Il sogno di Piera: recuperare il Vomero

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A cura di Ermanno Corsi

Isolati casolari, masserie e sparse ville punteggiavano la vasta area, mentre più fitti agglomerati costituivano i villaggi del vomero, Case puntellate, Antignano, Arenella e due porte… Così Giancarlo Alisio scriveva nel 1987. il prestigioso storico dell’urbanistica dava subito l’idea dei cambiamenti che avevano caratterizzato “la città nella città”, anticipando le trasformazioni che sarebbero intervenute negli anni successivi. prima, la collina del vomero si stagliava in tutta la sua imponenza,nell’arco del golfo,con la fascia di verde intenso che la circondava fino alla Certosa di San Martino; dopo, l’ibridazione a tratti sconcertante con un’edilizia che più invasiva non poteva essere, priva di riguardi per la qualità della vita. in sostanza, la “città di sotto”, napoli, ha finito con l’invadere “la città di sopra” togliendole respiro e alterandone l’identità. Senza “felliniani” e rinunciatari abbandoni nostalgici al “come eravamo”, ma con lo spirito di chi pensa che si può reagire all’incalzante degrado, non manca oggi, al vomero, la volontà di percorrere la strada della “discontinuità”: necessaria per delineare prospettive nuove e per non disperdere valori che storicamente appartengono alla collina alta fino a raggiungere i trecento metri. È la strada dell’aggregazione sociale che aggancia i problemi propri del nostro tempo, che consente di condividere momenti formativi “in un clima sereno e gioioso”. Criterio-guida è il passato che guarda al futuro. un impegno che ha una strada, via Luca Giordano, e una denominazione, il Clubino. A chi lo presiede, Piera Salerno, la domanda: perché questo diminutivo, forse per non apparire troppo ambiziosi o velleitari? voce dal tono misurato e sorriso simpatizzante: “Si è voluto dare subito l’idea di una struttura a misura d’uomo, non una mega-struttura che non crea comunità e spesso è causa di nuove separatezze”. più piccoli, invece, per essere più uniti? “da tempo avvertivamo la necessità di creare rapporti nuovi e selezionati, di avere un punto di riferimento per sentirsi attivamente partecipi, per combattere la solitudine con periodici e programmati incontri”. dal 2009 più di 150 manifestazioni con piera Salerno che si avvale di un nucleo promotore e della collaborazione della figlia Francesca Saveria e di Claudia D’Eustacchio. Ampio il ventaglio delle attività: da quelle culturali e fisiche ai laboratori di lingua e scrittura alle esercitazioni teatrali. “i miei amici cerco di coccolarmeli”, dice col suo viso affabile la presidente. Ogni volta una presenza media di oltre 50 persone (“mentre di giorno il transito non è quantificabile”). un intreccio di cultura, gioco e sport, libri ed enogastronomia, saperi e sapori. “importante è che siano sempre protagoniste le eccellenze di napoli e della Campania”. Le idee, da sole, farebbero poca strada se non fossero sostenute da volontà e capacità progettuale. Requisiti insiti in piera Salerno che nasce al vomero di vico Acitillo e che alla sua città-quartiere si sente molto legata. Qui tutta la sua prima formazione scolastica fino al liceo Sannazaro. Al momento di scegliere la facoltà universitaria, alla Federico ii, un confronto dialettico con il padre Franco (al liceo umberto aveva avuto compagno il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e che poi si era laureato in ingegneria navale). piera, dotata di una mente scientifica, vorrebbe fare Matematica o ingegneria. Si iscrive invece ad economia e Commercio. Conseguita la laurea, lavora per alcuni anni in uno studio tutto suo. poi fa una scelta di campo molto qualificante: decide di essere madre a tempo pieno (“ho giocato con le mie due figlie, quando erano piccole, come con due sorelline”). Ora Claudia è avvocato marittimista e Francesca Saveria giornalista pubblicista dopo il percorso che, al Suor Orsola Benincasa, l’ha portata ai Beni culturali. Ma piera non si ferma. È donna “d’azione continua”. intorno a lei il vomero perde identità in una mescolanza confusa di valori,attività, peso e livelli sociali. il commercio avanza intrecciando eleganza con usa e getta. Al dinamismo di facciata non corrisponde la crescita culturale. “Si può parlare di una desertificazione” sottolinea la presidente del Clubino. progressivamente vengono meno punti qualificanti (Fnac, Guida, Loffredo) ma anche cinema storici (Ariston, Arcobaleno). Appiattimento e omologazione sono dati oggettivi ben visibili. e questo proprio mentre migliorano i collegamenti fra la “mitica” collina e la metropoli di cui essa diventa parte integrante ma dalla quale cerca in tutti i modi di tenere le distanze. negli ultimi anni si può salire e scendere più agevolmente con le tre funicolari (Chiaia, Montesanto, Centrale di piazza Fuga), la tangenziale, i due metrò, gli autobus, alcune scale mobili. Ma quella che ha poca “mobilità” è la cultura intesa come aggregazione sociale e acquisizione di conoscenza. il Clubino nasce come contributo a riempire un vuoto. La casa dei nonni di piera (“erano qui dal 1930 e li ho amati come genitori”) si presta ad esserne la sede. in funzione di “galeotto” l’amore del bridge, passione che piera ha dai 18 anni e alla quale si è dedicata come agonista e come docente al liceo Genovesi. Questo “gioco con le carte”, molto simile agli scacchi, richiede strategia ed esercizio logico, tiene sveglia e lucida la mente. A via Luca Giordano 73 si parte dal bridge e si imboccano subito altre strade: idea ispiratrice “un villaggio turistico in cui ci fosse attrazione, qualcosa che lo facesse vivere in ogni momento del giorno”. Sportiva a tutto campo, dalla ginnastica artistica -passando per atletica leggera, tennis, windsurf e sci – piera arriva felicemente al nuoto. Ma ora, da sei anni, il nuoto meno facile è quello nelle metaforiche “acque” del vomero, spesso “agitate”. È vero che positivi cambiamenti non sono mancati (le isole pedonali,pur circondate da una ragnatela di palazzi, hanno ridato respiro e umanizzato luoghi emblematici come via Luca Giordano, via Scarlatti,piazza vanvitelli). tuttavia la vita sociale non è, in media, qualitativamente soddisfacente. Lo stesso miglioramento dei trasporti pubblici ha determinato situazioni di invivibilità collettiva, con afflussi incontrollati, accumulo di rifiuti, concentrazione di smog, presenza eccessiva di venditori ambulanti, aggressive baby gang (“per quanto è bello passeggiare la mattina presto, tanto è sconsigliabile farlo la sera del sabato; in genere, nei weekend è meglio starsene in casa”). ecco allora che il Clubino svolge un ruolo di alternativa. i risultati hanno reso necessaria la seconda sede. A via Luca Giordano la casa-madre e il salotto culturale; a vico Acitillo le attività e le discipline olistiche: yoga, scrittura umoristica con Pino Imperatore ed Edgardo Bellini, campione italiano di giochi di parole. nella fervida mente di piera Salerno altre idee stanno tuttavia già prendendo corpo nella convinzione che il vomero può recuperare la bella identità che aveva.