La conoscenza tra insegnamento e apprendimento

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Disuguaglianze di ricchezza, reddito e sociali si accompagnano a divari cognitivi. Diverse sono le condizioni sottostanti all’assimilazione e alla creazione di conoscenza. L’ampliamento e l’approfondimento della conoscenza avviene nei due campi dell’insegnamento e dell’apprendimento. Quando è in corso una rivoluzione cognitiva, la coperta della conoscenza è più corta per coloro che corrono nel primo campo dove gli allenatori sono i maestri del passato.

Nel Settecento, il secolo della svolta culturale impressa dalla rivoluzione scientifica, l’apprendimento è un filo sottile che lega Benjamin Franklin (1706-1790) e Adam Smith. Lo scienziato e politico statunitense caldeggiava l’apprendimento conversando per cambiare insieme, la persona che “presenta uno studio suo proprio su un soggetto di sua scelta” e coloro che lo ascoltano. L’economista e filosofo scozzese denunciava nel libro V, (Capitolo 1, Parte III) della Ricchezza delle nazioni il tradimento dei chierici perpetrato dai professori che venivano meno alla loro missione di insegnare perché impegnati a coltivare interessi di bottega. Se gli affari privati scalzano il loro dovere di insegnanti, l’apprendimento è addirittura fuori dal pensiero per gli impegni aggiuntivi che esso comporta. Secoli dopo, sull’apprendimento che è fonte di ragionamento insisteva Mahatma Gandhi (1869-1948) negli anni venti del Novecento, accusando l’insegnamento impartito nelle scuole indiane dal governo inglese con l’intenzione di istruire gli indiani per svolgere lavori impiegatizi e di interpretariato. Il famoso pensatore e attivista politico così argomentava nel numero dell’1 giugno 1921 del settimanale Young India: “La cosa peggiore che possa accadere ai ragazzi a scuola è dover rendere cieca obbedienza a tutto ciò che dice l’insegnante. Al contrario, se i docenti devono stimolare la facoltà di ragionamento dei ragazzi e delle ragazze sotto la loro tutela, accerterebbero con perseveranza il loro modo di ragionare e li farebbero pensare con la loro testa…”.

 

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