Angelo Strazzella si racconta: Come sono diventato uno dei primi cento più influenti sulla blockchain

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In foto Angelo Strazzella

E’ la storia di un riconoscimento raccontata all’indomani della sua attribuzione, quasi nel mentre accadeva. Si è nel mese di novembre 2020, e la notizia giunse inaspettata una mattina. La motivazione diceva: “Per l’impegno nelle attività di consulenza legale e fiscale verso quei clienti che si pongono l’obiettivo di integrare le nuove opportunità offerte dalla tecnologia in favore della crescita del proprio lavoro”
Da qui, da queste parole, l’impeto a ripercorrere tappe di vita, che in questo libro assumono la forma di una intervista nella quale il protagonista, Angelo Strazzella si racconta in prima persona, partendo proprio dal riconoscimento che lo pone “tra i primi cento più influenti al mondo sulla Blockchain” .
Il protagonista, Angelo Strazzella, è un uomo giovane, cinquant’anni, la cui caratteristica è quella di non provenire dalle Sylicon Valley sparse per il mondo o dalla finanza d’assalto di anglosassone memoria, senza, per questo, risultare meno competente e intuitivo nel cogliere le innovazioni tecnologiche e digitali applicate alle attività d’impresa. Non a caso nella prefazione, il professor Boria amico e socio dell’autore, definisce il libro ”una testimonianza di valore in ordine alla vita imprenditoriale durante questi anni di transizione”, affrontando il tema della la blockchain e le innovazioni tecnologiche e digitali come quei contenuti tecnici che valgono a illustrare, spiegare, motivare processi innovativi della attuale sfera economica.
Ma non solo: la storia che Angelo Strazzella racconta, senza tralasciare cenni personali, come l’infanzia, la famiglia, il paese di origine, gli studi, gli incontri fatali con “uomini straordinari”, incuriosisce quando si addentra ben oltre la dimensione materiale e tecnologica, dando spazio alla componente umana ed emotiva dell’agire economico. Dal primo lavoro alla prima impresa, fino ad oggi: qui, descrive una parabola professionale, la propria, nella quale si alternano vicende positive e negative e in cui la trasformazione (tecnologica, economica, di competenze) ne costituisce l’elemento ricorrente.
L’autore, afferma e dimostra nel corso di tutta la conversazione come sia la “sorpresa verso il nuovo” la naturale forma di relazione col mondo di un imprenditore che, proprio di fronte agli stati di trasformazione, sviluppa il proprio grado di maturità e di resistenza rispetto alla vita.
Impresa e tecnologia qui camminano insieme, tenute saldamente da una energia e progettualità incontenibile, provocando una riflessione, sulla dimensione tipica del voler diventare imprenditore, e cioè sullo stato di “trasformazione permanente” dell’impresa e in questo caso anche dell’uomo, laddove dove la transizione ne diventa fattore qualificante e l’atteggiamento positivo, vale a dire l ‘essere concilianti, avvolgenti ,di accompagnamento, diventa il vero tratto distintivo di un imprenditore moderno. Ne consegue che il lettore si ritrovi a ragionare con delicatezza su questi temi e sulla portata esistenziale delle attività economiche. L ’autore guidato dal professore Cogno nella veste di intervistatore, mantiene un tono serrato e dinamico, privo di orpelli e autoelogi, restando fermo sul tema e sottolineando come l’agire economico, utilizzando testa e cuore, costituisca una richiesta esplicita di questo tempo inaspettatamente complicato. Siamo in piena contemporaneità e Angelo Strazzella tenta le sue soluzioni o quanto meno cerca di aprire strade percorribili.
Come mai la Blockchain? Lo spiega bene il professor Quattrociocchi nella sua postfazione, quando scrive che la sfida risiede fondamentalmente nel saper individuare le opportunità proprio nei momenti di crisi. E cita un passaggio del libro, nel quale Angelo Strazzella dice: “Dal 2008 al 2011, in piena crisi economica, mi sono riconvertito: ho ritenuto di fare delle cose nonostante le condizioni ambientali e socioeconomiche non lo consentissero o quanto meno non lo suggerissero. È stato sicuramente uno slancio coraggioso. Alcuni lo hanno definito rischioso, altri ansiogeno. Mi hanno chiesto se non avessi avuto paura. Certo che sì. Ma l’ho governata. L’ansia, la paura sono emozioni naturali di per sé utili all’adattamento: senza ansia e paura l’uomo non sarebbe sopravvissuto e non sopravvivrebbe ai pericoli”.