Il mondo post-covid: fragilità emotive e socialità simulata

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Il covid oltre il covid: l’eredità che lascia la pandemia mondiale è davvero una pietra pesante. Dall’economia, al lavoro, passando al sociale, ogni settore ed ogni essere umano: grande o piccolo ha risentito, risente e risentirà degli amari effetti del covid-19, ma ancor di più dei giusti ed emergenziali lockdown, che se in prima battuta hanno cristallizzato il mondo e fermato settori produttivi nonché le vite delle persone, in seconda battuta e sulla scorta della prima esperienza l’impatto non è stato certo meno difficolto e devastante. Settori produttivi messi in ginocchio, economia in difficoltà, lavoro in serio pericolo, l’incertezza del futuro e del domani, ma anche la salute continuamente minacciata, un pericolo costante che ha inciso ed inciderà non poco sulla psiche e sul sociale di ognuno di noi. Il mondo ripartirà, l’Italia stessa ripartirà, come e quando ancora non è stabilito, ma l’umanità inevitabilmente sarà cambiata e talvolta nei suoi comportamenti, nella sua prima normalità dovrà cambiare. Banale ma forse vero, ci sarà un prima e un dopo nell’esistenza di tutti noi. Coloro che hanno vissuto la malattia si ritroveranno a fare i conti con l’ansia e l’angoscia, talvolta allucinazioni, il terrore di poter essere ri- contagiati, in molti potrebbero sviluppare la “sindrome della capanna”, rintanarsi a casa perché il posto più sicuro. Coloro che sono stati ricoverati in un reparto ed hanno assistito a quello che in molti hanno definito “girone dantesco”, difficilmente riusciranno a dimenticare un’esperienza alquanto difficile. L’esperienza più estrema per un essere umano: la speranza della vita e la morte. Metabolizzare esperienze del genere richiedono tempo, energia motiva ed un lavoro psicologico, che solo con l’aiuto di un terapeuta e di una routine più o meno normale della vita si potrà superare. E’ per questo motivo che tra i vari piani di rilancio bisogna prevedere anche un rafforzamento dei dipartimenti territoriali di salute mentale, un rafforzamento degli psicologi. Non c’è salute fisica se non c’è salute mentale. Quella salute mentale che rischia la sindrome del bourn out in molti operatori sanitari chiamati da mesi in prima linea nella lotta al virus, con turni massacranti, decisioni umanamente difficili, vite umane che talvolta si spengono nonostante gli sforzi, esseri umani che vedono altri esseri umani privati nella lotta alla malattia e talvolta alla morte soli, senza poter contare sul sostegno umano e amorevole dei propri familiari. Questa pandemia dovrebbe ricordarci di restare umani. Le fragilità emotive con stati di ansia e paura riguardano tutti. Un’emergenza psicologica. Questa situazione dai risvolti surreali, sta esasperando chi già viveva sul filo del fragile equilibrio emotivo e psichico ma sta mettendo a dura prova un po’ tutti. Questa pandemia ci sta facendo sperimentare la paura di stare da soli a casa, dovuta all’isolamento forzato, imposto a tutela della salute di tutti. La paura che nulla sarà come prima. L’incertezza del domani e del futuro: si ha paura di un progetto a medio/lungo termine. Infondo saltano i matrimoni, per cui abbiamo smesso di sognare la bellezza del domani. In un’era in cui l’essere umano ha la tendenza a sentirsi invincibile e indistruttibile, un virus invisibile ci sta dicendo quanto in verità siamo fragili e indifesi di fronte alla potenza spiazzante della natura. Ci sta ricordando su quanti aspetti della nostra vita non possiamo avere il controllo. Sentirsi smarriti o sopraffatti può essere naturale in una simile situazione. Evitare di farsi schiacciare dalle emozioni, ma accoglierle, anche se spiacevoli, può essere un primo passo. Se contrasteremo le emozioni le renderemo più forti. Se le accoglieremo saranno loro a rendere più forti noi. Bisognerà nella ripartenza del nuovo mondo, ripartire da un nuovo Io. Una ripartenza, ricostruzione, come nel dopoguerra. E se dopo un periodo buio, dopo privazioni e limitazioni alle libertà personali, seguiranno gioia, bisognerà concepire che le nostre abitudini, i nostri stili di vita cambieranno, quindi anche la nostra socialità. Ci penseremo bene prima di una stretta di mano o di un abbraccio. Adotteremo nel post covid comportamenti più distaccati simili a quelli del Nord Europa. Saremo sempre più connessi: dalla scuola da ricercare nel soggiorno o nella cucina di casa. Allo smart working che diventerà sempre più realtà. Saremo sempre più connessi e la realtà virtuale ci porterà ovunque. In futuro gli happening diventeranno eventi in streaming, le conferenze stampa saranno in diretta pc. Un mondo virtuale che forse ci allontanerà dal valore dell’essere fisicamente in un posto. Saremo sempre online. Uno scenario, che già ha ridotto la socializzazione che viene definitivamente sostituita dalla socialità. Tenderemo ad interagire con altre persone, non a inserirci nel loro ambiente. Manterremo quel metro e oltre di distanza che oggi ci impone il virus, magari da un social network che sempre più simula la nostra socialità.