Proposta: immigrati nell’Albergo dei Poveri

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Quello che sta accadendo attorno alla tragedia dei migranti ha dell’incredibile: per l’Europa, per l’Italia e, naturalmente, per il destino di migliaia di persone, di donne ed uomini, che fuggono dalla fame, dalle guerre, dalle persecuzioni. Se l’Europa con i suoi celebrati statisti, a cominciare da Angela Merkel, impegnasse per questa tragedia epocale lo stesso tempo e la stessa energia che sta profondendo attorno al debito della Grecia, sono certo che avremmo fatto passi avanti giganteschi verso la sua soluzione. A tal proposito, dopo avere elargito milioni a tasso zero, senza vincolo alcuno di destinazione, alle banche, che ne hanno fatto un uso più speculativo che produttivo per aiutare gli investimenti e la crescita, ora pare che FMI e BCE, se la Grecia non paga il suo debito alla scadenza, non ce la fanno a… comprarsi il pane! Gli usurai fanno la stessa cosa! Tornando al tema: è chiaro che l’Europa dopo aver rinviato la attribuzione cogente delle quote di migranti che ciascun Paese dovrebbe accogliere, chiaramente ha deciso che il problema è solo italiano. Se questo è vero, significa che non c’è più Europa, non c’è più quella Entità, che i Padri Fondatori avevano sognato prima e costruito dopo, secondo principi di civiltà, di solidarietà, di pace, di libertà dal bisogno, di eguaglianza, di giustizia sociale. Ma questo significa anche che non c’è più il PSE, che di questi Valori dovrebbe essere il primo assertore e sostenitore. E significa anche che l’ingresso, questo sì un vero successo di Renzi, del PD nel PSE non ha determinato alcuna svolta: dopo l’Europa, anche il PSE non ha cambiato “verso”! Eppure quella era una linea ben tracciata dai grandi del Socialismo Europeo, da Brandt a Mitterand, da Craxi a Schroeder, fino al primo Blair. Senza un forte argine ideale alle derive populiste, agli egoismi nazionali, e, da noi, anche regionali, ci avvieremo verso un nuovo razzismo, che, proprio l’Europa ne sa qualcosa, è alla base di ogni violenza, fino a tragiche guerre. E poi: non si tratta solo di salvare dei naufraghi ed ospitarli nei centri di accoglienza, ormai sempre più insufficienti, quanto di “organizzare” la vita futura di queste persone, favorendone la integrazione con la nostra gente, anche al fine di dare nuova linfa al nostro tessuto, che prolifica sempre meno ed è sempre più vecchio. Come è accaduto per altre Comunità, che pure all’inizio avevano ostacolato i flussi migratori, alla fine la “gente nuova” è diventata occasione di arricchimento per quei tessuti sociali. Oltre ad intervenire nei “luoghi” di origine, la missione di una Europa, degna di questo nome, deve essere proprio questa: “costruire”, favorire la integrazione con la nostra gente, le nostre strutture sociali, mettendo a disposizione scuola e saperi per alimentare energie fresche, immettendole nel nostro circuito sociale e produttivo. Altro che baloccarsi in slogan violenti, alla ricerca, anche in Europa, di qualche voto in più! Su questa strada ci vorrebbero dei leader degni di questo nome, degli statisti che costruiscano un futuro di speranza: non ci sono! Non solo in Italia! E se ce ne era qualcuno, come Romano Prodi, è stato brutalmente messo da parte, perfino quando si trattava di risolvere il problema della Libia, malamente creato dalla miopia di Sarkozy e della stessa America, con la balbettante acquiescenza del fu Cavaliere. La stessa America, così attenta alle questioni militari, di cui, anche, nella storia, a troppi interventi, non sempre dalla parte giusta, dal Vietnam all’Iraq, su questo tema, a differenza di quanto fa per la questione Ucraina, si disinteressa totalmente, girando lo sguardo dall’altra parte. Sul campo, meglio nel mare, non solo troppi morti, non solo troppe lacrime ipocrite, ma anche troppe macerie politiche, istituzionali, sociali, civili e perfino culturali. Ci resta la voce di Papa Francesco, ormai sempre più flebile, fino a farsi impotente. Che tristezza, che futuro buio e pericoloso!

Il governo, le istituzioni si dibattono alla ricerca di siti dove ospitare folle sempre più numerose di migranti. Meraviglia che a Napoli nessuno abbia pensato all’Albergo dei Poveri, che era nato, se non erro, proprio per finalità analoghe. Senza dimenticare che i poveri “nostrani” la notte affollano le stazioni, la Galleria Umberto ed ogni sito che possa dare loro un minimo di ricovero, anche nelle forme più avventurose: su di un cartone o su di un pagliericcio. Mentre Papa Francesco fa allestire docce e bagni per questi poveri ed ora apre anche il Vaticano per assicurare un minimo di posti letto, qui, se sono bene informato, nessuno ha pensato all’Albergo dei Poveri per i “nostri” poveri e per i migranti. Sarebbe anche l’occasione, perché le risorse non dovrebbero mancare, per recuperare appieno tutti gli enormi spazi e dare loro la giusta destinazione, compresa quella più squisitamente culturale. Ci pensi il Sindaco, che si era trastullato sulla idea del “parco dell’amore”, senza riuscire poi a realizzarlo, ci pensi il Cardinale Sepe, sempre attento ed operoso a dare risposte ai bisogni crescenti, di cui la “Casa di Tonia” è la testimonianza più evidente! E Napoli sia Capitale di solidarietà, di generosità, di accoglienza e non solo di violenza, di cui ad una criminalità organizzata sempre più proterva e minacciosa.