Tre geni tra realtà e finzione

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Non solo l’arte, ma anche la scienza si muove continuamente sul ciglio che separa il vero dal falso. A dimostrarlo uno scenografo, uno sviluppatore di realtà virtuale e uno scienziato delle misure impegnato al Cern nell’ambito del quarto appuntamento del ciclo “Arte& Impresa. Innovatori a Palazzo” andato in scena mercoledì scorso 20 maggio presso il Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Un formato insolito quello ideato dalla Fondazione Premio Napoli in collaborazione con Kogito, neonata impresa partenopea di comunicazione e cultura digitale. Ad animarlo per Realtà e Finzione sono stati Pasquale Arpaia, docente di Strumentazione Elettronica di Misura (Federico II) e associato di progetto “Lhc” presso il Cern di Ginevra, Giovanni Caturano, fondatore e presidente di SpinVector, software house sannita specializzata nello sviluppo di videogiochi e ambienti immersivi in 3D e lo scenografo Renato Lori, docente di Scenografia presso Accademia di Belle Arti di Napoli. Se per chi produce realtà virtuale e per chi allestisce luoghi dell’immaginario lavorare sul confine tra vero e falso è, per così dire, pane quotidiano, è per molti versi spiazzante sentire uno scienziato discernere sull’impossibilità di stabilire cosa sia reale e cosa non lo sia. Uno scienziato che per di più ha contribuito al tuning dell’acceleratore che ha portato alla scoperta della “particella di Dio”. “La base della scienza è nell’esperimento – spiega Arpaia – eppure pochi considerano che, connessa al processo di produzione della misura, e quindi sotteso alla fruizione dell’esperimento a livello scientifico e tecnologico, è insita l’incertezza. Si giunge infatti in metrologia al paradosso concettuale che per pensare correttamente il reale si usa uno strumento di misura il cui funzionamento è intrinsecamente affetto da incertezza. Come dire, senza occhiali non vedo nulla, ma con essi introduco una distorsione nella visione”. “Nei videogiochi, più che in ogni altro tipo di software – rincalza Caturano – l’arte e la tecnologia si parlano, si compenetrano e si confondono. È sempre più importante utilizzare questo stesso approccio in ogni ambito imprenditoriale: perché proprio dalla contaminazione di bellezza e sostanza che possono nascere nuovi percorsi sia per gli artisti sia per gli imprenditori, due categorie che a certi livelli stanno più nelle nostre teste che nella realtà”.