Le misure per i beni culturali: in Italia una valanga di parole

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Che il Covid sia pandemia è stato stabilito già da un po’ di tempo. Che la cultura l’arte e il turismo abbiano subito gli effetti del blocco totale in forma più devastante di altri settori è un evidenza. Tutti gli stati colpiti, non solo l’Italia, stanno mettendo in campo le proprie risorse e capacità per cercare di recuperare il tempo andato perduto.
The times goes by, cantava un motivetto. Il tempo se ne va. Gli effetti della pandemia sulle economie degli stati, potranno attenuarsi e poi svanire, ma ciò che è andato perduto difficilmente potrà essere recuperato del tutto. A sperimentarlo, in Inghilterra, ancora prima della, se pur cauta, riapertura alla vita, sono state le piccole strutture inglesi che stavano finalmente liberandosi dal giogo dei finanziamenti degli enti locali grazie alle politiche gestionali fondate sull’interpretazione. E’ un dato: sono diventate le più vulnerabili. Kettle’s Yard perderà circa £ 400.000, con un fatturato di 2 milioni di sterline. Tullie House a Carlisle si stava finalmente preparando ad un calo dei finanziamenti da parte delle sue autorità locali e stava godendo di un numero di visitatori eccellenti con la sua mostra Treasures of China. Tra il 24 marzo e il 1° luglio, l’abisso: ha perso £ 388.000; il suo fatturato è di circa £ 1 milione. Ed oggi la struttura aspetta con impazienza il pacchetto di emergenza del governo con i suoi 100 milioni di sterline destinati ai musei nazionali e al patrimonio inglese e a dare impulso ai consigli delle arti nazionali. Soldi veri, liquidi, non prestiti.
Riaprire in sicurezza e riprogrammare le mostre è però, tra tutte le politiche da mettere in atto, quella facile. Le difficoltà arriveranno tra un anno o due. Coloro che dipendono maggiormente dal turismo internazionale sanno che il numero di visitatori si riprenderà molto lentamente. Qui Inghilterra: il quadro non conforta, specie perché delineato in uno stato da sempre leader della gestione dei bei culturali e nella loro messa a reddito.
Anche in Spagna si cerca di sostenere il settore beni culturali, e si è adottata la politica dei costi: con 36 euro si può acquistare una carta annuale valida per l’ingresso in tutti i musei statali, una serie di eventi ed attività pedagogiche legate ai principali musei.
Il dipartimento di educazione del Mnac (Museo d’arte della Catalogna) di Barcellona offre una serie di proposte didattiche legate all’arte rivolte a diverse fasce d’età e il programma “El Museu espai comú d’integració”, ad esempio, è dedicato a persone o gruppi con problemi di esclusione sociale o di relazione.
Un altro caso significativo è rappresentato dal Guggenheim di Bilbao che organizza concerti, proiezioni di film, conferenze, attività per le famiglie e workshop per ragazzi. È possibile diventare membri del museo attraverso un programma individuale in cambio di un contributo annuale variabile (da 18 a 65 euro) che permette di avere diversi sconti e l’ingresso gratuito ai musei Guggenheim di New York, Las Vegas, Berlino e Venezia. Inoltre le visite guidate sono gratuite. L’importante a detta di tutti i direttori di museo è non impaurire la gente, ma non far finta che nulla sia accaduto. In una parola:
equilibrio, ci vuole equilibrio.
Ogni stato ha il proprio orientamento e cerca il rimedio ai dannidaCovid.
L’italiana Colao’s task force ha ovviamente dovuto valutare il peso di turismo, arte e cultura fino a qualche mese fa trainanti per l’economia italiana.
Il gruppone d’esperti ha informato il premier e gli italiani dell’importanza dei tre settori:
“Turismo, Arte e Cultura» contribuisce in maniera estremamente significativa all’economia del nostro Paese, generando (indotto incluso) circa il 13% del Pil e occupando oltre 4 milioni di addetti. L’Italia può contare su un patrimonio unico e distintivo a livello mondiale, tanto per qualità quanto per ampiezza e varietà.” Per dindirindina
:” Per contro, in questo momento storico, grazie alle risorse europee, è possibile realizzare un volume di investimenti molto significativo. Ullalà.
Si prevede:
– la creazione di un presidio governativo speciale
– l’articolazione di un piano strategico di medio-lungo termine
– la valorizzazione e lo sviluppo dell’offerta del Paese, il rafforzamento dell’imprenditoria turistica (incentivando il consolidamento del settore ricettivo)
– il miglioramento dei collegamenti infrastrutturali chiave relativi alle aree/poli turistici.
– Una forte valorizzazione del patrimonio artistico e culturale (vero DNA del Paese e fonte primaria di attrattività turistica dell’Italia),
– la creazione di un piano integrato di attrazione dei capitali privati.
– Consentire diversi livelli di apertura delle attività e diverse tempistiche
– Allineare la definizione dei protocolli e del “load factor” dei trasporti (in particolare per quello aereo) ai livelli europei.
– Istituire un “fondo Covid” per sostenere economicamente musei, attività culturali e dello spettacolo, parchi e aree protette che hanno perso ricavi.
– Coordinare appena possibile una campagna di comunicazione e promozione.
– Creare un coordinamento permanente con tutti gli attori coinvolti…..”
Un tempo l’artista cantava:” Parole,parole,parole”, ma qui non volano caramelle e tantomeno soldi.
Spelliamoci pure le mani per applaudire il frutto del lavoro dei Colao’s boys, ma, intanto, qualcuno precisi il comedovequando e, soprattutto, quanto. Misure pratiche prego, quantizzazione economica e rivelazione al mondo dell’erogatore di fondi, veri cronoprogrammi. Non è difficile, e se lo fosse, basterebbe copiare dagli stati che sanno come agire e lo fanno. Nessuno ci darebbe del copione, tranquilli.