Christo, l’artista bulgaro che girò il mondo avvolgendo le opere più preziose

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in foto Christo

di Maria Carla Tartarone Realfonzo

È morto Christo Vladimirov Javacheff, artista bulgaro famoso in tutto il mondo per i suoi impacchettamenti di siti artistici, maestro della Land Art, in procinto di avvolgere a Parigi l’Arco di Trionfo con fogli polypropylene blu e corde rosse, già in progetto dal 2016. Christo , nacque in Bulgaria, nel 1935, da padre imprenditore e madre impiegata all’Accademia di Belle Arti di Sofia dove anch’egli studiò dal 1953. Presto passò a Parigi dove nel 1959 conobbe l’artista Jeanne Claude, sua coetanea, che divenne sua moglie, da cui ebbe un figlio, Ciryl. Insieme nel 1962 realizzarono la loro prima opera a Parigi, “Rideau de Fer”, una barriera di barili d’olio che invase una strada parallela alla Senna. Jeanne Claude, spesso sua ispiratrice nella costruzione dei fantastici avvolgimenti, trascorse la sua vita viaggiando nel mondo con lui, che attratto dai monumenti più interessanti andò prima a New York dove nel Central Park misero in fila migliaia di elementi collegati da tendaggi arancione. Vi operarono tranquillamente, vendendo agli appassionati i disegni dei progetti, che ripagavano le opere molto costose. Christo lavorò ancora a Londra, a Miami, a Berlino dove coprì simbolicamente il Reichstag nel 1995. In Italia fu anche a Spoleto, preziosa cittadina umbra dove nel 1969, in occasione del famoso Festival dei Due Mondi, creato da Gian Carlo Menotti, che si ripete ogni anno, imballò la fontana di Piazza Mercato ed il Fortilizio dei Mulini. Nel 1970 avvolse a Milano il monumento al Re Vittorio Emanuele II, in Piazza Duomo. Purtroppo Jeanne Claude morì improvvisamente nel 2009 ed egli dovette proseguire da solo, certamente la ricordò in Italia quando creò l’opera più grande dal punto di vista dello spazio: “The Floating Piers”, nel 2016, la costruzione sul lago d’Iseo di un passaggio, una strada gialla galleggiante che raggiungeva tre rive diverse attraversando le acque. L’Opera attrasse un milione di turisti, anche se preoccupò le amministrazioni litoranee. Ma non portò danni, rimossa, come era stato stabilito, nel tempo dovuto. Christo, con Jeanne Claude, aveva già realizzato un’opera analoga in Florida recingendo con un ampio tessuto rosso di polipropilene poggiato sull’acqua, le isole della Baia di Biscayne, volendo anche qui dimostrare come la natura possa convivere con un elemento artificiale purché adeguato e fantastico. L’ultima sua opera sarà, nel 2021, come abbiamo detto, il già programmato imballaggio dell’Arco di Trionfo a Parigi. Le opere di Christo sono state spesso accostate ad un altro programma artistico, quello della street art, che vede artisti arrampicarsi su dirupi e fianchi di palazzi adornandoli di immagini, create per noi, per accompagnarci nel nostro tragitto e allietarlo. Quest’arte risale anch’essa a NevYork, a Manhattam, insieme all’arte di Christo. A Napoli abbiamo alcuni esempi di opere dipinte da artisti noti in tutto il mondo: Bansky fu il primo a dipingere per noi in Piazza dei Gerolomini prima “L’Estasi di Santa Teresa” e poi una “Madonna con la pistola” sul capo, invece che l’aureola dovuta. Bansky lo abbiamo recentemente visto in una mostra al PAN. Altri artisti della street art sono giunti a Napoli come Keith Harring, che ha esposto al MADRE, considerato il portavoce della cultura di strada e il francese Zilda che ci decorò la Chiesa della Scorziata, purtroppo chiusa dal 1981. Oggi abbiamo un artista italiano che non tralascia di decorare i nostri luoghi, Giuseppe Ciaramella, che non trascura il Pallonetto di Santa Chiara. Non mi sembrano molto distanti da Christo questi artisti. Egli rispettava sempre i suoi impegni con le amministrazioni e diceva, a chiarimento delle sue opere, che esse erano create per diffondere “la gioia, la bellezza, ma nessun senso preciso”. Christo ci nascondeva le opere realizzate nel passato, coprendole temporaneamente con le sue creazioni, i suoi teli; gli artisti della street art le aggiungono alla bellezza dei nostri luoghi.