Recovery, per i fondi ai ricercatori si segua il modello Ue: appello a Draghi, Andrea Ballabio primo firmatario

133
In foto Andrea Ballabio

Promuovere un programma di finanziamento di progetti di ricerca pluriennali per i singoli ricercatori, valutati con un sistema che si ispira a quello utilizzato dall’European Research Council (Erc): è iScience, il modello proposto da 80 ricercatori italiani, che operano nel campo delle scienze della vita, in un appello al Governo, pubblicato sul sito scienzainrete. L’idea prospettata riguarda la possibilità di utilizzare parte dei fondi disponibili con il prossimo Pnrr per attivare un programma di finanziamento di progetti guidati da un singolo responsabile dello studio. “È sorprendente – scrivono i primi firmatari dell’appello, Andrea Ballabio, Stefano Piccolo, Irene Bozzoni, Alberto Bardelli e Roberto Di Lauro – che in Italia non esista uno schema di finanziamento per singoli ricercatori, mentre è prassi consolidata nella maggior parte dei paesi avanzati”. Il programma, chiamato ‘Italian Individual Grant Program’ (chiamato iScience, che sta per ‘individual Science’), propone finanziamenti individuali a lungo termine (triennale) per ricerche innovative e di alta qualità, nessuna priorità tematica (ogni campo della ricerca è ammesso), e come unico criterio di selezione l’eccellenza scientifica del progetto e del ricercatore responsabile dello studio. Accanto a questo, dicono i ricercatori, è necessario rivedere il sistema italiano di valutazione tra pari (peer-review), “che al momento presenta notevoli limiti, non garantendo il finanziamento della ricerca migliore e più competitiva, sia per l’assenza di una organizzazione adeguata, che per una scarsa qualità del processo di revisione scientifica”. Si propongono due schemi di finanziamento: per i ricercatori junior, con 2-10 anni di esperienza dopo il dottorato, un budget di 100.000 euro l’anno per tre anni, mentre per quelli con più di 10 anni di esperienza dopo il dottorato 150.000 euro l’anno per tre anni. I fondi da stanziare per attuare questo programma, finanziando 1000 progetti all’anno, sarebbero, a regime, 750 milioni di euro all’anno.
“In Italia non esiste un programma di finanziamento pubblico per i progetti di singoli ricercatori, giovani e meno giovani. Ci sono solo per grosse reti di studiosi, ma cosi non solo si penalizza chi è all’inizio della carriera perché ha meno contatti, ma anche chi ha una buona idea e potrebbe portarla avanti da solo con il suo gruppo di lavoro”, precisa Andrea Ballabio, docente di Genetica medica presso l’università Federico II di Napoli. Inoltre, nel nostro Paese “non esistono bandi annuali che escono ogni anno alla stessa data – continua – alcuni anni saltano e non sempre sono per le stesse materie. Servono invece bandi aperti a qualsiasi tipo di proposta, l’importante è l’aspetto meritocratico”. Il meccanismo quindi sarebbe simile a quello dei bandi dell’Erc, che hanno un meccanismo di selezione molto rigoroso, tanto che gli italiani che finora “li hanno vinti sono pochissimi. E non vale l’obiezione di dice che basta questo tipo di programma europeo per dare fondi ai singoli ricercatori italiani. In tutti i paesi avanzati ci sono e anche l’Italia dovrebbe averne uno”, aggiunge Ballabio. Quanto al meccanismo di valutazione, anche qui servirebbe una riforma, perché “attualmente in Italia non è ben disegnato e non permette di fare una prima scrematura sulle proposte non ben disegnate”. Inoltre finisce “spesso che le commissioni di valutazione non valutano il merito. Secondo noi dovrebbero farne parte i vincitori, italiani e stranieri, dei fondi Erc”, precisa. Il gruppo di ricercatori che ha presentato l’appello sta cercando di avere un incontro con il premier Mario Draghi e la ministra dell’Università e ricerca, Cristina Messa. “Bisogna far crescere la ricerca in Italia, ampliando la platea dei vincitori dei finanziamenti. I cambiamenti necessari per migliorare il sistema di finanziamento della ricerca sono strutturali – conclude Ballabio – è molto difficile che si possa fare dall’interno, ma noi ci proviamo”.