Paolo Giulierini, come cambia la fruizione dell’Arte al MANN

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Musei, gallerie private, associazioni hanno risposto alla chiusura forzata imposta dall’emergenza sanitaria, aprendosi al mondo digitale. Una vera e propria cascata di progetti e d’iniziative speciali per far straripare la cultura nei territori della conoscenza e dell’intrattenimento.  Tour virtuali, approfondimenti, video d’artista, materiali d’archivio montati per l’occasione, laboratori educativi, film e documentari, contributi di scrittori, artisti, critici messi a disposizione di un pubblico ampio, senza barriere di età, di preparazione.  Lo sviluppo tecnologico del secolo scorso aveva già determinato molti cambiamenti nei diversi campi della produzione artistica contemporanea, oggi affrontiamo una nuova sfida nell’ambito delle modalità di fruizione che se, in un primo momento ha disorientato, si è dimostrata da subito un’occasione di rinnovamento e di slancio. In prima linea il MANN che aveva già aperto all’innovazione tecnica con le sue mostre interattive “Capire il cambiamento climatico- Experience exhibition”, Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo e Lascaux 3.0, oggi riproposte come virtual tour sulle pagine Social. Stesso sistema per ammirare i capolavori delle collezioni permanenti, e alcuni preziosi reperti conservati nei ricchissimi depositi, attraverso un’anteprima della mostra fotografica “Sing Sing. Il corpo di Pompei” di Luigi Spina che permette di entrare, nelle famose celle dei sottotetti del Museo, ribattezzati negli anni Settanta da Giuseppe Maggi con il nome del carcere di massima sicurezza di New York. Ed ecco apparire sullo schermo, tra le inferriate, lucerne, candelabri, vasellame, bronzi, che restituiscono attimi di vita quotidiana nelle città vesuviane. Tantissime idee per connettere un pubblico vastissimo con sperimentazioni senza barriere, eppure, resta difficile rinunciare al rapporto fisico con le opere d’arte.

Direttore Giulierini, in che modo si trasformerà la visita del museo?

I primi due mesi vedranno probabilmente un’entrata su prenotazione con mascherine obbligatorie, numero limitato e distanza di 2 metri. Una situazione che, a prima vista, stride con il nostro pensiero di Museo come luogo d’incontro. Però si tratterà di un’esperienza da vertigine per chi sceglierà di farla, perché potrà approfondire in piena libertà le tante sezioni del MANN, approfondendo come non è possibile fare nell’ordinario.

La programmazione offre online i contenuti della mostra “Res rustica. Archeologia e botanica nel 79 d. C”, in tema di alimentazione e, tra affreschi pompeiani e reperti di archeobotanica studiati dal Dipartimento di Agraria dell’Ateneo federiciano, si compone il racconto per immagini e parole di un fantasioso menu romano. Particolarmente interessante la ricostruzione in 3D dell’Efebo di via dell’Abbondanza. Laser, scanner e operazioni di fotogrammetria per ritrovare la bellezza della statua di bronzo che, forse, raffigurava in origine un atleta. Da giovedì 30 aprile, saranno online gli “Incontri di Archeologia”: il ciclo web sarà inaugurato dalla lezione di Maria Lucia Giacco, che presenterà la splendida Collezione Magna Grecia.  In rete anche quattro docufilm realizzati nell’ambito del progetto universitario “Obvia- Out of boundaries viral art dissemination”, intitolati La genesi del MANN che ricostruiscono l’entusiasmo per le prime scoperte archeologiche delle città vesuviane durante il regno di Carlo III e l’atmosfera del tempo nel decennio francese. Walter Benjamin, in un saggio del 1936 affermava che “ciò che sfiorisce nell’era della riproduzione tecnica è l’aura che circonda l’opera d’arte” la quale vedrebbe smarrire il fascino legato alla sua presenza misteriosa e lontana, al suo “quid magico” per diventare alla portata di tutti.

Direttore Giulierini, è pensabile un utilizzo predominante della realtà aumentata a scapito dell’incontro fisico con le opere d’arte?

La realtà aumentata è un buon mezzo per integrare la visita fisica, non per sostituirla. Abbiamo già dei percorsi pronti disponibili da subito per i nostri visitatori. La peculiarità della situazione ha sicuramente accelerato processi tecnologici che erano solo parzialmente utilizzati, ma non perdiamo di vista l’emozione di essere davanti ad un originale.

Dopo il grande successo di “Father and Son – the game”, il gioco gratuito che dal 2017 ha raggiunto 4 milioni di giocatori in 97 paesi del mondo ed è stato continuamente aggiornato e monitorato dall’equipe che l’ha creato, il Museo ha destinato ancora spazio al divertimento con la sfida social “MANN in quiz”, proposta dai Servizi Educativi che mette in palio, un abbonamento annuale OpenMANN (opzione Family) destinato a chi risponderà, nel modo più completo e rapido possibile, alle cinque domande poste online. La multidisciplinarietà è già una realtà nel nuovo approccio all’allestimento museale che coinvolge oltre agli specialisti dei beni culturali anche architetti, interior designer, esperti d’illuminazione.

La dimensione tecnologica sembra prediligere le competenze trasversali, secondo lei ci saranno maggiori possibilità lavorative?

Sicuramente molte aziende di giovani potranno trovare nuove occasioni di lavoro, ad esempio nella creazione di mostre digitali che, giocoforza, dovranno essere create se, almeno quest’anno e l’anno prossimo, sarà difficile prestare le nostre opere all’estero.

Gli strumenti tecnologici passati ormai al servizio dell’attività artistica, confrontandosi con le condizioni storico culturali di ciascun’epoca, hanno già portato a diverse forme di socializzazione dell’attività estetica, e l’evento che stiamo subendo produrrà altri cambiamenti sia sul versante del godimento sia su quello della produzione, tuttavia – ribadisce Paolo Giulierini – il MANN continuerà, anche se digitalmente, a promuovere la rete dei siti Extramann, curati da tanti giovani che hanno scelto di scommettere nella gestione dei beni culturali. Però, – aggiunge con il sano ottimismo di chi coltiva la bellezza – non perdiamo la speranza. Pandemie ci sono state, e anche di più perniciose. La ricerca medica in atto e le tecnologie ci riporteranno presto a livelli di fruizione accettabili, nei quali ancora una volta l’empatia tra visitatore e visione diretta dell’opera dovrà essere sempre il punto fermo da cui ripartire.

Siamo grati alla tecnica che ci fornisce immagini in alta risoluzione che permettono, anche a distanza, la visualizzazione dei dettagli più minuti, ma l’Arte è un’esperienza intima, sensoriale, irrinunciabile.  “La vita abbatte e schiaccia l’anima – ripeteva Stella Adler – e l’arte ti ricorda che ne hai una” , quella che aspetta di tornare ad emozionarsi in una realtà tangibile.