Crisi, l’analisi dell’avvocato Zagami: Periodo duro ma dopo ci sarà il boom economico

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In foto Paolo Zagami

Paolo Zagami è un avvocato di affari, autore di ben tre libri sulle imprese internazionali editi da Rubbettino e riguardanti profili economici, giuridici e politici nonchè docente di diritto commerciale presso la Università Mediterranea. Dunque tra i professionisti più titolati ad offrire il suo punto di vista in questo difficile momento storico.

Avvocato cosa sta succedendo?
Siamo nel pieno di una catastrofe sanitaria totalmente imprevedibile. E questa catastrofe sta già determinando e dopo determinerà ancora di più enormi ripercussioni a livello economico. Ci sarà una crisi peggiore a quella del 2008 che venne originata dai mutui “sub prime”: quella infatti riguardava essenzialmente la economia finanziaria mentre questa ha ad oggetto la economia reale e toccherà direttamente le nostre tasche provocando nell’immediato una stagnazione che sarà tanto più devastante quanto più la paralisi si prolunga. Più in dettaglio, molte persone saranno in disoccupazione ed avranno meno soldi a disposizione e per tante imprese – nonostante i tassi più favorevoli che mai – i mutui diventeranno molto più difficili da ottenere perché le banche visto il clima di incertezza generale non vorranno più accumulare garanzie ipotecarie giudicate a rischio

Quali sono i settori per il momento più colpiti e quelli che soffriranno maggiormente per la recessione?
Le misure restrittive hanno già avuto nell’immediato un forte impatto sui servizi: penso a negozi, ristoranti e bar. Il settore del turismo è certamente tra i più colpiti e degli oltre 40 miliardi che gli stranieri spendono in Italia ogni anno non resterà niente. A dover fronteggiare un probabile cambio di passo notevole sarà il settore dell’intrattenimento e degli eventi perché non sarà facile reinventare incontri e convention aziendali ma anche sfilate o feste. L’immobiliare subirà anche nel breve gravi conseguenze con riferimento alle quotazioni degli immobili: però solo quelli commerciali perchè ritengo che nel medio periodo invece quelli residenziali avranno un maggiore valore visto che la quarantena tra le mura domestiche sta spingendo molti italiani a riconsiderare la casa come un bene rifugio su cui investire. Inoltre l’avere imposto limiti alla circolazione delle merci e delle persone sta causando e causerà gravi disagi alle imprese che si basano sulla produzione perché si sta interrompendo a tempo sostanzialmente indeterminato la continuità aziendale. Infatti la chiusura istantanea e generalizzata delle imprese cosiddette «non essenziali» le esclude dalle filiere di fornitura, rendendo impossibile evadere gli ordini in portafoglio e acquisirne di nuovi cosicchè il mercato rialloca subito la domanda su altre imprese non italiane.

Non ci potrebbero essere delle “scusanti” per le quali una impresa potrebbe sostanzialmente dire non possiamo evadere gli ordini e quindi aspettiamo il ritorno alla normalità?
Come dicevo nessuna impresa può resistere a una tale chiusura se non per pochi giorni e quelle che si impegnano a differire seppur di poco l’adempimento delle proprie obbligazioni con i propri clienti perdono credibilità. Comunque ed in ogni caso sarà molto difficile – specie per imprese che fanno import-export – invocare il principio di forza maggiore per liberarsi dalle obbligazioni assunte e dai debiti contratti in tempi “normali” considerato che si tratta di un principio che assume valenza diverse nei sistemi di civil law piuttosto che nei sistemi di common law. In altri termini è chiarissimo che la pandemia è globale ma non sarà altrettanto evidente ad esempio per una impresa italiana dimostrare in termini pratici al suo fornitore inglese come, quando e perché la catena produttiva si è interrotta.

Secondo lei quando e come si potrà ripartire?
Bisognerà avere molta pazienza. Non ci sarà un giorno “uno” specifico e determinato ma la ripresa sarà molto lenta, difficile e graduale. Credo che il ritorno alla più o meno “normale” vita sociale avverrà dopo l’estate. Poi registreremo un periodo ancora difficile di assestamento economico ed alla lunga sarà bellissimo perché ci sara un grande boom: lo insegna la storia e lo dimostra il modo in cui le economie mondiali si sono riprese dopo avere affrontato diversi periodi duri. Certamente nulla sarà comunque più come prima e sarà molto ridimensionato il concetto del “business as usual”. Le imprese considereranno la sanità non più come un costo ma bensì come una delle basi per lo sviluppo della attività. Al riguardo, la emergenza coronavirus ha mostrato che i tagli alla sanità pubblica pregiudicano l’intero sistema socio-economico e tutti i governi compreso il nostro dovranno ripensare i propri scopi ed investire nel campo della ricerca medica e chimica per creare mercati capaci di produrre una crescita sostenibile e nei quali la salute sarà considerata realmente come il bene primario.

A proposito proprio del nostro Governo stanno arrivando da più parti diverse critiche per la gestione della emergenza. Quale è la sua opionione?
Premesso e sottolineato che l’emergenza ha travolto come uno tsunami i governi di tutto il mondo che si sono fatti trovare appunto tutti sostanzialmente impreparati, penso che in Italia siano stati sbagliati i tempi, i modi e le forme della comunicazione. Ci sono stati sino ad oggi 8-9 decreti con la media di uno ogni quattro giorni, molte contraddizioni con i provvedimenti regionali (gli avvocati di Milano per due giorni non sapevano se avessero potuto continuare la loro attività o dovevano chiuderla!) e diversi moduli di autocertificazione: tutto ciò dimostra che c’è stato un disordine istituzionale e siamo sempre all’inseguimento ed un passo indietro rispetto alla diffusione del corona virus. I cittadini, gli imprenditori, i professionisti e tanti altri sono confusi ed avrebbero gradito una gestione meno debole e meno ondivaga. Inoltre è stato un errore imperdonabile quello di non avere contrastato in tutti i modi possibili la fake news ormai radicata a livello mondiale per cui il nostro Paese è stato l’epicentro della diffusione. In realtà non è stato per niente così perché più semplicemente il virus è arrivato dalla Cina prima da noi e solo dopo qualche giorno anche dagli altri. Però oggi noi siamo visti come una sorta di Chernobyl biologica e questo lo pagheremo per tanto tempo considerato che inciderà in maniera pesante sui nostri prodotti “made in italy”.

Come giudica l’atteggiamento della Unione Europea?
L’unione europea già prima si mostrava sofferente ed adesso è ad un bivio: il virus può distruggere il progetto europeo oppure offrire l’incentivo per un colpo di reni. Intanto ritengo positivo che si sia compreso come oggi la rigidità dei vincoli del Patto di Stabilità non ha oggi alcuna ragione di essere seguita. Poi deve essere chiaro a tutti che la Unione non può sopravvivere senza una rete di mutuo supporto più solida di quella che abbiamo. Basta insomma con le contrapposizioni tra Paesi del Nord e Paesi del Sud: bisogna finalmente accettare redistribuzioni di reddito e risposte coordinate e comuni con una equa ripartizione dei costi. Così forse ci convinceremo che stare nella Unione Europea non comporta solo vincoli “lacrime e sangue” ma anche qualche vantaggio. Insomma questa crisi rappresenta anche una opportunità per rivalutare i rapporti europei perché sino ad oggi obiettivamente “la unione non ha fatto la forza…”

Ed invece come giudica la politica di Trump passato dal negazionismo al riconoscimento della emergenza ed ora sulla linea del “riapriamo tutto subito”?
Bisogna comprendere le ragioni della politica statunitense sino in fondo. Siamo nel bel mezzo di una crisi che è sanitaria ma che potrebbe avere conseguenze geopolitiche ed andare ad intaccare le certezze del capitalismo. Dopo la seconda guerra mondiale il modello americano si è diffuso nel mondo non solo in termini di predominio commerciale e politico ma anche più in generale c’è stata l’affermazione di un modello socio-economico di stampo appunto statunitense. Io sono convinto che anche dopo questa che molti definiscono una “terza guerra mondiale” gli Stati Uniti si riaffermeranno ancora come nazione guida a prescindere dalle apparenti chiusure dettate dal principio dell’”America First”: e questo è ciò che tutti noi italiani dovremmo augurarci visti i nostri strettissimi rapporti di amicizia con gli statunitensi. Sarebbe facile dire adesso che la pandemia da corona virus è un esempio di globalizzazione cattiva che ci deve far riflettere per cambiare il nostro modello di politica economica…ma la verità è che sino ad oggi il capitalismo a trazione statunitense ha funzionato benissimo facendo integrare il mondo intero e si è fatto trovare impreparato solo sul piano sanitario per quanto importantissimo.

Una ultima curiosità: come passa le sue giornate?
Lavoro al computer, ordino tante cose arretrate, mi alleno in terrazzo. Voglio essere pronto per poi ripartire alla grande quando tutto questo finirà. Tutti dobbiamo ripartire alla grande. Il nostro Paese nella sua interezza ripartirà alla grande e riprenderà a produrre, a costruire, a inventare ed insegnare.