Food, dalla Zottarella alla “Mortadela”: il falso made in Italy vale più di 100 miliardi di euro

41
(fonte foto sito Coldiretti)

Dalla mozzarella al pesto, la top ten dell’agroalimentare Made in Italy taroccato ha superato i 100 miliardi di euro, il doppio delle esportazioni di cibo italiano nel mondo. E’ quanto emerge dalla prima classifica dei prodotti più imitati esposta dalla Coldiretti a Tuttofood alla Fiera di Milano a Rho – Padiglione 18 – L01-L25. Per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo – stima la Coldiretti – più due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale, togliendo opportunità economiche e lavorative al nostro Paese. Con la lotta al falso Made in Italy a tavola – afferma la Coldiretti – si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia. La specialità tricolore più taroccata nel mondo è la mozzarella, grazie soprattutto al fiorente mercato del falso sviluppatosi negli Stati Uniti dove ne vengono prodotti ogni anno circa 2 miliardi di chili, secondo un’analisi Coldiretti su dati Usda, pari a venti volte il volume totale delle esportazioni di vera mozzarella italiana nel mondo. Ma le imitazioni del tradizionale formaggio fresco si trovano – spiega Coldiretti – un po’ ovunque, dal Brasile all’Argentina, dalla Thailandia allo Sri Lanka, dalla Danimarca ai paesi dell’est come Slovenia, Ungheria e Romania, mentre in Germania cambia addirittura nome in Zottarella. E, per effetto dell’embargo sui prodotti europei deciso da Putin, pure in Russia è nata un’industria del Made in Italy tarocco che vede proprio nella mozzarella uno dei prodotti più presenti. Al secondo posto tra i prodotti più imitati ci sono Parmigiano Reggiano e Grana Padano, con l’infinita serie di varianti Parmesan, dal Parmesao al Reggianito. In terza e quarta posizione – continua Coldiretti – ancora due formaggi come il Provolone e il pecorino Romano, diffusissimi soprattutto nelle Americhe, dagli Usa fino all’Argentina. A metà della top ten c’è, invece, il salame che a seconda dei Paesi taroccatori acquista denominazioni di origine inventate di sana pianta. Si va dal salame Calabrese al salame Toscano, ma ci sono anche quello Firenze, Milano, Genova, Fiuliano, Napoli e persino un improbabile salame Bolzano, oltre che Casalingo. Al sesto posto la Mortadella, con i tedeschi tra i principali taroccatori anche se il tipico salume emiliano trova falsari anche in Brasile, Argentina, Ungheria, Spagna (dove diventa Mortadela Siciliana) e addirittura Qatar, con versioni fatte con carne di manzo e di pollo, per rispettare il divieto di consumare maiale da parte dei musulmani. Fiorente anche la produzione di sughi e passate “italian style” – prosegue Coldiretti -, al settimo posto della top ten, grazie soprattutto all’impegno di francesi, belgi e inglesi, ma anche degli americani. “Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore se dagli accordi venisse un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “a far esplodere il falso è stata paradossalmente la “fame” di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost”.
Risposta rapida