L’Asia non è più la nuova frontiera del business

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Qualcosa è cambiato, l’equilibrio sta mutando. Da oltre un ventennio l’Asia, e la Cina in particolar modo, erano emergenti  e guidavano la crescita mondiale, confermandosi come l’ariea più dimanica a livello internazionale.
Ma ora ci troviamo a un punto di svolta della storia mondiale: la fine dell’epoca cinese ed il riposizionamento del dominio occidentale, il ritorno del resto del mondo.
Il quadro congiunturale si sta modificando velocemente e la domanda globale si evidenzia sempre di più robusta grazie al rafforzamento dei paesi dell’Europa e del resto del mondo.
Dal 2010 La Cina ha guidato la ripresa mondiale segnando una crescita complessiva del pil del +10 % grazie all’incessante afflusso di capitali stranieri ed al cambio delle politiche del consumismo.
L’Asia ha continuato a registrare elevati tassi di crescita. Per la Cina negli ultimi 20 anni il tasso di crescita del Pil è stato sempre altissimo sorpassando Il Giappone e diventando la seconda potenza mondiale dopo gli Usa.
Ma ora le cose sono cambiate ed il trend cinese si è fermato per la  pandemia. Stessa cosa succede in India. Mentre altri importanti paesi dell’aerea asiatica si stanno affermando nuovamente sulla scena mondiale.
In Giappone nonostante il fermo olimpico e dopo anni di recessione il pil sta risalendo prevedendo un piccolo tempo di bollicine meglio conosciuto come baby bubbles time per il 2025 in occasione della prossima Expo di Osaka. Singapore mette a segno un altro rialzo del pil, il Vietnam può essere considerato un nuovo mercato di sbocco con le nuove politiche di macro economia espansiva. L’Australia, paese ricco di materie prime, registra tassi di crescita sopra la media.
La locomotiva asiatica distacca il vagone Cina e riaggancia Giappone,Thailandia, Vietnam,Corea del sud, Singapore, Philippine e Taiwan. La Cina è impegnata in una faticosa ripresa dalla Pandemia. Cerca di riaccendere i motori per necessità, ma i giorni sono difficili e il motore è riscaldato ma non ancora marciante…
L’economia cinese non mostrerà segni di ripresa …la geopolitica  insegna ed il reverge spending, ovvero una sorta di conservatorismo nei confronti del Coronavirus, ha convinto molta gente al risparmio, dopo tempi di acquisti legati alle prime necessità.
La pandemia ha messo in serie difficoltà l’economia cinese con una contrazione del 6,8% nel primo trimestre. Il settore industriale è il più colpito. Ci sarà un ritorno alle attività produttive ma con una giustificata carenza di consumi e di investimenti.
Sarà uno shock che avrà numerosi effetti con previsioni di crescita solo dell’1,2 %. Effetto principale di questa pandemia è anche una deglobalizzazione.
Restando in tema geopolitico  l’Italia diventerà centrale nel contesto dell’Europa, più di Spagna, Francia e Portogallo; potremo essere in prima linea e con intelligenza e lungimiranza, doti insite nel nostro Dna, possiamo uscirne alla grande superando vecchi sistemi obsoleti.
Ma ora il Bel Paese si trova a un bivio e non può sbagliare. La geopolitica asiatica è lenta ma nello stesso tempo veloce a riprendere le posizioni, pertanto per il momento sfruttiamo al meglio la situazione.
Questa emergenza se ben sfruttata potrebbe risultare per il nostro paese un’arma capace di dare un vantaggio competitivo enorme al Made in Italy aiutandolo a riprendere dopo tanti anni un ruolo importante nel mondo.
Ripeto: il ben fatto è solo Italiano.