Se il Mezzogiorno trasforma le città ritrova lo sviluppo

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Lo spirito del Regno del Possibile torna ad aleggiare. Non solo a Napoli, dove il neo presidente dell’Associazione dei costruttori Francesco Tuccillo ne fa il soffio vitale del suo mandato, ma nell’intero Meridione con l’ambizione di diventare l’anima della ripresa economica dell’intero Paese. L’impianto teorico che negli anni Ottanta ispirò l’allora vice presidente di Confindustria Enzo Giustino – che ebbe la lungimiranza di indicare nel rifacimento delle città il motore primo dello sviluppo – mostra oggi tutta la sua modernità.

E questo per l’evidente ragione che nessuna attività come quella legata alle costruzioni sia in grado di mettere in movimento imprese piccole e grandi, studi di progettazione, professionisti e operai con effetto immediato sul reddito e quindi sul benessere della popolazione che riacquisterebbe una perduta capacità di spesa. Luoghi più razionali e meglio tenuti possono poi attrarre investimenti e flussi turistici in un circolo virtuoso di cui da tempo si avverte la mancanza in Italia e in particolare al Sud.
Senza tener conto dell’ondata di novità legata a soluzioni ingegneristiche e architettoniche d’avanguardia, aòl’uso di materiali innovativi, all’introduzione di soluzioni cosiddette smart utili a rendere le ampie aggregazioni di cose e persone facili da usare, rispettose dell’ambiente e anche più economiche con interessanti ricadute sui risparmi di gestione. Il recupero delle metropoli una volta industriali e oggi devastate dalla crisi, degradate e spopolate, è diventato in America un ricco e prosperoso business.

A riproporre la tesi con rinnovata intenzione è la Svimez – che all’argomento dedica il suo ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno dove si parla di rigenerazione urbana come di “driver”, pilota, di una non più rinviabile inversione di tendenza “assieme e in stretta connessione con logistica, infrastrutture, energie rinnovabili”. Il tutto in una “logica industriale che si applichi a gestire i progetti con approccio di sistema” e che “punti innanzitutto sul settore manifatturiero”.
La Questione Urbana occupa dunque con prepotenza al centro dell’interesse scientifico in attesa che istituzioni e organizzazioni rappresentative siano in grado di trasformare gli impulsi in fatti. Le fabbriche del presente e del futuro, luoghi dove si affinano le conoscenze e si crea nuova occupazione, sono intorno a noi e incidono pesantemente sulla nostra qualità della vita. Mettere a posto l’immenso patrimonio che abbiamo ereditato, e nella maggior parte dei casi lasciato deperire, diventa l’obiettivo per i prossimi anni.

Se la Questione Meridionale si può identificare con la Questione Urbana, e Svimez tiene a ricordare come questa intuizione venga da lontano, una nuova urgenza è ora dettata dalla riforma che cancella le province e crea le aree metropolitane dalle quali ci si aspetta un ordine rinnovato e una ritrova capacità d’impulso verso tutte le attività – politiche, amministrative, imprenditoriali – da impegnare in una straordinaria lotta al degrado che verosimilmente non è solo fisico ma anche e soprattutto sociale.
Ne sa qualcosa il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che in audizione alla Camera racconta come il Porto di Gioia Tauro sia diventato lo snodo principale del traffico di cocaina e il livello del malaffare si stia pericolosamente sollevando nel Paese mentre il procuratore antimafia di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ammonisce sulla possibilità di una ripresa della lotta armata contro lo Stato che non può che alimentarsi della disperazione diffusa dovuta alla mancanza di lavoro.

Ripensare le città, ristrutturarle, rigenerarle, riempirle di nuove funzioni e intelligenze, trasformarle in luoghi belli, sicuri, invitanti, è la sfida che attende l’utilizzo della prossima ondata di fondi europei che sulla riqualificazione urbana e sulla bonifica dei territori circostanti, altra piaga da curare, scommettono molti quattrini. A impedire che anche questa occasione si trasformi nell’arricchimento di pochi indesiderati dovrà vigilare l’Autorità anticorruzione affidata al magistrato anti camorra Raffaele Cantone.