Bioraffinerie in Campania
prove di sostenibilità

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Creare filiere agro-industriali per prodotti bio che forniscono anche l’energia necessaria ai processi di lavorazione. È l’obiettivo del progetto di ricerca Enerbiochem, partito a gennaio 2012, coordinato da Creare filiere agro-industriali per prodotti bio che forniscono anche l’energia necessaria ai processi di lavorazione. È l’obiettivo del progetto di ricerca Enerbiochem, partito a gennaio 2012, coordinato da Novamont, finanziato dal Miur e che coinvolge altri 7 partner tra realtà industriali (Biochemtex, Co.ma.p. Sud, Lirsa e Sisac) e del mondo della ricerca (Federico II, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Consorzio Interuniversitario Reattività Chimica e Catalisi), provenienti da cinque diverse regioni italiane (Campania, Puglia, Sicilia, Umbria e Piemonte). Gli studi in corso sulle due filiere agroindustriali da biomasse oleaginose e da biomasse lignocellulosiche, hanno dimostrato che in Campania esistono possibilità di realizzare filiere agroindustriali integrate rispettose degli ecosistemi, “che puntino alla rigenerazione economica e sociale del territorio e diano un forte impulso alle capacità competitive e di innovazione locali“, spiega Maria Dani, responsabile del centro ricerche per lo sviluppo di biotecnologie industriali Novamont a Piana di Monte Verna. In Campania è possibile, secondo Massimo Fragnano, docente del dipartimento di Agraria della Federico II, lo sviluppo di una bioraffineria, utilizzando la disponibilità non solo dei suoli inquinati, pari a circa il 2% delle superfici disponibili, ma anche di quelli salinizzati e a rischio erosione, dove la canna comune attecchisce, nonché quelli marginali collinari dove girasole, cardo da olio e molte specie forestali si sono adattati, ed è stimato si possa garantire una produzione di 100mila tonnellate di biomassa. Il progetto ha anche reso possibile l’esperienza di formazione multidisciplinare per usufruire 10 giovani ricercatori e tecnici di laboratorio, con l’obiettivo di acquisire competenze tecniche ma anche gestionali nei diversi comparti della bioeconomia: dall’agronomia ai biomateriali alle biotecnologie.