Riforma della gustizia, per l’Anm di Napoli è anticostituzionale. De Gennaro: Avrà effetti devastanti

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in foto il Tribunale di Napoli

“E’ una riforma che desta notevoli perplessità sotto diversi aspetti, a partire dall’introduzione della causa di improcedibilità correlata al decorso dei termini di durata del processo che, per quanto riguarda il distretto della Corte di Appello di Napoli, avrà un impatto devastante”. Così all’Adnkronos Livia De Gennaro, presidente della sezione distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati di Napoli. Al fine di evidenziare l’impatto che la riforma sulla improcedibilità avrebbe nel distretto napoletano, De Gennaro sottolinea che “in Corte di Appello, al 30 giugno 2021, risultano pendenti oltre 57mila procedimenti. Dai dati statistici risulta che oltre il 45% dei giudizi in Corte di Appello ha una durata media ben superiore ai 2 anni con la conseguenza che, in attuazione della riforma nei termini previsti, circa metà dei processi, pur avendo ad oggetto reati che destano allarme sociale, è destinata ad estinguersi”. Non risulta soddisfacente neanche il compromesso sull’improcedibilità per i processi di mafia e terrorismo: “Se bisogna dare una priorità a questi procedimenti per i quali non vale la riforma sull’improcedibilità – spiega De Gennaro – questo certamente implica che andranno a morire tanti altri procedimenti su reati che comunque destano un allarme sociale”. Per la Giunta distrettuale dell’Anm di Napoli destano perplessità anche altri aspetti della riforma Cartabia, a partire dalla “devoluzione al Parlamento del compito di indicare i criteri generali cui gli organi inquirenti devono uniformarsi nell’individuazione dei criteri di priorità”. Secondo De Gennaro “è un principio che urta e che pone dei problemi di compatibilità con la Costituzione quanto al rispetto dell’indipendenza della Magistratura e, soprattutto, dell’obbligatorietà dell’azione penale”.
“Rimette in buona sostanza al Parlamento, e quindi anche alla contingenza del momento, l’individuazione delle priorità. Noi invece riteniamo che questa individuazione delle priorità debba essere necessariamente delle Procure. Molto spesso – sottolinea De Gennaro – si giustifica l’individuazione delle priorità con una obbligatorietà dell’azione penale che è in crisi, ma in realtà l’obbligatorietà dell’azione penale non è la malattia da eliminare, ma il malato da curare. Se ci sono molti procedimenti e i giudici sono oberati, ci sono altri strumenti e altre risorse per far fronte a questo”. Secondo la Giunta distrettuale dell’Anm presso la Corte di Appello di Napoli “l’indipendenza di ciascun magistrato è figlia della sua credibilità ed è minata qualora dalla riforma passi il messaggio che la durata dei processi costituisca una conseguenza della scarsa laboriosità dei magistrati”. La riforma della giustizia, si sottolinea, dovrebbe essere “proiettata, quanto a mezzi e finalità da attuare, all’aumento di organico dei magistrati e del personale amministrativo, alla introduzione di nuovi strumenti deflattivi, all’allargamento dei presupposti di accesso ai riti speciali, ad investimenti sulle risorse, sul processo penale telematico e sulla formazione, all’adozione di riforme strutturali in grado di incidere nel lungo periodo sul funzionamento della giustizia”.