La forza di Frida. Ma senza interpretazione anche due mostre non bastano

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in foto Frida Kahlo

Un alito di tempo e Frida Kahlo dal Pan passa al Palazzo Fondi. Singolare, Watson, singolare. Imperturbabile Holmes. Un esposizione che, quasi, si sovrappone temporalmente all’altra. Stesso soggetto, modalità diverse. L’alunno impertinente di una vecchia pubblicità sosteneva che due is meglio che one. Biglietti da quattordici euro al Pan, 10 al Palazzo Fondi. La mostra fotografica e multimediale tenuta al Pan: ”ojos que no ven corazo’n que no siente” è terminata il 29 agosto. Un battito di ciglia e l’11 settembre si è inaugurata “Il Caos Dentro”. Opere, fotografie, vestiti e gioielli nella mostra attualmente ancora visibile al Palazzo Fondi. I preadolescenti collezionisti di figurine urlerebbero al doppione. Due mostre dedicate allo stesso artista. Innovativo. Forse la sperimentazione di un nuovo sistema di esposizione combinata: una mostra d’approccio ed un’altra di approfondimento. Speranza, sulle ali di Fantasia, vola e va. Una dedica sottolineata all’artista icona della resilienza, del nonostante tutto, dell’essere rotta ma non malata. Avrebbe potuto essere l’applicazione di un nuovo metodo d’esposizione. Il periodo ipotetico del terzo tipo (impossibilità) incombe. Legittimo il dubbio che, ancora una volta, la mano destra abbia ignorato l’agire della sinistra. Oppure no. La forza simbolica del personaggio lo avrebbe meritato anche e proprio in considerazione del faticoso ritorno alla vita che si deve oggi compiere. E’ indubbio: l‘artista Frida Kahlo è un icona: basta disegnare due folte sopracciglia unite al centro et voilà, scatta la sinapsi, Il personaggio è inquadrato. E’ l’artista delle piccole immagini, l’innamorata del pittore dei murales, la donna tartassata dalla malattia e dalla sfortuna che vola oltre la propria difficoltà fisica. Il materiale per una mostra dalla sconvolgente forza emotiva è servito. A Palazzo Fondi ci sono i suoi autoritratti, ci sono i busti di gesso che usò, dopo un anno e mezzo di immobilità a letto a causa di un incidente. Frida li dipinse facendone un elemento simbolico prima ancora che artistico. Sono esposti i suoi scritti, le foto e qualche ricostruzione degli ambienti nei quali visse. Vesti tipiche messicane che lei amava indossare ed elegantissimi abiti da donna alto borghese qual’era. Si può assistere alla proiezione del film di animazione tridimensionale Frida Kahlo – Il Viaggio (DNArtTheMovie) realizzato per la mostra. Wow.Tanta roba.
La sua forza interiore, però, la capacità clinica di rappresentarsi come un dolore vinto, non risulta pervenuta sul binario dell’interpretazione. Eppure. Lo specchio attaccato al baldacchino del suo letto è la chiave di tutto. Non è solo un oggetto, diventa il mezzo attraverso il quale l’anima geniale anestetizza il dolore fisico senza nasconderlo ed in qualche modo lo cura. Frida proietta la sua immagine attraverso lo specchio e la fa diventare icona riconoscibile sempre. L’artista, studentessa di medicina, operò grazie a quello specchio un vero e proprio processo psicoanalitico. Perché allora non affiancare a quell’angolo di camera da letto un altro specchio, quello che nelle foto dello studio di Freud a Vienna era legato alla finestra. In fondo la funzione è la stessa, e, anche senza una narrazione verbale, avrebbe spiegato la funzione dell’oggetto riflettente nell’opera della Kahlo. L’esposizione dei suoi vestiti e gioielli sarebbe potuta diventare una sfilata che avrebbe sottolineato e spiegato anche il significato delle due Frida che l’artista vedeva nel suo specchio: la donna intimamente tradizionale, quella amata da suo marito Diego Rivera, e la sua proiezione all’esterno, la donna alto borghese con vesti ed abitudini consone al suo stato. Coinvolgere il visitatore non è farlo spettatore di un film, per quanto bello, ma è trasmettergli l’essenza di ciò che sta osservando. L’anima di un luogo, di un artista, di un oggetto si conoscono attraverso la percezione del rapporto speciale e continuo che si instaura tra il luogo, l’artista, l’oggetto e il suo specifico vissuto. Due mostre ma la luce sulla forza espressa dalle opere di Frida è rimasta un po’ fioca.