Il terzo Risorgimento Cananzi contro i dogmi

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La dottrina sociale della Chiesa deve essere patrimonio culturale e morale dei giovani e degli adulti, deve guidare i loro pensieri e gesti verso scelte concrete di libertà e giustizia: questo è il principio ispiratore del libro “Riflessioni di un cristiano. Chiesa e mondo a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II” del giurista e politico Raffaele Cananzi. L’autore, presidente dell’Azione Cattolica italiana dal 1986 al 1992, ripercorre le tappe di consolidamento dello Stato italiano dall’Unità a oggi e i difficili rapporti tra Stato e Chiesa all’indomani del Risorgimento. Fa avvertire l’aria cupa del Concilio Vaticano I e l’atmosfera di apertura, intervenuta con il Concilio Vaticano II, voluto da Papa Giovanni XXIII e annunciato tra tante resistenze nella notte di Natale del 1961 come una sorta di rievocazione della reincarnazione. Un Concilio nato non per condannare l’uomo, la grande passione di Dio e della Chiesa, ma per riprendere un colloquium con il mondo contemporaneo, penetrarne il suo sentire. Enzo Bianchi nei giorni scorsi ha esclamato: “Omnia sunt communia”, ricordando il concetto di bene comune e l’urgenza di giustizia ed equità, presenti già nella Gaudium et Spes che concluse i lavori del Concilio. Cananzi, richiamandosi ad Aldo Moro, che nel lontano 1947, descriveva la politica come la delicata tessitura di azioni pubbliche e private volte alla realizzazione del bene comune, propone di superare gli attuali dogmi economici che favoriscono i ricchi e aumentano l’ingiustizia sociale con adeguate misure di crescita che consentano di ritrovare autentici legami sociali e si traducano in effettiva responsabilità dell’uno verso l’altro. Non solo la crisi attuale ci ha messi in ginocchio ma, come ha affermato Mattarella, “la corruzione è divenuto un fenomeno diffuso”, con “una concezione rapinatoria della vita”. Tale “mentalità di corruzione pubblica e privata sottrae ai giovani ogni speranza sul loro futuro” ha ribadito papa Bergoglio che rimprovera alla politica attuale l’incapacità di tradurre i valori in proposte programmatiche, come fecero Sturzo, De Gasperi, Dossetti e Bachelet. Di fronte alla crisi etica che investe i cittadini, Cananzi invoca un “Terzo Risorgimento” in grado di rigenerare a una cittadinanza democratica. Una palingenesi della società che abbia come riferimento la Costituzione e comporti l’impegno civico, l’onestà di vita in famiglia e al lavoro. Consapevole dell’attuale povertà e illegalità del Sud, Cananzi, da buon meridionalista, ritiene che la Chiesa napoletana debba ribadire la natura nazionale ed europea della questione meridionale e incentivare azioni caritative.