Libri, i versi d’amore di Bilotta nel “Trittico per Rosa”

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di Maria Carla Tartarone Realfonzo

Giuseppe Bilotta è un eccezionale artista pittore,  scrittore, poeta,  studioso di letteratura francese, nato a Napoli nel 1939. I suoi scritti  di critica letteraria  sono per anni apparsi su  “Fiera Letteraria”. Dal 1984 è direttore  della rivista d‘Arte ” Rara Avis dell’immagine della scrittura”. Dalla fine del 1985 è curatore e direttore della “Collana dei Quaderni D’Arte”, Edizioni Lo Spazio. Nel 1996  fonda “Dromena. Il ritorno segreto dell’immagine”, un Almanacco.  Tra i numerosi scritti d’Arte, i  più recenti sono “Fermo punto della luce di Jean de Polignac, Poesie”, ed. Marcus del 2003, “Renato Caccioppoli per immagini” con prefazione di Gerardo Marotta, I.G.E.I., Napoli 2005.  Nel 2008 esce la prima edizione di “Trittico per Rosa”, un Poema,  edito dall’Istituto Culturale del Mezzogiorno di Napoli.  Nel frattempo continuano le sue mostre pittoriche, in Gallerie di rilievo, che  Il noto artista continua a produrre nel suo studio di Monte di Dio. Nel 2015 esce la nuova edizione di “Trittico per Rosa”, introdotto da Antonio Filippetti, in cui sono comprese alcune sue pitture, per le Edizione di  Arti Grafiche  Zaccaria.  Giuseppe Bilotta nel suo poema racconta il suo amore per Rosa, una fanciulla, forse immaginaria? Ella  appare identificata  nei luoghi della città, poiché di lei egli parla, a lei si rivolge con amore, alla sua grazia, alla sua bellezza, richiamandosi  in continuo ai luoghi, ai monumenti, alle piccole strade, i vicoli,  con rispetto  e amore, ricordando la storia, le origini auliche della straordinaria città in cui egli vive. Leggiamo alcuni punti in cui egli ricorda anche i luoghi della città: “Con la tua pelle di porcellana senza imperfezioni, /lineamenti perfetti e figura voluttuosa /in cui si cela la spinosità e la voluttà della rosa, / da me amata come nessuno ti amerà mai, /da me elevata con la forza dell’amore/ alla suprema armonia delle sfere,/ ti sei stretta brevemente a me con calore,/ esprimendo con baci caldi l’amore,/ che trasmetti ai miei sensi ardenti,/ a esuberanze, a suggelli, a intimi invaghimenti/ di forme significanti della vita/ secondo i tesori della lingua, (pag.94). “Nei Chiaroscuri della via dei Tribunali,/ sosto spesso incantato dallo spirito/ di Caravaggio che sento aleggiare nell’aria,/ come lo spirito di Lucrezio, di Virgilio e Leopardi,/ che mi abbracciò ai piedi del Vesuvio, /dopo la cena nello studio di Brulé”. …“Al Pio Monte della Misericordia,/davanti alla celebre opera caravaggesca,/ispirata dai caratteristici vicoli napoletani…Con tale condizione di spirito, son destinato/Ad andare alla ricerca fremente di te,/sul segno del tuo passaggio e sul segno/lasciato dalle mie parole di passione”….(pag .121) “Magicamente agile è il mio genio che coglie,/con acutezza visiva, aspetti del tuo carattere/ e della tua psicologia, più nobile della nobile scala/ che salgo di Palazzo Calabritto rifatta da disegno/di Luigi Vanvitelli mentre, fuori, da una loggia,/una donna con ceruli occhi sotto ciglia bionde,/ contempla l’arista azzurro del mare vicino/e macchie a guazzo di alberi sulla terra ocra:/ angolo di mondo non sai se nascente o morente /. (pag.144) “Senza di te, Rosa, la vita si riempie / di una noia struggente, intollerabile,/ Ti sento d nuovo. La tua voce vibrante/è con me in via Partenope con turisti stranieri/ a passeggio nei due sensi sul lungomare,/ da cui sale un alito breve e fresco”,… (pag 176)  Questi sono soltanto alcuni dei versi che possiamo leggere nel Poema, che ci parlano del grande amore perduto. E andando più avanti, nelle quasi trecento pagine del libro, continuiamo a leggere le sue rime vibranti, dedicate al suo amore invocato, descritto con  eleganti vagheggiamenti,  senza mai dimenticare l’altro amore: la città, i suoi luoghi più umili e quelli meravigliosi,  che la fanciulla gli sembra rappresentare:  è anche nell’Orto Botanico,  sotto due vecchie querce, “che in sogno ti prendo fra le braccia, stordito dal calore del tuo corpo, Rosa?” ( pag. 139).   Dicevo che l’appellarsi continuo a Rosa, a questo amore perduto, introvabile, ma sempre presente nella sua anima, si contrappone alla presenza degli  storici luoghi ,  giustificatamente amati e venerati dall’autore ma non a sufficienza amati e conosciuti da chi li vive. Dunque i versi, dedicati a Rosa in trecento pagine, versi eleganti ed insieme  facili per i lettori, attraggono e  invitano a proseguire, stimolando chi ama i luoghi, nel loro ricordo, stimolati dalla  gentile visione della moderna fanciulla Beatrice che ci accompagna, Rosa.  Ma Rosa è poi davvero una giovane fanciulla o non è piuttosto soltanto un fiore meraviglioso, di cui il sensibile  poeta ispirato descrive  le tante varietà, a noi sconosciute nella terza parte del Trittico, in “Rosa Iar”? Con i versi  nel libro troviamo anche , come dicevo, la testimonianza della attività di pittore di Bilotta, un interessante  gruppo di  immagini pittoriche originali, che arricchiscono il testo, un gruppo di “collages”, creati dall’artista in occasione della mostra esposta alla “Pica Gallery”, nel gennaio 2006, tipici dell’arte contemporanea nell’accostamento delle linee e dei colori .