Le microplastiche contenute nel make-up sono state salvate dall’Unione Europea

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(Foto: Mareefe / Pixabay)

Sostenibilità e transizione energetica per cercare di non superare il punto di non ritorno della devastazione del nostro ecosistema è diventato la parola d’ordine del momento, spingendo ogni giorno di più le persone e le aziende a consumare e produrre in maniera più consapevole e green.

Tuttavia, alle volte anche le decisioni delle autorità politiche di vario livello sembrano contrastare con questo orientamento.

È il caso dell’uso delle microplastiche nella formulazione dei cosmetici destinati agli esseri umani e anche all’interno dei detergenti, argomento centrale della consultazione promossa dal European Environmental Bureau, ossia l’Ufficio europeo per l’ambiente. Tale consultazione ha chiamato ad esprimersi le associazioni di categoria dell’industria chimica e di quella cosmetica sul parere espresso dalla ECHA – Agenzia europea per le sostanze chimiche in merito.

Il dibattito sull’opportunità di continuare ad usare le microplastiche è durato per anni, fino ad arrivare all’annuncio delle istituzioni comunitarie diffuso nel 2018 che sarebbe stato proibito per legge a partire dal prossimo 2022. Ma poiché tutto cambia, alla fine anche quel termine apparentemente perentorio è stato posticipato al più lontano 2030.

“Con l’intervento delle lobby”, si legge in una dettagliata analisi pubblicata sul blog dello European Environmental Bureau “quando il regolamento entrerà in vigore nel 2022 l’unico miglioramento immediato sarà il divieto delle microperle nei cosmetici che il settore si è già impegnato a eliminare”.

“Così – prosegue il blog – nel 2022 il regolamento affronterà solo lo 0,2% delle microplastiche disperse nell’ambiente. Questo ritmo lento significa che l’iniziativa dell’Ue ridurrà l’inquinamento da microplastica solo della metà nel 2028 e del 90% entro il 2030″.

La versione iniziale del testo riportava che gli esperti fossero concordi di fare scattare l’obbligo di sospensione dell’uso delle microplastiche solo dopo 4 anni, ovvero nel 2022, precisando che il bando avrebbe dovuto riguardare il diritto assoluto all’interno dei cosmetici e veniva suggerito di proibire l’uso di quelle con una dimensione minima di 1 nanometro (nm). Diversamente, la stesura finale del parere ECHA suggerisce di bandire quelle superiori a 100 nm e contemporaneamente esprime in favore della piena applicazione di alcuni divieti solo a partire dal 2028 e dal 2030.

Un dietro-front che lascia non poche perplessità, in particolare pensando che sarà inviato alla Commissione Europea entro dicembre e costituirà la base scientifica per la proposta di regolamento che l’Esecutivo presenterà ai Paesi Membri e all’Europarlamento. 

Luisa Pasolini che scrive per il sito www.superbelle.it riporta che ogni anno nel mare vengono ad accumularsi addirittura 8 tonnellate in più, facendo rinvenire tracce di microplastiche anche nelle feci umane per via della loro entrata all’interno del ciclo alimentare. Tra le più comuni ci sono Polipropilene e Polietilene tereftalato, con una dimensioni delle particelle che vanno da 50 a 500 micrometri.

Secondo quanto dichiarato dal sito Superbelle.it alcuni tipi di glitter, esfolianti e blush per il viso, specialmente le particelle più grandi e sciolte, sono fatti di fogli di plastica triturati e chiamati microplastiche. Per fortuna alcune aziende cominciano a cambiare composizione  dei loro prodotti, producendo glitter (polvere o gel per labbra, guance e occhi) realizzati con materie prime biodegradabili, come cellulosa e glicerina, che si decompongono in 2 o 3 mesi.