete superconduttore è la Asg Superconductors di Genova, vincitrice di un appalto Enea del valore di 17 milioni di euro, a cui si aggiungono commesse per altri 22 milioni di euro affidate dall’Enea ad altre aziende italiane. “Il settore della fusione nucleare rappresenta un esempio di come la collaborazione tra ricerca e industria sia vincente, come dimostra il miliardo di euro circa di commesse vinte da aziende italiane”, sottolinea Federico Testa, commissionario dell’ENEA, ente che nel settore della fusione nucleare vanta un’esperienza di oltre mezzo secolo con le prime macchine sperimentali per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico realizzate a Frascati.