La brutta figura di Trump

2622
in foto FoxNews annuncia la decisione della Gsa in merito alle Presidenziali Usa

di Anthony M. Quattrone, Ph.D.

Il presidente Donald Trump sta facendo una pessima figura nel continuare a contestare i risultati delle elezioni presidenziali del 3 novembre 2020. È stato sconfitto nel conteggio del voto popolare con una differenza di oltre 6 milioni di voti e dalle preferenze espresse dai grandi elettori per 306 a 232. Accusa i democratici di avergli rubato l’elezione. Rincara la dose con racconti fantasiosi di morti che avrebbero votato, di schede elettorali a suo favore gettate via e sostituite da quelle per Joe Biden. Nessuna delle accuse ha sortito gli effetti desiderati. I riconteggi in diversi Stati hanno confermato i risultati a favore di Biden. I tribunali hanno rigettato tutte le accuse formulate dai legali di Trump.
Il 23 novembre 2020, la General Services Administration, un ente indipendente del Governo Federale USA, ha autorizzato il rilascio di fondi a Joe Biden onde permettergli di iniziare la transizione verso l’insediamento del 20 gennaio 2021. Tutto questo senza che Trump ammettesse di aver perso; senza che facesse la tradizionale telefonata congratulatoria al candidato vincente.
Per comprendere in che modo la squadra di Trump ha inteso ed ancora intende sovvertire il risultato elettorale, è necessario un approfondimento sul funzionamento del sistema elettorale americano e delle formalità che porteranno all’investitura del nuovo presidente il 20 gennaio 2021.
Nel sistema federale americano ogni Stato gestisce le elezioni presidenziali in linea con le leggi federali integrate da quelle statali: esiste il voto popolare (espresso dai cittadini aventi diritto) ed il voto dei grandi elettori (designati dagli Stati). I grandi elettori rappresentano il valore elettorale di uno Stato. Ognuno dei 50 Stati esprime un valore elettorale, cioè un numero di grandi elettori, diverso.

in foto il tweet con cui Trump commenta la decisione della Gsa

Infatti, il numero di grandi elettori di cui ogni Stato dispone è uguale al numero dato dalla somma dei senatori e dei deputati che sono eletti in quello stesso Stato.
I senatori, a loro volta, sono 2 per ogni Stato a prescindere dal numero di abitanti e dalla superfice di ogni Stato; mentre il numero dei deputati è stabilito in base alla popolazione. Per esempio, lo Stato del Montana vale solo 3 voti elettorali (cioè può designare 3 grandi elettori), pari alla somma dei 2 senatori più 1 deputato assegnato allo Stato in base alla popolazione (scarsa in questo caso) nonostante le considerevoli dimensioni geografiche. Lo Stato del New Jersey, invece, più piccolo geograficamente del Montana, vale 14 voti elettorali (cioè 14 grandi elettori), pari alla somma di 2 senatori più 12 deputati assegnati grazie alla elevata densità di popolazione.
Come votano i grandi elettori è determinante ai fini della elezione del Presidente. In 48 dei 50 stati, vige la regola dell’asso piglia tutto. Cioè, al candidato Presidente che ottiene il maggior numero di voti popolari in uno degli Stati, vengono attribuiti tutti i voti elettorali (cioè quelli pari alla somma dei senatori e dei deputati di quello Stato); non importa se la differenza sia un voto solo o centinaia di migliaia di voti. Solo in due Stati, il Nebraska e il Maine, è possibile dividere i voti elettorali fra i diversi candidati a presidente, in base ai conteggi locali, nei distretti elettorali e non attraverso il conteggio nell’intero Stato.
L’intero “Collegio Elettorale” nazionale è composto da 538 “grandi elettori”. Il candidato Presidente che ottiene 270 voti vince. Al momento, Joe Biden ha raggiunto quota 306 mentre Trump è a 232.
La tabella di marcia della procedura elettorale americana prevede che ogni Stato risolva entro l’8 dicembre 2020 qualsiasi controversia riguardo i risultati elettorali. Entro il 14 dicembre, ogni Stato nominerà i grandi elettori, i quali entro il 23 dicembre 2020, voteranno per il presidente e il vicepresidente, secondo la scelta elettorale espressa dallo Stato di appartenenza. L’archivista di ogni Stato comunicherà al Congresso i risultati delle elezioni entro il 3 gennaio 2021. Il Presidente del Senato leggerà e confermerà i risultati durante la convocazione plenaria delle due camere. Il 20 gennaio 2021, a mezzogiorno, Joe Biden sarà in nuovo presidente americano.