Lei disabile, lui bello e inquieto: quando l’amore virtuale incontra la realtà

659

di Maria Carla Tartarone Realfonzo

Giusy Orbinato ci racconta in “Lontano dalla riva”, stampato da Amazon, di un amore on line, travolgente e infelice, che però la conduce a maturarsi, ad accogliere la sua invalidità utilizzandola per aiutare gli altri, i piccoli, che iniziano il percorso che lei ha compiuto, aiutata da una madre attenta e dedita a lei e da un padre medico. Giusi ci descrive il suo ambiente di periferia: le strade tappezzate di sanpietrini, che intralciano la sua sedia a rotelle, la antica Chiesa vicina, l’ambiente di persone gentili verso la sua famiglia, le amiche, come Sara, che ritrova dopo il liceo e gli anni universitari. Un giorno, Improvvisamente riceve una mail, e poi altri messaggi che la introducono alla conoscenza di un personaggio particolare, un giovane molto bello, snello, in giacca di pelle scura, seduto su una moto rombante che lei ama, una Yamaha R1, che le confida di essere fidanzato ma le lascia il su numero così potranno scriversi su What’s App. Per conoscerlo meglio lei inserisce il suo nome, Alex, su Google e immediatamente le appare il sito dell’agenzia di moda in cui lui le ha detto di lavorare. Riceve continui messaggi, il giovane vuole conoscere tutto di lei: se la sua è una malattia degenerativa, quali sono i suoi handicap, insomma vuole sapere. E la chiama anche quando è in compagnia di amici, a notte fonda, mentre lei dorme. E’ chiaro che il suo successo lo rende soddisfatto di sé ed aver suscitato un interesse nuovo lo diverte e lo stimola: lui è bello ed è ammirato dappertutto, anche da una giovane trentenne, inabile, più grande di lui di dieci anni che gli racconta ogni cosa di lei: della sua nascita prematura, della sua retinopatia, della sua perdita delle gambe, costretta com’è sulla sedia a rotelle. Una sera lui la chiama e le mostra come ingerisce della cocaina, dopo di che sta subito male. Lei è sbalordita,dispiaciuta, ma lui insiste che lei sappia tutto di lui. Fin troppo. Infatti cominciano le ansie per lui, per la sua salute che Giusy teme Alex stia perdendo per quanto continui a viaggiare, a inaugurare abitazioni eleganti per le quali le chiede anche consigli di arredamento. Intanto lei viene chiamata, da una sua vecchia amica napoletana, Rosita, a partecipare a una riunione in cui ci sarebbe stata la possibilità di essere eletta come tutrice per portatori di handicap. Cominciano le sue riunioni settimanali in questo ambito. Ma Alex continua a preoccuparla per la droga che continua a ingerire. Intanto deludenti sono i suoi incontri con persone che le richiedono consulenze per aiutare i bambini disabili: un assessore che chiaramente le dice che non ci sono denari da retribuire. Ma amiche che Giusy segue la stimolano a proseguire. Nel tempo i rapporti tra i due diventano più difficili, soprattutto quando Alex la coinvolge nelle sue sedute di posa indossando anche tute di pelle rossa e stivali bianchi, provocanti. Ma a lui quel che piace è mostrarsi. E si diverte ad essere chiamato “Conte” mentre lei la chiama “Napoli”. Attraverso il telefonino naturalmente Giusy lo segue in Inghilterra ed anche a New York, dove come al solito a lui piace mostrarsi in ambienti piacevoli e ricchi. Ma anche lei continua le attività che le vengono richieste, abituandosi ad essere utile anche se consapevole che l’ambiente faccia troppo poco ed i collaboratori siano superficiali verso i disabili. Alex è sempre una preoccupazione e Giusy ormai vorrebbe liberarsene. Ma lui le chiede aiuto: per arredare un nuovo appartamento che ha preso in affitto a Posillipo, per prenotargli una vacanza a Capri. Intanto Giusy, presa dai contatti con i giovani disabili che cerca di aiutare, sempre in compagnia di Romina che la accompagna talvolta anche alla casa di lui, a Posillipo, dove i due finiscono con avere un rapporto intimo. Succede che talvolta prendano a parlare di suicidio, ma lei ci scherza su. Invece un giorno che Romina la accompagna da lui non trovano risposta alla porta. Aprono forzando da fuori e lo trovano, elegantemente vestito, suicidato, gocciolante ancora sangue dai polsi. Il libro termina così, con la morte di un bellissimo giovane incosciente, ma con la evoluzione della protagonista verso una serena consapevolezza di poter essere utile al prossimo sofferente.