Fare impresa con le criptovalute e la tecnologia blockchain in Italia: quali le possibilità?

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Foto: Pixabay.com

Il mercato finanziario costituitosi intorno alle criptovalute negli anni ha permesso la nascita di numerose imprese, ne sono un esempio gli exchange di criptomonete e i servizi di custodia. Analogamente, la tecnologia blockchain, alla base delle valute digitali, ha favorito la formazione di vari poli d’impresa internazionali, di cui l’Italia sembra essere orfana. Nel nostro paese mancano infatti dei veri e propri “poli” aggregatori, anche se imprese del settore sono presenti a macchia di leopardo in particolar modo nelle regioni del centro-nord. Tra esse troviamo Crypto360, Mangrovia, e tutta una serie di imprese del settore IT, come Relatech, che da alcuni anni a questa parte si occupano anche di blockchain. Fare impresa in questo settore in Italia è quindi possibile e grazie alla legge di bilancio del 2019 esiste oggi un fondo da 15 milioni di euro per incentivare l’adozione di questo tipo di tecnologia. Si è trattato di un passo normativo e di supporto importante, che potrebbe dare coraggio alle startup desiderose di fare impresa in Italia e che indirettamente potrebbe rafforzare il mercato delle criptovalute nel nostro Paese, ancora poco sviluppato in confronto alle innovazioni riscontrabili a livello globale.

I mercati delle criptovalute in Italia

Sono tre le società principali ad oggi attive in Italia nell’ambito degli scambi di crypto asset: Crypto360, Coinbar e The Rock Trading. L’ultima, in particolare, è una pioniera del settore attiva sul bitcoin dal 2011, ma gli italiani non si affidano solo a queste piattaforme “Made in Italy” per scambiare criptovalute: esistono infatti anche piattaforme internazionali dove, oltre a “rifornirsi” con acquisti diretti di criptovaluta, è possibile svolgere trading con i cfd. La tecnica del trading con i contratti per differenza (CFD) appena citata, è diversa rispetto all’acquisto diretto delle criptovalute poiché l’investitore ha la possibilità di speculare sul prezzo della criptovaluta senza doverla necessariamente possedere. Questa tecnica viene utilizzata da numerosi trader italiani e fornisce loro l’opportunità di sperimentare da vicino la riuscita dei progetti di criptovalute presenti a livello globale, compresi quelli italiani.

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Imprese nostrane, dall’Italia al mercato globale delle criptovalute

Così come i trader italiani guardano a piattaforme mondiali per internazionalizzare i loro investimenti, anche le startup blockchain italiane fanno lo stesso negli ambiti in cui hanno interesse. Nel 2018 è nata Iconium, venture capital orientata al settore blockchain, che da subito ha orientato i suoi investimenti su progetti italiani e su progetti mondiali, tra cui il browser Brave e il relativo Basic attention token (BAT), quindi ha investito in Luxochain (Svizzera) dedicata al settore del lusso, ed ancora in Algorand (ALGO) criptovaluta con una propria blockchain autonoma. Iconium, che opera in partnership con venture capital del calibro di Pantera capital, non è però l’unica italiana ad aver allargato i propri confini d’investimento. Tra gli exchange italiani citati in precedenza, infatti, The Rock Trading è un esempio d’impresa italiana del comparto blockchain che ha saputo internazionalizzarsi per mettersi in contatto con più attori del settore, in particolare con trader professionisti europei.

Fare impresa nel settore blockchain e investire nelle criptovalute, è un business possibile anche in Italia, sia per le giovani startup con idee da portare al successo, che per i singoli che intendono mettere a frutto i propri capitali nel nuovo mercato.