Grecia: accordo raggiunto, la troika torna ad Atene

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Questa mattina il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha annunciato che dopo una riunione fiume dell’Eurogruppo un compromesso è stato raggiunto. “È stato stretto un accordo all’unanimità, tutto è pronto“, aveva preannunciato su Twitter il ministro belga. Si è ridotta, insomma, la spaccatura all’interno dell’Europa, che con un compromesso iniziale “unanime” scongiura per il momento un crac delle finanze elleniche sotto il peso dei debiti. Dopo 17 ore di trattative, l’intesa permette sia di gettare le basi per un terzo piano di finanziamenti sia di rassicurare la Bce, che continuerà a sostenere le banche greche a corto di liquidità. Rimane, tuttavia, ancora molta strada da fare. L’eventuale sostenibilità del debito non è stata nemmeno evocata – perché le divisioni restano tante – e i singoli parlamenti dovranno esprimersi sull’intesa raggiunta a Bruxelles. A sua volta, Alexis Tsipras dovrà raddoppiare i suoi sforzi per garantire che il pacchetto di riforme da 50 miliardi passi lo scoglio del voto parlamentare. Certo, non sarà facile giustificare il ritorno della Troika ad Atene, il cui ruolo sarà quello di garantire l’attuazione delle riforme. Il leader di Syriza ha solo pochi giorni di tempo per convincere i deputati greci e incontrerà più di un problema politico in patria dopo le concessioni fatte in materia di privatizzazioni, Iva e pensioni. Nelle prossime settimane si terranno poi ulteriori trattative per definire i dettagli del nuovo piano di aiuti da 86 miliardi di euro.

Borse asiatiche

Cina in rally, con gli interventi messi in campo da Pechino (per complessivi 1.000 miliardi di yuan pari a 144 miliardi di euro) settimana scorsa per sostenere i mercati azionari che ottengono l’effetto voluto, mentre in Europa la crisi della Grecia si avvia a una soluzione. A spingere i corsi hanno contribuito anche i netti guadagni registrati venerdì dagli indici Usa. Lo Shanghai Composite Index, dopo aver guadagnato lo 5,2% nell’ottava chiusa venerdì (prima in positivo delle ultime quattro), è vicino al 4% di progresso, quota invece superata dallo Shenzhen Composite Index. La seduta è particolarmente positiva per le small cap, visto che l’indice Csi 500, che raggruppa le piccole quotate di Shanghai e Shenzhen, ha toccato un progresso superiore al 7% (migliore performance intraday addirittura dal novembre 2008) e il guadagno è di oltre il 5% anche per il ChiNext. Segnali di fiducia evidenziati anche dal fatto che 400 quotate hanno riavviato gli scambi (settimana scorsa erano state 1.400, la metà delle società di Shanghai e Shenzhen, a fermare le contrattazioni). Sul fronte macro, in giugno il surplus della bilancia commerciale della Cina è calato ben oltre le attese a 46,5 miliardi di dollari da 59,49 miliardi di maggio e contro i 55,3 miliardi del consensus. Nel mese l’export è cresciuto del 2,1% su base annua se calcolato in yuan (contro il declino del 2,8% di maggio) e del 2,8% in dollari contro il progresso dello 0,5% atteso dagli analisti. Cala ancora ma è i n netto miglioramento l’import, sceso del 6,1% su base annua in giugno, in dollari, contro il 17,6% di declino di maggio e la flessione del 16,0% del consensus del Wall Street Journal. Il dato, calcolato in yuan, segna invece un declino del 6,7% dopo il crollo del 18,1% di maggio. Ancora una volta la Cina ha condizionato gli altri mercati della regione, a partire da Sydney. L’Australia, infatti, per la sua diretta dipendenza da Pechino ha sentito l’impatto positivo del rallentamento del calo dell’import in giugno. Sydney ha aperto in flessione, sulla debolezza dei titoli bancari, ma ha recuperato terreno in scia alla Cina e ai titoli minerari più direttamente toccati dall’apprezzamento del dollaro. Ma la giornata ha confermato il suo andamento in altalena, e la piazza australiana, in territorio positivo per gran parte della seduta, ha chiuso in segno meno (l’S&P/ASX ha perso lo 0,30%) sul declino del 4,30% di Fortescue e sul crollo superiore all’8% di Bradken, fornitore di prodotti per l’industria mineraria. Non si è esaurito invece l’effetto positivo su Seoul. Il Kospi ha infatti chiuso in progresso di oltre l’1% la seduta. Seduta in altalena anche per Hong Kong, con le H-Shares (i titoli delle cinesi quotate all’Hang Seng) a trascinare al ribasso il listino, comunque ancora in moderato progresso poco prima della chiusura. Tokyo, invece, ha seguito fedelmente la performance di Wall Street e il Nikkei 225 ha segnato un progresso dell’1,49% a fine seduta. Risultato trainato da diversi grandi esportatori: Toyota ha guadagnato il 2% mentre Panasonic e Sony hanno registrato progressi intorno al 3% e addirittura oltre per Sharp. Male ancora Toshiba, che ha perso l’1,25% nella seduta, dopo che Kyodo News ha scritto che le “irregolarità contabili” potrebbero tagliare gli utili operativi relativi ai cinque esercizi dal 2009 al 2013 di più dei 150 miliardi di yen (1,1 miliardi di euro) previsti. Sul fronte macro, la produzione industriale in Giappone è calata in maggio del 2,1% su base mensile, in linea con le attese degli economisti, contro il 2,2% della lettura preliminare e il progresso dell’1,2% registrato in aprile (in marzo la lettura era stata per un declino dello 0,8%).

Borsa Usa

A New York i principali indici hanno chiuso l’ultima seduta della settimana in forte rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato l’1,21%, l’S&P 500 l’1,23% e il Nasdaq Composite l’1,53%. I mercati Usa hanno beneficiato del recupero della Borsa cinese e del possibile accordo tra Grecia e creditori. Il numero uno della Fed, Janet Yellen, ha confermato un possibile aumento dei tassi di interesse entro la fine dell’anno senza tuttavia precisare la tempistica. A maggio le scorte all’ingrosso hanno fatto segnare un incremento dello 0,8% m/m, superiore al valore atteso dagli economisti, pari a +0,3%. Nel mese di aprile le scorte erano cresciute dello 0,4% su base mensile. Sul listino principale (Dow Jones) in evidenza Apple (+2,67%), UnitedHealth Group (+2,34%) e Visa (+2,01%). Tra gli altri titoli Costco + 2,34%. Brian Nagel ha alzato il rating sul titolo della catena di ipermercati a strong buy. Gap -0,53%. Le vendite a parità di negozi del gruppo di abbigliamento sono diminuite a giugno dell’1%. Si tratta di una cifra peggiore del previsto. General Motors +1,29%. Secondo la Cnbc, la casa automobilistica ha effettuato un maxi richiamo (780 mila crossover). Zillow Group -7,73%. Il sito web specializzato nei servizi immobiliari ha annunciato le dimissioni del direttore finanziario Chad Cohen, effettive dal prossimo 7 agosto, e di essere alla ricerca di un sostituto. Netflix +1,57%. Morgan Stanley ha alzato il target price sul titolo dell’internet television network a 750 dollari. American Airlines Group +3,88%. La compagnia aerea ha annunciato che il Revenue Passenger Miles (RPM) è aumentato a giugno del 2,8% a 20,4 miliardi. Il load factor è migliorato all’85.4% (+0,4%). La società ha confermato le sti me di ricavo per passeggero per posti disponibili (PRASM) per il secondo trimestre nel range 6%-8%.

Europa

Avvio vivace ma senza eccessi per le Borse europee all’annuncio di un accordo raggiunto dall’Eurogruppo sul salvataggio di Atene. E’ Parigi la migliore (+1,5%) seguita da Francoforte e Madrid (+1,2%). Lo spread tra Btp e Bund si assesta sui 115 punti base (dai 135 dell’apertura) dopo essere scivolato brevemente fino a 108 punti sull’onda della notizia dell’accordo sulla Grecia. Il rendimento del decennale italiano è a 2,09%. Il differenziale tra i titoli a 10 anni spagnoli e tedeschi è a 114 punti base e quello tra i decennali di Atene e Berlino a 1.059 punti base.

Italia

Piazza Affari decisamente volatile dopo l’accordo per il salvataggio della Grecia. Adesso il listino è tornato in territorio positivo (+0,71%), ritrovando la soglia psicologica dei 23 mila punti (a 23.100). Svettano Ferragamo (+3,7%) e UniCredit (+2%). Piazza Affari aveva chiuso l’ottava in deciso rialzo, venerdì scorso, con gli investitori che scommettono sempre di più su un accordo tra la Grecia e i suoi creditori internazionali. Il maggiore ottimismo ha fatto scendere lo spread in area 125 punti base. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha guadagnato il 3% a 22.937 punti. Acquisti ancora sostenuti sui titoli del comparto bancario: Montepaschi ha guadagnato l’8,16% a 1,722 euro, Banco Popolare il 3,10% a 14,94 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 2,63% a 7,975 euro, Intesa SanPaolo il 4,42% a 3,352 euro, Ubi Banca il 2,92% a 3,352 euro, Unicredit il 4,15% a 6,135 euro. In deciso rialzo anche i titoli del risparmio gestito: Azimut ha mostrato un progresso del 4,50% a 26,45 euro, mentre Mediolanum è avanzata del 4,97% a 7,805 euro. Telecom Italia (+1,97% a 1,19 euro) positiva per la terza seduta consecutiva con il mercato che punta ancora su una possibile ulteriore salita di Vivendi nell’azionariato. Nuovo tonfo per Saipem (-4,43% a 8,185 euro) che ha virato in negativo dopo una mattinata in cui il titolo aveva tentato il rimbalzo. La società italiana ha subito il giorno prima la cancellazione del contratto South Stream da parte della russa Gazprom. Positiva invece Eni che ha chiuso la seduta con un progresso del 2,58% a 15,85 euro.


I dati macro attesi di oggi

Lunedi 13 luglio 2015

04:25 CNY Saldo della bilancia commerciale

04:25 CNY Export (Annuale)

04:25 CNY Importazioni (Annuale)

06:30 JPY Produzione industriale (Mensile)

06:30 JPY Indice di attività delle industrie nel terziario (Mensile)

15:00 EUR Riunione dell’Eurogruppo

20:00 USD Bilancio del budget federale